“Non mancano soltanto 7 mila docenti nelle scuole del Veneto. Non risultano all’appello anche 218 dirigenti scolastici. E il Ministero della Pubblica Istruzione cosa fa? Autorizza soltanto 285 posti in tutta Italia. Cornuti e mazziati, dunque. Come se negli ospedali scomparissero di colpo tutti i primari. Vi immaginate cosa accadrebbe?”. Dopo aver analizzato e spiegato nei giorni scorsi le follie del piano Renzi/Faraone di assunzioni in ruolo di docenti che non ne avevano diritto dimenticando quelli da collocare realmente in cattedra (con un costo complessivo che si aggirerà sui 10 miliardi di euro), e l’inefficienza ministeriale che ha portato a una carenza di insegnanti al Nord (- 22.000) contro assurdi esuberi al Centro-Sud (+ 4.600 soltanto in Sicilia), il Presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, pone oggi l’accento sull’insufficiente numero di dirigenti scolastici in servizio nelle scuole del Nord, e in particolare in Veneto, Piemonte, Lombardia, Liguria e Friuli Venezia Giulia.
“Gli esperti del settore mi testimoniano che la carenza è stata determinata dal consistente numero di pensionamenti dell’ultimo triennio, non compensati da nuove immissioni in ruolo – dice Zaia –. In Veneto, per esempio, sono stati assunti in ruolo tutti i vincitori e tutti gli idonei dell’ultimo concorso del 2011, sono state accolte tutte le domande di mobilità interregionale in entrata da altre regioni e non è stato concesso il nulla osta ai dirigenti scolastici che hanno chiesto il trasferimento in uscita. Nonostante ciò, sono vuoti 168 posti, di cui 29 in scuole sottodimensionate”.
“Il risultato? – si chiede Zaia – Che i posti vacanti sono assegnati in reggenza a un dirigente scolastico disponibile a divedere il suo orario di lavoro fra la scuola in cui è titolare e quella in cui viene nominato reggente. Ci sono dirigenti, in Veneto, che si sono ritrovati a dirigere ben 14 scuole contemporaneamente. Alle 168 reggenze citate, bisogna poi sommare 50 reggenze per effetto dei pensionamenti del prossimo anno. Il ‘buco’ dei presidi veneti arriverà dunque a quota 218 tra soli nove mesi”.
“In tutto questo il Ministro fa orecchie da mercante – conclude Zaia – forse perché distratto a reperire i soldi per le assunzioni (giuste o clientelari) che ha fatto, il 20 ottobre ha dichiarato in Senato che autorizzerà soltanto 285 posti in tutta Italia. Sono pochissimi, se si considerano le esigenze delle Regioni. Le immissioni di dirigenti calcolate sul numero totale autorizzato dal Ministero potrebbero aggirarsi intorno alle 15 o 20 unità per regione. Le famiglie e gli studenti, che pagano le imposte, si vedono negare un diritto costituzionale. In aula, sulla cattedra e nell’ufficio del preside”.
“Gli esperti del settore mi testimoniano che la carenza è stata determinata dal consistente numero di pensionamenti dell’ultimo triennio, non compensati da nuove immissioni in ruolo – dice Zaia –. In Veneto, per esempio, sono stati assunti in ruolo tutti i vincitori e tutti gli idonei dell’ultimo concorso del 2011, sono state accolte tutte le domande di mobilità interregionale in entrata da altre regioni e non è stato concesso il nulla osta ai dirigenti scolastici che hanno chiesto il trasferimento in uscita. Nonostante ciò, sono vuoti 168 posti, di cui 29 in scuole sottodimensionate”.
“Il risultato? – si chiede Zaia – Che i posti vacanti sono assegnati in reggenza a un dirigente scolastico disponibile a divedere il suo orario di lavoro fra la scuola in cui è titolare e quella in cui viene nominato reggente. Ci sono dirigenti, in Veneto, che si sono ritrovati a dirigere ben 14 scuole contemporaneamente. Alle 168 reggenze citate, bisogna poi sommare 50 reggenze per effetto dei pensionamenti del prossimo anno. Il ‘buco’ dei presidi veneti arriverà dunque a quota 218 tra soli nove mesi”.
“In tutto questo il Ministro fa orecchie da mercante – conclude Zaia – forse perché distratto a reperire i soldi per le assunzioni (giuste o clientelari) che ha fatto, il 20 ottobre ha dichiarato in Senato che autorizzerà soltanto 285 posti in tutta Italia. Sono pochissimi, se si considerano le esigenze delle Regioni. Le immissioni di dirigenti calcolate sul numero totale autorizzato dal Ministero potrebbero aggirarsi intorno alle 15 o 20 unità per regione. Le famiglie e gli studenti, che pagano le imposte, si vedono negare un diritto costituzionale. In aula, sulla cattedra e nell’ufficio del preside”.
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