VENEZIA. Niente autobotti, come avevano chiesto le mamme
No-Pfas al governatore Zaia, ma, entro dieci giorni al massimo, acqua dai
rubinetti ben al di sotto della soglia dei 90 nanogrammi, cioè intorno ai 40. È
quello che promette la Regione. Lo hanno annunciato ieri da palazzo Balbi il
direttore generale dell’Arpav, Nicola dell’Acqua, nella veste di Coordinatore
della Commissione tecnica Pfas, insieme all’assessore alla sanità, Luca Coletto,
e all’ambiente, Gianpaolo Bottacin.
ACQUA SICURA. L’obiettivo è di fornire
acqua a “zero Pfas“, ma per farlo si dovrà attendere quattro anni, il tempo
cioè di realizzare la rete alternativa di acquedotti per servire le zone
inquinate. Intanto, nei giorni scorsi, Zaia ha annunciato di voler imporre in
Veneto dei limiti per l’acqua di rubinetto che a livello internazionale non
hanno precedenti. Martedì arriverà in giunta la delibera che li renderà
esecutivi (vedi a lato). Vuol dire cioè che, diversamente dal resto d’Italia,
dove vige solo il limite indicato dall’Istituto superiore della sanità di 500
nanogrammi/litro, il Veneto ha stabilito che sia considerata acqua potabile
quella con una livello massimo di Pfoa e Pfos al di sotto dei 90 nanogrammi per
litro. Di più. Per la zona rossa il valore è ancora più basso: 40 nanogrammi.
«I gestori - ha precisato Dell’Acqua, peraltro papabile commissario in caso di
confermato stato di stato di emergenza - riusciranno ad abbattere le
concentrazioni e a erogare acqua entro questi limiti grazie a una nuova
generazione di filtri, studiati in questi anni di emergenza. Lunedì si terrà un
incontro tra gestori per studiare il modo di riuscire a mantenere nel tempo
questi livelli di performance: questa è una sperimentazione di eccellenza,
unica al mondo. Di più. Dal 2013 ad oggi il Veneto sta portando avanti lo
studio più avanzato al mondo su queste sostanze tanto che stiamo lavorando in
collaborazione con la Commissione Europea sulle cosiddette “catene ramificate”
sulle quali non esiste letteratura scientifica: si tratta di sostanze che
formate con gli stessi composti chimici, ma che sono disposte diversamente
nello spazio e che per questo hanno impatti diversi sull’ambiente e sulla
salute, tutti da studiare. La Regione ha stanziato 3 milioni di euro per
fornire ad Arpav la strumentazione all’avanguardia per analizzare questo tipo
di inquinanti». Non solo. Sempre palazzo Balbi allargherà i cordoni della borsa
anche per «realizzare a breve una serie di piccole infrastrutture, come nuove
batterie di filtri e altri interventi complementari, per consentire ai nuovi e
sperimentali filtri di poter mantenere bassi i livelli nel tempo».
ACQUEDOTTI. Sì, perché ci vorrà tempo.
«Ecco perché - aggiunge l’assessore Bottacin - abbiamo chiesto di dichiarare lo
stato di emergenza, proprio per poter procedere speditamente. Infatti la nuova
legge impone per i nuovi acquedotti oltre i 20 chilometri la procedura Via,
valutazione impatto ambientale che richiede un iter troppo lungo». Bottacin è
stato ricevuto giovedì dalla Commissione Ecomafie a Roma. Anche ai parlamentari
ha ricordato come «dovrebbero essere le norme nazionali a fissare limiti
massimi». Ma quando nei giorni scorsi dal ministero hanno risposto picche alla
richiesta del Veneto di fissare limiti più bassi per l’acqua da bere, Zaia non
ci ha pensato due volte a preparare la delibera per stabilire quelli più bassi
d’Europa. «Come non ci siamo tirati indietro spendendo fino ad ora 5 milioni di
euro per affrontare l’emergenza Pfas dal punto di vista sanitario con
biomonitoraggi, screening sugli alimenti e presa in carico degli esposti -
dichiara Coletto -. Fino ad oggi sono state coinvolte 85 mila persone della
zona rossa dai 14 ai 65 anni : entro l’anno si concluderà la prima chiamata.
L’intenzione ora è di allargarci ai minori: stiamo ora prendendo contatto con i
pediatri». Tirando a spanne le somme di questa emergenza gli assessori hanno
spiegato come la Regione ci abbia rimesso oltre 17 milioni di euro,
praticamente più dell’assestamento del bilancio appena approvato nei giorni
scorsi. Vale a dire: 5 milioni per il fronte sanitario, 3 per la
strumentazione, 2,8 per a costruzione dei pozzi di Carmignano, primo passo per
una soluzione acquedottistica anti-Pfas, 4 per i mini interventi da fare per
rendere operativi i super filtri. Filtri che i gestori hanno studiato e che,
tramite gare pubbliche, stanno acquistando coi loro fondi.
Cristina Giacomuzzo (GdV)
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