Dal
business dei rifiuti a quello dei migranti. È un passaggio senza soluzione di
continuità quello di Ecofficina, la cooperativa padovana che
gestisce il centro di accoglienza di Cona dove martedì scorso
la morte di una ragazza ivoriana ha scatenato la protesta dei richiedenti
asilo. Fino a due anni fa la coop si chiamava Ecofficina e faceva affari con lo
smaltimento dei rifiuti nei Comuni del Sud padovano. Il trait-d'union tra i due
mondi è Simone Borile, ex Dc, ex consigliere provinciale del Pdl e
oggi vicino all'Ncd, fino al 2015 presidente del consorzio
Padova Sud che gestisce i rifiuti urbani di 58 Comuni della Provincia
di Padova e, al tempo stesso, vicepresidente e direttore (con uno stipendio di
circa 200 mila euro l'anno) di una società interamente partecipata dal
consorzio, la Padova Tre Srl.
È attraverso Padova Tre che Borile, a partire dal 2011, affida incarichi e lavori alla coop Ecofficina, di cui la moglie Sara Felpati è consigliere, è stata amministratrice delegata e dal giugno 2016 è vicepresidente. Fatture che lievitano negli anni, dai 42 mila euro del 2011 agli 838 mila del 2015, per un totale - secondo i calcoli del consorzio Padova Sud - di quasi 3,4 milioni di euro. Una cifra di cui ora il nuovo presidente del consorzio di smaltimento è deciso a chiedere conto: "Il consiglio di amministrazione ha approvato il 29 dicembre un'azione di responsabilità nei confronti di Simone Borile - spiega al Fatto il presidente del consorzio Padova Sud, Alessandro Baldin -. Abbiamo seri dubbi che dietro questi soldi ci fossero fatturazioni per operazioni totalmente inesistenti. L'amministratore di Padova Tre era lo stesso padrone di Ecofficina". Un'ipotesi su cui indaga anche la Guardia di finanza e che Borile, contattato dal Fatto, ha preferito non commentare.
La coop Ecofficina nel frattempo dai rifiuti si butta sui migranti. Nel 2015 cambia ragione sociale e si scorpora in Ecofficina Servizi, dedicata al settore ambientale, ed Ecofficina Educational (poi Edeco) che si specializza in "servizi socio-sanitari ed educativi".
Nonostante sia nuova nel campo dell'accoglienza, la "cooperativa pigliatutto" riesce ad aggiudicarsi i principali bandi delle Prefetture per l'emergenza migranti. Anche quando non ne avrebbe i requisiti, come nel caso del bando della Prefettura di Padova che richiedeva "l'esperienza, almeno biennale, nell'ambito dell'accoglienza di cittadini stranieri": una condizione che Ecofficina nel 2015 non poteva soddisfare, avendo cominciato l'attività con i migranti solo nel maggio dell'anno precedente. Ma a risolvere l'incongruenza viene in soccorso una nota del viceprefetto Pasquale Aversa, che cinque giorni prima della scadenza del bando elimina la parola "biennale" dai requisiti necessari per partecipare alla gara.
A curare i rapporti con le Prefetture è sempre Borile, che nel maggio scorso finisce indagato per truffa aggravata e falso insieme al presidente di Ecofficina, Gaetano Battocchio, per il bando di accoglienza del Comune di Due Carrare: anche in questo caso a Ecofficina sembra mancare l'esperienza necessaria di due anni e un giorno per partecipare alla gara. Nel mirino degli inquirenti finiscono i documenti presentati dalla cooperativa per firmare la convenzione con gli uffici territoriali del governo, e nel registro degli indagati della Procura di Padova viene iscritto anche il nome di una funzionaria della prefettura.
La deputata del M5s Silvia Benedetti punta il dito contro i legami politici che la cooperativa avrebbe con esponenti del Ncd di Angelino Alfano, che peraltro ha spesso a che fare con chi si occupa dell'accoglienza ai migranti (il sottosegretario Giuseppe Castiglione è coinvolto nell'indagine sul Cara di Mineo in Sicilia): "Alcuni appalti - osserva Benedetti - sono stati affidati alla coop Ecofficina dalla Provincia di Padova, che vedeva presidente Barbara Degani del Ncd", ora sottosegretario all'Ambiente sempre in quota Alfano.
La sorella del sottosegretario Degani è dipendente della società di smaltimento rifiuti Padova Tre, al centro delle contestazioni del consorzio di Comuni che con la gestione Borile ha visto crescere un buco di 30 milioni di euro, su cui la nuova gestione intende fare chiarezza.
Intanto Ecofficina, che è arrivata a fatturare fino a 10 milioni di euro all'anno per la sola accoglienza dei migranti in Veneto, nel settembre scorso viene sospesa da Confcooperative, contraria al suo operato "che non risponde alle logiche della buona accoglienza, della qualità dell'intervento, dell'integrazione e della relazione - ha spiegato il presidente Ugo Campagnaro al Corriere del Veneto -. È un modello che guarda soprattutto al business e vogliamo prenderne le distanze".
di Andrea Tornago, da Il Fatto Quotidiano
È attraverso Padova Tre che Borile, a partire dal 2011, affida incarichi e lavori alla coop Ecofficina, di cui la moglie Sara Felpati è consigliere, è stata amministratrice delegata e dal giugno 2016 è vicepresidente. Fatture che lievitano negli anni, dai 42 mila euro del 2011 agli 838 mila del 2015, per un totale - secondo i calcoli del consorzio Padova Sud - di quasi 3,4 milioni di euro. Una cifra di cui ora il nuovo presidente del consorzio di smaltimento è deciso a chiedere conto: "Il consiglio di amministrazione ha approvato il 29 dicembre un'azione di responsabilità nei confronti di Simone Borile - spiega al Fatto il presidente del consorzio Padova Sud, Alessandro Baldin -. Abbiamo seri dubbi che dietro questi soldi ci fossero fatturazioni per operazioni totalmente inesistenti. L'amministratore di Padova Tre era lo stesso padrone di Ecofficina". Un'ipotesi su cui indaga anche la Guardia di finanza e che Borile, contattato dal Fatto, ha preferito non commentare.
La coop Ecofficina nel frattempo dai rifiuti si butta sui migranti. Nel 2015 cambia ragione sociale e si scorpora in Ecofficina Servizi, dedicata al settore ambientale, ed Ecofficina Educational (poi Edeco) che si specializza in "servizi socio-sanitari ed educativi".
Nonostante sia nuova nel campo dell'accoglienza, la "cooperativa pigliatutto" riesce ad aggiudicarsi i principali bandi delle Prefetture per l'emergenza migranti. Anche quando non ne avrebbe i requisiti, come nel caso del bando della Prefettura di Padova che richiedeva "l'esperienza, almeno biennale, nell'ambito dell'accoglienza di cittadini stranieri": una condizione che Ecofficina nel 2015 non poteva soddisfare, avendo cominciato l'attività con i migranti solo nel maggio dell'anno precedente. Ma a risolvere l'incongruenza viene in soccorso una nota del viceprefetto Pasquale Aversa, che cinque giorni prima della scadenza del bando elimina la parola "biennale" dai requisiti necessari per partecipare alla gara.
A curare i rapporti con le Prefetture è sempre Borile, che nel maggio scorso finisce indagato per truffa aggravata e falso insieme al presidente di Ecofficina, Gaetano Battocchio, per il bando di accoglienza del Comune di Due Carrare: anche in questo caso a Ecofficina sembra mancare l'esperienza necessaria di due anni e un giorno per partecipare alla gara. Nel mirino degli inquirenti finiscono i documenti presentati dalla cooperativa per firmare la convenzione con gli uffici territoriali del governo, e nel registro degli indagati della Procura di Padova viene iscritto anche il nome di una funzionaria della prefettura.
La deputata del M5s Silvia Benedetti punta il dito contro i legami politici che la cooperativa avrebbe con esponenti del Ncd di Angelino Alfano, che peraltro ha spesso a che fare con chi si occupa dell'accoglienza ai migranti (il sottosegretario Giuseppe Castiglione è coinvolto nell'indagine sul Cara di Mineo in Sicilia): "Alcuni appalti - osserva Benedetti - sono stati affidati alla coop Ecofficina dalla Provincia di Padova, che vedeva presidente Barbara Degani del Ncd", ora sottosegretario all'Ambiente sempre in quota Alfano.
La sorella del sottosegretario Degani è dipendente della società di smaltimento rifiuti Padova Tre, al centro delle contestazioni del consorzio di Comuni che con la gestione Borile ha visto crescere un buco di 30 milioni di euro, su cui la nuova gestione intende fare chiarezza.
Intanto Ecofficina, che è arrivata a fatturare fino a 10 milioni di euro all'anno per la sola accoglienza dei migranti in Veneto, nel settembre scorso viene sospesa da Confcooperative, contraria al suo operato "che non risponde alle logiche della buona accoglienza, della qualità dell'intervento, dell'integrazione e della relazione - ha spiegato il presidente Ugo Campagnaro al Corriere del Veneto -. È un modello che guarda soprattutto al business e vogliamo prenderne le distanze".
di Andrea Tornago, da Il Fatto Quotidiano
Nessun commento:
Posta un commento