Cita dati
fuorvianti sulle richieste d'asilo, sbandiera i fondi elargiti (coi nostri
soldi) e poi conclude: "Arrangiatevi".
A legger
l'intervista di ieri al Corriere della Sera di Cecilia Malmstrom vien da
chiedersi «ci è?» o «ci fa?». O meglio la Commissaria agli affari interni
dell'Unione Europea cerca scientemente di fregarci o proprio non c'arriva?
L'attenuante
dell'incapacità d'intendere e volere mal s'adatta però a una signora che
mastica pane e politica da quand'era ventenne, comunica in sette lingue, tra
cui l'italiano, e sbriga questioni europee da un ventennio. Dunque c'è da
propendere per il dolo. Un dolo sfrontato e palese, reiterato in almeno in tre
passaggi dell'intervista. Un dolo rimodulato solo quando il ministro
dell'interno Angelino Alfano la costringe a rimangiarsi le proprie
dichiarazioni ribadendo con determinazione l'indisponibilità italiana ad
«accettare compromessi al ribasso» nel corso del Consiglio europeo al via
domani a Bruxelles. Dichiarazioni ribadite anche da Letta che all'Ue ha chiesto
«atti immediati», a cui la commissaria ha replicato con un vago: «Noto una
convergenza tra le proposte italiane e quelle di Bruxelles». Purtroppo per
Cecilia però verba volant e scripta manent.
Partiamo dunque dalla risposta in cui ci rimprovera la cattiva gestione dei
fondi per 614 milioni di euro assegnatici dalla Ue per gestire i flussi
migratori e i confini. Quei soldi, al contrario di quel che insinua Cecilia,
l'Italia non li ruba e non li elemosina. Sono in gran parte soldi nostri visto
che anche nel 2011, all'apice della crisi, il Belpaese ha versato nelle casse
dell'unione 16, 1 miliardi di euro, aggiudicandosi il titolo di principale
contribuente netto. O meglio di grande Pantalone costretto a pagare in cambio
di poco o nulla visto che la differenza tra il pagato e il ricevuto è nel 2011
di ben sei miliardi.
Problemucci che la Svezia di Cecilia, così fraterna con gli immigrati, manco si
sogna potendosi permettere il lusso di versare all'Europa sei volte meno. Prima
di rimproverarci la gestione dei soldi - restituitici dall'Europa in cambio di
una bella cresta - la maestrina Malmstrom dovrebbe dunque controllare chi paga
il suo stipendio. E farci capire chi finanzia la sua malafede. A legger l'
intervista l'Italia non dovrebbe manco permettersi di chiedere al Consiglio
Europeo la revisione delle regole che c'impediscono di ridistribuire i profughi
negli altri paesi membri.
A sentir lei dovremmo tenerci tutti i disgraziati ripescati nel sud del
Mediterraneo. Anche se nel frattempo i muri eretti in Grecia e progettati in
Bulgaria trasformano il Mediterraneo nell'unica porta d'accesso al vecchio
continente. Anche se le nostre navi sono le uniche a salvare le vittime degli
«orribili eventi» che tanto turbano la sensibile Cecilia. E il nostro governo è
l'unico ad aver pronta una missione ad hoc per salvarle.
Ma a Cecilia poco importa perché nel suo mazzo c'è un asso per ogni plagio. Per
condannarci ad ultima spiaggia paragona le sole 15.700 richieste d'asilo
ricevute nel 2012 con le 75mila della Germania, le 60mila della Francia e le
44mila della Svezia. Peccato che solo un anno prima l'Italia ne abbia ricevute
37.350 posizionandosi al quarto posto dopo Stati Uniti (99400), Francia (51.900
e Germania(45.700).
Ma l'evidenza della malafede del Commissario Malmstrom emerge dall'esame dei
dati Eurostat del secondo trimestre 2013. In quel periodo la Germania ha
respinto il 61% delle 15.455 richieste concedendo 10.350 asili e bloccandone
5.105. La Francia ha respinto l'81% delle 14.955 richieste. La Svezia ne ha
negato il 51% su 11.610.
L'Italia ha invece concluso 6.820 istruttorie accogliendone 3.685 con una
percentuale positiva del 54%, ben superiore cioè al 49% di pareri favorevoli
emessi nella generosa terra natale della signora Malmstrom. Una che se fosse
nata a Napoli avrebbero già ribattezzato Cecilia u' mariuol.
di Gian Micalessin (Giornale)
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