A Cinisello Balsamo Lega furibonda contro una sentenza
per cui la preghiera dei fedeli nei capannoni non è una "moschea
abusiva"
Un edificio
che ospita decine di fedeli musulmani per la preghiera del venerdì non
diventa ipso facto una moschea e per questo non viola la legge
sui luoghi di culto, indipendentemente dagli aspetti legati all'urbanistica.
Anche se il
tutto avviene nei capannoni della zona industriale.
A stabilirlo
è una sentenza del Tar con cui viene accolto il ricorso delle Comunità
islamiche milanesi contro la decisione del comune di Cinisello Balsamo di
allontanare l'associazione islamica "Pace" dai locali dove viene
organizzata la preghiera del venerdì.
Si tratta di
un provvedimento, quello adottato dal Tribunale regionale, che ha suscitato le
reazioni furibonde della sezione cinisellese della Lega Nord, che si è
scagliata contro "un pronunciamento che dimostra che la giustizia non è
uguale per tutti".
"Se un
quasiasi cittadino italiano volesse adibire alla vendita diretta di prodotti un
capannone, dovrebbe per forza cambiare la destinazione d'uso pagando i dovuti
oneri al Comune - spiegano gli esponenti del Carroccio Jari Colla e Giacomo
Ghilardi - Lascia basiti che nella sentenza si legga che 'usare capannoni
industriali come luoghi di culto indipendemente dalla destinazione urbanistica'
non comporti alcuna violazione della legge."
Negli scorsi
mesi i leghisti avevano
denunciato a più riprese il sorgere, nel comune dell'hinterland
milanese, di diverse strutture classificate come "moschee abusive".
"Alcuni capannoni industriali vengono adibiti a vere e proprie moschee -
ci spiega al telefono Giacomo Ghilardi, capogruppo del Carroccio in Consiglio comunale
- Se il capannone è ad uso industriale si presuppone che venga impiegato per
uso industriale: gli islamici, invece, ci pregano dentro. Si pone, tra
l'altro, il tema della sicurezza di un grande numero di persone ospitate in
ambienti non idonei"
Reazioni di
segno opposto, naturalmente, da parte delle comunità islamiche: "Mesi fa –
spiegano dal Caim – abbiamo cercato di interloquire con il sindaco
Trezzi informandola della giurisprudenza in materia e cercando di far
comprendere come l’istituzione di un centro di cultura islamica fosse
un’opportunità per i cittadini e non un fatto da perseguire legalmente.
Constatiamo con preoccupazione la mancanza di una volontà di dialogo, e la
scelta di utilizzare le risorse pubbliche per emettere provvedimenti
illegittimi nei nostri confronti a detrimento degli interessi della città”.
di Giovanni Masini (Giornale)
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