Non c'è nessuna soddisfazione, casomai rabbia, nel constatare come oggi
anche chi ci aveva bollati per populisti, razzisti e xenofobi, deve ammettere
come i pericoli che abbiamo denunciato da anni si stiano concretando: tensioni
sociali, infiltrazioni terroristiche, incremento della criminalità,
insostenibilità e pericolosità complessiva dell'accoglienza. Anche il governo e
persino le élite radical chic lanciano allarmi, sposano linee di rigore. Il
sospetto per cui questa giravolta sia dettata dalla rincorsa al consenso e non
da un ravvedimento sul tema immigrazione è più che concreto, soprattutto dopo
aver visto uno dei grandi responsabili, il ministro Alfano, promosso dagli
Interni agli Esteri.
Il governo vuole dimostrare una inversione di rotta, ma
non è esattamente credibile, perché chi ha organizzato questo caos non può
risolverlo con una capriola. Chiediamoci chi e perché ha deciso che l'Italia
dovesse diventare il punto di arrivo dei flussi di immigrati economici. Ne ha
discusso il Parlamento? Nella primavera 2014 io, a nome del Veneto, in
Conferenza delle Regioni, mi dichiarai contrario alla prima ipotesi di quota di
immigrati da accogliere, allora stimata in 1.400 unità: con il parere della
Regione contrario sono stati inviati in Veneto almeno 30 mila soggetti, dei
quali 14 mila si sono dati alla macchia.
Quante volte il governo ha alzato,
motu proprio, i tetti massimi di immigrati da ospitare senza concordare con le
Regioni e gli Enti locali i numeri dell'accoglienza nonostante gli allarmi
sulla saturazione delle strutture lanciati persino dai prefetti? Perché si è
continuato a voler accogliere immigrati mentre gli altri Paesi del Mediterraneo
hanno abbattuto i numeri dell'accoglienza e incremento le espulsioni? Perché si
è sottostimato il rischio di infiltrazioni terroristiche nonostante gli allarmi
che giungevano dalle intelligence di paesi europei? In Italia non c'è stata
alcuna visione, si è cercato di dare risposte in fretta e furia ad uno scenario
che è stato volutamente trasformato in emergenza continua.
C'è stata una sorta
di laissez faire, laissez passer, nella speranza che diluendo i contingenti di
immigrati in poche e selezionate regioni - Lombardia e Veneto in testa non a
caso - le cose potessero passare inosservate almeno sino a quando un intervento
di polizia internazionale non avesse bloccato le fonti dei flussi stroncando il
business criminale di chi organizza le tratte dell'immigrazione. L'intervento
di polizia internazionale non c'è stato, i flussi sono continuati, lo stato
italiano ha continuato persino ad andare a prendere gli immigrati fuori dalle
acque territoriali (favore incredibile fatto agli scafisti) mentre è andato
crescendo il business dell'accoglienza.
n business che, sin dalle prime
inchiesta su Mafia Capitale, sappiamo essere più remunerativo dello stesso
traffico di droga. Una redditività accresciuta dalla mancanza di controlli e di
verifiche da parte delle Prefetture sull'uso dei fondi. Sarebbe interessante
conoscere il parere della Corte dei Conti sulla gestione così distratta di
milioni e milioni di risorse pubbliche.
Sarebbe interessante sapere chi c'è
dietro questo business, chi si è arricchito: c'è l'obbligo etico e morale di
distinguere tra chi ha prestato sinceramente e autenticamente opera di carità
solidale e chi la carità l'ha fatta a sé stesso e, forse, agli amici degli
amici e magari anche a qualche protettore politico. Infine resta la domanda a
cui bisogna dare una risposta: chi, e rispondendo a quali piani e interessi, ha
voluto, sommergere di problemi, violenza e di disoccupati un paese che di
problemi, malavita e di disoccupati ne aveva abbastanza di suo?
Roberto
Ciambetti
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