IL CASO.
Anche coloro che si sono recati al pronto soccorso non intendono sporgere
querela per l'aggressione subita domenica sera alla sagra di Santissima
Trinità. «Non ne vale la pena, tanto poi i responsabili non pagano» è il
commento di una delle vittime Condanne unanimi dai politici.
VICENZA. Nessuno ha sporto denuncia contro i nomadi dopo
l'assalto alla sagra di Ss. Trinità. Condanna unanime dalle forze politiche, ma
divisione sulle responsabilità di chi amministra il territorio. Una decina di
persone in pronto soccorso dopo i 15 minuti di follia sul sagrato della chiesa di
Ss. Trinità e alla stazione dei carabinieri di Schio nessuno ha presentato una
querela. Paura di ritorsioni o disillusione sul fatto che i colpevoli saranno
puniti? Una sola persona è stata denunciata a piede libero su iniziativa dei
carabninieri. Intanto i partiti si dividono. Da una parte c'è chi ritiene
questo fatto l'ennesimo esempio delle politiche fallimentari adottate in questi
anni. Dall'altra chi lo vede come un episodio deprecabile in sé, ma che non
mette in discussione il percorso intrapreso finora. E punta invece il dito
contro chi ha dato da bere ai nomadi. «NON DENUNCIO». Sembra strano che dopo un
evento di tale gravità come quello di domenica nessuno si sia presentato ai
carabinieri per segnalare gli aggressori. «Non ne vale la pena, purtroppo» ha
osservato amaramente G. A., che ha visto picchiati la moglie, il genero e la
figlia, neo mamma, che teneva in braccio il suo nipotino di 8 mesi. «Sono
infuriato, ma nessuno della mia famiglia ha denunciato l'aggressione - spiega
-, tanto i responsabili poi non pagano». Anche altri riflettevano sul caso di
fare denuncia, ma alla fine, evidentemente, ci hanno ripensato. Ci si tiene i
lividi in silenzio. Uno dei protagonisti dei disordini è stato identificato. È
G. H., 21 anni, già noto alle forze dell'ordine. È stato “ricondotto alla
ragione” dagli uomini del capitano Gardin e segnalato per ubriachezza. Ma senza
un'azione diretta delle parte offese, poichè le lesioni non superano i 20
giorni, i militari hanno le mani legate. LA POLITICA. «Le politiche di
integrazione non c'entrano - dichiara Alessandro Pozzan segretario del circolo
Pd cittadino - Agli ubriachi molesti bisogna smettere di dare bere e chiamare
la forza pubblica prima dell'irreparabile. Nessun buonismo per le carovane, ma
ricerca di soluzioni condivise tra Comuni».
di Elia Cucovaz (GdV)
Per forza nessuno denuncia è come essere in Sicilia.. i nomadi agiscono indisturbati e chi parla passa subito dalla parte del torto.. è un razzista! Che schifo...
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