Contestate norme su opere energetiche, piani di rientro imposti a singole Ulss, tagli lineari di bilancio, personale
Regione contro Stato. Veneto contro Roma. Luca Zaia contro Matteo Renzi. Con quasi un mese di ritardo rispetto all'approvazione della delibera in giunta - segno che il testo finale è stato cesellato in ogni parola - sul Bollettino della Regione è uscito un maxi-ricorso alla Corte costituzionale che il Veneto presenta contro la Legge di stabilità per il 2016 varata dal governo di Renzi e dalla sua maggioranza a fine anno. Alla fine dei conti sono ben 25 i "pezzi di legge" (commi) che la Regione chiede alla Consulta di cancellare. Ed è evidente che se dovesse ottenere ragione la legge più importante dell'anno per il Governo ne uscirebbe talmente traforata da segnare una sconfitta politica di quelle memorabili, cosa che di certo non sfugge né alla parte leghista - così tribolata nella gestione romana di questi giorni, così monolitica in quella regionale zaiana - né a quella di Renzi e del Pd. Ovviamente questa è una lettura politica del tutto sottotraccia, perché la realtà del ricorso è una contestazione punto su punto di norme varate dallo Stato a scapito dei poteri che la Costituzione riconosce alle Regioni. E il giudizio sarà punto per punto.SOTTOSTIMATI I NUOVI LIVELLI DI ASSISTENZA SANITARIA. I primi colpi del ricorso riguardano il fatto che lo Stato da una parte ha bloccato qualsiasi manovra di aumento tributi delle Regioni e dall'altra ha sottostimato «l'impatto finanziario dei nuovi Lea-livelli essenziali di assistenza» in sanità, fissando arbitrariamente che si tratta di 800 milioni. Però stabilisce «pesanti sanzioni, come il blocco dell'indebitamento per gli investimenti», se non si consegue il pareggio contabile di bilancio. Ma è evidente che se imponi più spese e blocchi le entrate, è ben difficile garantire conti in pareggio. Altra norma che lede i poteri delle Regioni, lo stop anche a quelle virtuose di poter assumer nuovo personale anche senza il vincolo di non superare il 25% di chi va in pensione.ENERGIA E VALUTAZIONI AMBIENTALI. Altro scontro su poteri sottratti a Venezia: da una parte la nuova legge dispone che in materie di infrastrutture energetiche non occorre più il parere delle Regioni, che invece ha competenze riconosciute dalla Costituzione, e dall'altra affida solo ai Comuni le valutazioni di impatto in Siti di importanza comunitaria (Sic), anche in questo caso spogliando le Regioni.SANITÀ. C'è poi l'impugnazione di una sfilza di norme sulla sanità. A colpire tra le altre è il fatto che lo Stato si assegna dal 2017 il potere di imporre di fatto un piano di rientro anche a singole Ulss che hanno i costi molto superiori ai ricavi, pur facendo parte di Regioni virtuose per il bilancio sanitario complessivo come è il Veneto. «In assenza di una situazione di grave disavanzo finanziario o addirittura in presenza di una situazione di equilibrio finanziario certificato dallo stesso Stato (come nel caso della regione Veneto) - attacca la delibera - mancano del tutto i presupposti per cui il legislatore statale è autorizzato a intromettersi nella gestione della spesa sanitaria regionale fino a imporre l'adozione di piani di rientro» che siano rivolti a «singoli enti del servizio sanitario regionale». Infine, come già preannunciato più volte, Zaia e il Veneto impugnano tutti i tagli decisi dalla Legge di stabilità alle Regioni perché si stabilisce che se non c'è accordo tra Regioni stesse sarà Roma a usare le forbici in base a popolazione e Pil. Dimenticando che visto che le tasse finiscono per lo più proprio a Roma, anche se il Veneto ha un Pil elevato questo non si traduce «in disponibilità di risorse a livello regionale».
GdV 17.02.2016
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