Altri mille
posti per gli immigrati: come negli Usa le nostre città si popolano di fantasmi
e una ristretta élite eletta da una minoranza gestirà il potere reale.
I Prefetti eseguono ordini: non distribuiscono nel territorio e nelle nostre città uomini con mille problemi, semplicemente smaltiscono pratiche e numeri: altri mille immigrati? Mille pratiche da smaltire. Ma nei nostri Paesi arrivano mille persone, mille bocche da sfamare, mille problemi che vanno a sommarsi ad altre tante, troppe, questioni aperte. E di questi tempi, tra giovani disoccupati e sistema dell'assistenza sociale fatto esplodere dalle varie spending review che hanno sottratto capitali e risorse ai nostri Comuni, la strategia sembra sempre più chiara: riempire il Paese di disperati, disposti a lavorare anche per pochi euro.
E, intanto, una massa sempre più crescente si dà alla macchia (14 mila solo in Veneto), un po' come nella grandi metropoli statunitensi o del sudamerica, dove la maggioranza della popolazione è fatta di fantasmi che vivono nelle banlieue, periferie degradate, favelas, che come vulcani di tanto in tanto eruttano rabbia e disperazione, mentre una élite oligarchica eletta da una minoranza di elettori (vedremo i dati della disarmante disfida Clinton-Trump) gestisce il potere reale.
Periferie nel degrado e sommerse da problemi di ogni tipo che non interessano, né toccano, i salotti buoni dei radical chic e di chi detiene le leve vere del potere.
I prefetti si lanciano nella loro spasmodica ricerca di cooperative e associazioni nonché di edifici dismessi e disabitati da trasformare in ostelli e rifugi per immigrati con paradossi evidenti che lasciano stupiti: lo stato trova i soldi per affittare, tramite i professionisti dell'accoglienza, alberghi, capannoni, appartementi, ma non ha denaro alcuno per garantire l'adeguamento delle Forze dell'Ordine e ripristinare la pianta organica minima necessaria per svolgere i servizi principali, sempre più importanti non fosse altro perché all'aumentare di clandestini che vivranno di espedienti nell'anonimato, aumenta il bisogno di chi deve tutelare l'ordine pubblico. Qual è la priorità, dare accoglienza o garantire la sicurezza dei cittadini?
Avremmo in verità bisogno della presenza dello Stato davanti al rischio del terrorismo o dell'esplosione della follia. "Ariane fate schifo e vi ammazzo tutte" ha gridato un nordafricano inseguendo tre quindicenni a Marostica in pieno centro: questo è il risultato dell'accoglienza paranoica voluta dal Ministero degli Interni ed imposta da prefetti chiamati ad eseguire ordini che alimentano un business senza fine, che non s'arresta perché se l'accoglienza fosse limitata a chi giustamente chiede, con diritto e carte in regola, asilo, i lauti affari dei professionisti della solidarietà finirebbero.
Chi vuole venire legalmente in Italia deve affrontare traversie incredibili e di certo non s'affida alla malavita che gestisce a modo suo le pratiche di ingresso e viaggio verso il nostro paese con ricavi inenarrabili: chissà perché non si parla mai delle traversie di chi vorrebbe entrare legalmente in Italia per fare un lavoro onesto e non vuole finire nel tritacarne del business dell'accoglienza, chissà perché si parla troppo poco dei veri profughi.
Ora, i prefetti in Veneto devono smaltire un altro migliaio di pratiche in una Regione dove si sono superati già tutti i limiti che lo stesso governo aveva fissato infischiandosene altamente della realtà di una Regione che è la quarta in numeri assoluti e terza in percentuale in rapporto con la popolazione residente per il numero di immigrati smistati dallo stato nella fase dell'emergenza. Una Regione che ospita già oltre mezzo milione di stranieri residenti e censiti ufficialmente. Piaccia o no, per dirla con Shakespeare, c'è della logica in questa follia.
Roberto Ciambetti
I Prefetti eseguono ordini: non distribuiscono nel territorio e nelle nostre città uomini con mille problemi, semplicemente smaltiscono pratiche e numeri: altri mille immigrati? Mille pratiche da smaltire. Ma nei nostri Paesi arrivano mille persone, mille bocche da sfamare, mille problemi che vanno a sommarsi ad altre tante, troppe, questioni aperte. E di questi tempi, tra giovani disoccupati e sistema dell'assistenza sociale fatto esplodere dalle varie spending review che hanno sottratto capitali e risorse ai nostri Comuni, la strategia sembra sempre più chiara: riempire il Paese di disperati, disposti a lavorare anche per pochi euro.
E, intanto, una massa sempre più crescente si dà alla macchia (14 mila solo in Veneto), un po' come nella grandi metropoli statunitensi o del sudamerica, dove la maggioranza della popolazione è fatta di fantasmi che vivono nelle banlieue, periferie degradate, favelas, che come vulcani di tanto in tanto eruttano rabbia e disperazione, mentre una élite oligarchica eletta da una minoranza di elettori (vedremo i dati della disarmante disfida Clinton-Trump) gestisce il potere reale.
Periferie nel degrado e sommerse da problemi di ogni tipo che non interessano, né toccano, i salotti buoni dei radical chic e di chi detiene le leve vere del potere.
I prefetti si lanciano nella loro spasmodica ricerca di cooperative e associazioni nonché di edifici dismessi e disabitati da trasformare in ostelli e rifugi per immigrati con paradossi evidenti che lasciano stupiti: lo stato trova i soldi per affittare, tramite i professionisti dell'accoglienza, alberghi, capannoni, appartementi, ma non ha denaro alcuno per garantire l'adeguamento delle Forze dell'Ordine e ripristinare la pianta organica minima necessaria per svolgere i servizi principali, sempre più importanti non fosse altro perché all'aumentare di clandestini che vivranno di espedienti nell'anonimato, aumenta il bisogno di chi deve tutelare l'ordine pubblico. Qual è la priorità, dare accoglienza o garantire la sicurezza dei cittadini?
Avremmo in verità bisogno della presenza dello Stato davanti al rischio del terrorismo o dell'esplosione della follia. "Ariane fate schifo e vi ammazzo tutte" ha gridato un nordafricano inseguendo tre quindicenni a Marostica in pieno centro: questo è il risultato dell'accoglienza paranoica voluta dal Ministero degli Interni ed imposta da prefetti chiamati ad eseguire ordini che alimentano un business senza fine, che non s'arresta perché se l'accoglienza fosse limitata a chi giustamente chiede, con diritto e carte in regola, asilo, i lauti affari dei professionisti della solidarietà finirebbero.
Chi vuole venire legalmente in Italia deve affrontare traversie incredibili e di certo non s'affida alla malavita che gestisce a modo suo le pratiche di ingresso e viaggio verso il nostro paese con ricavi inenarrabili: chissà perché non si parla mai delle traversie di chi vorrebbe entrare legalmente in Italia per fare un lavoro onesto e non vuole finire nel tritacarne del business dell'accoglienza, chissà perché si parla troppo poco dei veri profughi.
Ora, i prefetti in Veneto devono smaltire un altro migliaio di pratiche in una Regione dove si sono superati già tutti i limiti che lo stesso governo aveva fissato infischiandosene altamente della realtà di una Regione che è la quarta in numeri assoluti e terza in percentuale in rapporto con la popolazione residente per il numero di immigrati smistati dallo stato nella fase dell'emergenza. Una Regione che ospita già oltre mezzo milione di stranieri residenti e censiti ufficialmente. Piaccia o no, per dirla con Shakespeare, c'è della logica in questa follia.
Roberto Ciambetti
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