Il
commissario José Manuel Barroso ha dichiarato sicuro che l’Unione
europea non intende conferire alcun riconoscimento al referendum per l’indipendenza
del Veneto, che è stato sottoscritto nei mesi scorsi da decine di migliaia
di cittadini. Sarebbe interessante conoscere i criteri con i quali il signor
Barroso discrimina fra diverse comunità: nell’agosto dello scorso anno aveva
ritenuto legittimo il ricorso al diritto internazionale sull’indipendenza della
Catalogna e anni fa aveva prontamente riconosciuto la secessione e la
successiva proclamazione di indipendenza del Kossovo. Se ne deve dedurre
che per questo signore – e per l’istituzione che rappresenta pur senza essere
mai stato eletto – esistono comunità e popoli di serie A e di serie B, o
peggio. Se per il caso del Kossovo è piuttosto evidente l’influenza esercitata
dalle pressioni politiche americane e dall’appecoramento alle pretese
islamiche, per il caso catalano non si può che pensare a una ipocrita presa
d’atto davanti a una forte richiesta della volontà popolare e
all’impossibilità di fermare un processo storico se non con le armi
della violenza e della coercizione.
Più
complesso è il ragionamento sulla situazione veneta e sul comportamento del
Barroso che è sempre molto attento a non recare dispiacere ai suoi sodali del Bilderberg
e coerente nella sua dimestichezza con eleganti grembiulini. Si tratta di
sodalizi politici e finanziari che non amano molto la volontà popolare e che
sono sempre molto più interessati a mantenere inalterati gli assetti nelle cui
acque navigano sicuri. Sono disposti a modificare il loro affetto per la
mummificazione dei quadri esistenti solo di fronte a interessi considerati più
proficui e convenienti (Kossovo) o quando proprio non possono sperare in
diverse soluzioni (Catalogna). Le richieste venete sono evidentemente considerate
sufficientemente deboli per essere ignorate. Le firme raccolte non fanno paura
e non interessano neppure i sondaggi che evidenziano un 56% di veneti
favorevoli all’indipendenza. È gente – Barroso e sodali – che conosce solo il
valore del proprio tornaconto personale o di congrega, oppure della forza
contro cui si deve misurare. Nel nostro specifico caso, torna di stringente
attualità quanto ha sempre affermato Gianfranco Miglio circa la
necessità di tutte le comunità padane di coalizzarsi per confrontarsi con
sufficiente energia con i loro avversari. Aveva sempre detto che nessuna delle
regioni poteva da sola fare paura a Roma, figurarsi a Bruxelles. Urge una
rettifica di rotta delle forze autonomiste padano-alpine che si debbono
federare per fare pesare la forza morale, politica ed economica delle comunità
che rappresentano. Bisogna avere le spalle larghe per andarsene dall’Italia e
da questa Europa che le somiglia sempre di più.
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