ABANO TERME
(Padova) Biscotti a
cuoricino, un banchetto per la raccolta firme (fogli esauriti dopo 20 minuti),
il palco improvvisato con il tricolore da una parte e il vessillo del leone di
San Marco dall’altra e focose dichiarazioni di guerra, ieri sera a Giarre,
frazione di Abano. In duemila, grazie al tam tam su Facebook (6mila like) sono
accorsi a piedi e in bici alla manifestazione organizzata davanti all’ex base
Nato Venda dal comitato «Abano dice no» per gridare un «mai» unanime
all’ipotesi della prefettura di Padova di trasformare il sito militare dismesso
in un nuovo centro di accoglienza profughi. In mezzo ai soliti tormentoni
«Basta con questa invasione, noi non siamo razzisti ma così ci distruggono», «i
migranti molestano le ragazze e anche gli anziani», «non sono rifugiati ma
assassini e noi gli diamo vitto, alloggio e la paghetta», «portano malattie»,
sotto i riflettori sono finite la messa al bando dei politici presenti
(leghisti) e una reale preoccupazione palpabile tra residenti e commercianti.
«Siamo solo cittadini, il nostro è un movimento apartitico e quindi non daremo
la parola ai politici - ha arringato la folla Maurizio Tentoni, a capo del
comitato - parleranno in altre sedi. Questo sit in è la prima risposta a chi ha
deciso di rovinare il bacino termale: martedì, alle 20.30 animeremo una
fiaccolata dalla ex base al Comune di Abano e organizzeremo un picchetto h24
per impedire l’arrivo dei migranti. Faremo in modo che le ruote dei pullman
pieni di rifugiati destinati a Giarre girino dall’altra parte».
E giù applausi, confronti con le tende allestite alla caserma Prandina di Padova, con l’assembramento di Bagnoli e le risse di Cona, e giù fischi «alla prefetta» Patrizia Impresa e al ministro dell’Interno Angelino Alfano. «Alla sera, quando chiudo il mio negozio, non voglio guardarmi le spalle nè avere paura - ha scandito al microfono Francesca Barbierato, la quota rosa del comitato -. E non voglio nemmeno togliere serenità e relax ai clienti delle Terme. Se questo scempio avverrà, sarà una catastrofe per l’economia del bacino, vedrete quante disdette». In mezzo la voce del popolo: «Bisogna occupare la ferrovia»; «Il governo dia i 35 euro al giorno per profugo alle coppie che vogliono figli ma non possono permetterselo»; «Qui dentro c’è posto per mille persone ma anche per farci una moschea e la piscina». Bersaglio di un’accesa invettiva pure Ecofficina, la cooperativa sotto inchiesta che si dice abbia vinto l’appalto per Giarre: «Sono i negrieri di oggi - ha ammonito Giacomo Rampin - fanno business sulla nostra testa. Ma noi siamo pronti a incatenarci ai cancelli della base. Non vogliamo rivedere le scene della Prandina, dove usavano i buoni pasto per pagare le prostitute. Non vogliamo vedere la ferrovia bloccata da profughi che protestano perché non piace loro la pastasciutta o perché non hanno il wi-fi». Applausi fortissimi: «Giustoooo, dovranno portarci via coni carrarmati!»;«Abbiamo investito i risparmi di una vita nelle nostre case, che ora vedranno il loro valore dimezzarsi ». L’impressione è che fra tanti luoghi comuni e poca conoscenza dei fatti non ci sia una vera e propria «regia». È vero, il comitato è pieno di seguaci del sindaco (detenuto) Luca Claudio ed è marcato stretto dalla Lega, ma ieri sera c’erano più albergatori, massaie, studenti e pensionati che militanti. E tutti insieme, al grido di battaglia «Abano dice no!», si sono dati un nuovo appuntamento alle 19.30 di stasera, sempre davanti alla base, per una nuova protesta davanti alle telecamere di Rete 4.
Michela Nicolussi Moro (Il Corriere del Veneto)
E giù applausi, confronti con le tende allestite alla caserma Prandina di Padova, con l’assembramento di Bagnoli e le risse di Cona, e giù fischi «alla prefetta» Patrizia Impresa e al ministro dell’Interno Angelino Alfano. «Alla sera, quando chiudo il mio negozio, non voglio guardarmi le spalle nè avere paura - ha scandito al microfono Francesca Barbierato, la quota rosa del comitato -. E non voglio nemmeno togliere serenità e relax ai clienti delle Terme. Se questo scempio avverrà, sarà una catastrofe per l’economia del bacino, vedrete quante disdette». In mezzo la voce del popolo: «Bisogna occupare la ferrovia»; «Il governo dia i 35 euro al giorno per profugo alle coppie che vogliono figli ma non possono permetterselo»; «Qui dentro c’è posto per mille persone ma anche per farci una moschea e la piscina». Bersaglio di un’accesa invettiva pure Ecofficina, la cooperativa sotto inchiesta che si dice abbia vinto l’appalto per Giarre: «Sono i negrieri di oggi - ha ammonito Giacomo Rampin - fanno business sulla nostra testa. Ma noi siamo pronti a incatenarci ai cancelli della base. Non vogliamo rivedere le scene della Prandina, dove usavano i buoni pasto per pagare le prostitute. Non vogliamo vedere la ferrovia bloccata da profughi che protestano perché non piace loro la pastasciutta o perché non hanno il wi-fi». Applausi fortissimi: «Giustoooo, dovranno portarci via coni carrarmati!»;«Abbiamo investito i risparmi di una vita nelle nostre case, che ora vedranno il loro valore dimezzarsi ». L’impressione è che fra tanti luoghi comuni e poca conoscenza dei fatti non ci sia una vera e propria «regia». È vero, il comitato è pieno di seguaci del sindaco (detenuto) Luca Claudio ed è marcato stretto dalla Lega, ma ieri sera c’erano più albergatori, massaie, studenti e pensionati che militanti. E tutti insieme, al grido di battaglia «Abano dice no!», si sono dati un nuovo appuntamento alle 19.30 di stasera, sempre davanti alla base, per una nuova protesta davanti alle telecamere di Rete 4.
Michela Nicolussi Moro (Il Corriere del Veneto)