«In Egitto, Arabia e Qatar
gli imam affermano di voler costruire una moschea a San Pietro. Quando parlano con gli occidentali negano tutto»
«Le moschee sono fatte per
conquistare la terra in nome dell’Islam e perpetrare la guerra santa contro gli
infedeli, ma l’Occidente non lo vuole capire». Parole di Ashraf Ramelah,
fondatore e presidente dell’associazione costituita in Italia e negli Usa
“La Voce dei Copti” (www.voiceofthecopts.org), che dal 2007 si occupa di
diffondere informazione sull’oppressione della comunità copta d’Egitto,
proteggerne il diritto alla propria religione e alla propria identità.
Affermazioni, quelle di Ramelah, che devono far riflettere in questi giorni in
cui le cronache riferiscono delle pressanti richieste che le comunità islamiche
in Italia stanno facendo su istituzioni e tribunali, per costruire nuovi luoghi
di culto nelle nostre città, come Brescia, Milano e Lecco.
«Quello che la maggioranza degli occidentali non capisce è che edificare una
moschea non è come costruire una chiesa - spiega Ramelah, egiziano residente a
New York con un dottorato in architettura conseguito all’Università La Sapienza
di Roma e una carriera internazionale che non ha fermato la sua battaglia per i
diritti dei copti -. La moschea non è un luogo di preghiera come la chiesa
cristiana ma è un’area creata allo scopo di marcare, conquistare un territorio
in nome dell’Islam, che mira a espandersi fino alla costituzione di un
Califfato mondiale. Le moschee sono fatte per diffondere l’integralismo
islamico. Lo insegna la Storia, ma la cultura occidentale sembra non volerlo
vedere».
A cosa ritiene sia dovuto questo “annebbiamento della vista” occidentale?
«Da un lato è dovuto alla vostra cultura, basata su democrazia e diritti, che
sono un patrimonio giuridico importantissimo, ma che, a volte, porta a una
sorta di eccesso di “garantismo”, che può essere rischioso; dall’altro pesa il
“doppiogioco” di tanti imam che in arabo dicono ai propri fedeli una cosa e poi
dialogando con gli occidentali, nella lingua locale, affermano l’opposto. Gli
islamici si dicono moderati di fronte agli occidentali, poi predicano
l’estremismo e la jihad, vi ingannano. Nel Corano Maometto ammette le bugie in
tre casi: nella circostanza in cui la menzogna sia detta alla propria moglie,
quando ci sia una lite tra due amici e sul campo di battaglia. Per gli islamici
noi siamo infedeli e la guerra santa contro i cristiani è in corso, quindi loro
ci ingannano, per sottometterci».
Non esiste, quindi, un Islam moderato?
«Nel Corano è scritto: “Uccidete gli infedeli”. E annientare o convertire i non
islamici è quello che intendono fare, perché lo dice il loro libro sacro,
unica fonte di legge per ogni loro azione».
In Italia la Lega Nord si batte per una legge che regolamenti in maniera
ferrea la creazione di luoghi di culto islamici, richiedendo, fra le altre
cose, un “registro per gli imam”, bilanci trasparenti e l’obbligo di un
referendum per consultare la popolazione locale. Cosa ne pensa?
«Nel 2002 ero a Roma e ricordo che una sera, camminando nei pressi della Grande
moschea, vidi davanti ad essa alcuni cittadini non italiani armati in maniera
illegale. Mi dissero che le armi servivano a proteggere la loro moschea. Mi
domandai come fosse possibile che quelle persone, dopo che le autorità italiane
avevano concesso loro un luogo di culto, non esitassero a trasgredire le
leggi del vostro Stato e fossero pronti alla violenza. Ripeto: la realtà è che
coloro che affermano di voler creare luoghi di culto islamici pacifici vi
ingannano. Basta ascoltare i sermoni degli imam in Egitto, Qatar e
Arabia Saudita nei quali si afferma esplicitamente che a San Pietro, il cuore
della cristianità, vogliono costruire una moschea. Lo dicono in arabo, poi,
quando parlano con gli occidentali negano tutto. La libertà di culto va
rispettata ma bisogna essere coscienti di questa realtà. Riguardo alla
costruzione delle moschee sul vostro territorio, penso che le autorità italiane
debbano poter verificare chiaramente quello che accade all’interno di questi
luoghi, a partire dai messaggi che gli imam diffondono con i loro sermoni».
La sua esperienza di cristiano copto in Egitto può servire a far capire le
difficoltà di convivenza tra Islam e cristianesimo …
«La minoranza copta in Egitto vive nel mirino dei gruppi islamici estremisti
affiliati ai Fratelli Musulmani. Nell’esplosione di violenza di metà agosto più
di ottanta chiese sono state incendiate, insieme a scuole, case e attività
commerciali. È tristemente nota alle cronache la strage che fu compiuta nella
notte di Capodanno del 2011 ad Alessandria d’Egitto dove un’autobomba di
scagliò contro una chiesa copta provocando 21 morti. Qui a New York, dove vivo,
è in cantiere il progetto di costruzione di una moschea dove prima sorgevano le
due Torri Gemelle, colpite negli attentati dell’11 settembre 2001. Per me è
inconcepibile, è come dare un premio all’assassino sul luogo del delitto.
Questa mentalità non costruisce niente, l’Occidente apra gli occhi».
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