La Regione
Veneto rende noto che in un anno, da settembre 2015 ad agosto 2016, la
sanità veneta ha erogato 40 mila prestazioni agliimmigrati inviati
dal Governo sui territori. Il costo stimato tra gennaio 2015 e
agosto 2016 è stato pari a 2 milioni 390 mila euro. Lo rivela un’analisi di
stima dei costi, condotta nell’ambito della sorveglianza “Emergenza Immigrati”
da parte dell’Unità Operativa Prevenzione e Sanità Pubblica della Direzione
Prevenzione della Regione che, in stretta collaborazione con le Ulss sul
territorio, sta gestendo il fenomeno immigratorio dal punto di vista sanitario,
con particolare riguardo alla prevenzione e alla verifica dello stato di salute
dei migranti.
Al 31 agosto 2016, il numero di presenti e assistiti nelle diverse Ullss era di 11.000 persone. Cinque Aziende hanno in carico più di mille migranti: la 9 di Treviso (1.611), la 17 di Este-Monselice (1.245), la 20 di Verona (1.171), la 6 di Vicenza (1.122), la 14 di Chioggia (1.000).
Solo nell’ultimo anno, sono state effettuate: oltre 10.000 visite dai servizi di igiene e sanità pubblica – Sisp; oltre 4.000 visite specialistiche; quasi 15.000 vaccinazioni; 6.500 test di Mantoux per la Tbc; 1.600 rx torace; oltre 2.000 altre prestazioni, tra le quali ecografie polmonari e ginecologiche, elettrocardiogrammi, esami ematochimici e test per Hiv.
“Si tratta di un lavoro enorme di fronte a un fenomeno che lo Stato ci ha lasciato soli a gestire – dice il Presidente della Regione Luca Zaia – per il quale ringrazio i nostri tecnici e sanitari. L’Aspetto sanitario è stato pesantemente trascurato a livello nazionale e abbiamo coscientemente deciso di farcene carico, per salvaguardare la popolazione dal rischio di possibili contagi e per dare un minimo di assistenza a persone che noi, i razzisti, consideriamo esseri umani, mentre Europa e Italia li trattano come pacchi postali”.
“Ma Roma e Bruxelles – precisa il Governatore del Veneto - non credano che il salato conto, destinato peraltro ad aumentare con i nuovi arrivi pressochè quotidianamente annunciati dai Prefetti, venga pagato dai cittadini veneti, già alle prese con i tagli nazionali alla sanità che si susseguono. Roma e Bruxelles – conclude Zaia - mettano mano al portafoglio e paghino. Se non hanno soluzioni intelligenti per gestire il fenomeno, risarciscano almeno i danni economici”.
“I costi sostenuti dalla sanità veneta per cure e prevenzione a fronte del fenomeno immigratorio sono di fatto un danno provocato dallo Stato al fondo sanitario regionale. I 2 milioni 389 mila euro spesi finora, e quelli che giocoforza saranno spesi in futuro, vanno rimborsati inserendoli nel prossimo riparto del Fondo Sanitario Nazionale. Al Veneto come a tutte le altre Regioni che abbiano sostenuto spese proprie su questo fronte”. Lo chiede l’Assessore alla Sanità della Regione Luca Coletto, commentando i dati diffusi oggi riguardo ai costi sostenuti dal Veneto sul fronte sanitario collegato all’immigrazione.
“Sia chiaro – fa notare Coletto – che li abbiamo spesi volentieri, sia per garantire la nostra popolazione dalla possibilità di diffusione di malattie contagiose oramai debellate, sia per riconoscere in concreto la dignità umana di questi migranti che, se malati o portatori di malattie, vanno curati adeguatamente, non trattati da pacchi postali da scaricare ovunque, come sta facendo il Governo italiano”.
“In relazione al numero di immigrati che è stato possibile visitare – conclude Coletto – 40 mila prestazioni sanitarie sono un numero importante, che dimostra come le cose, qui, vengano fatte con la massima attenzione alla salute pubblica. Ma abbiamo dovuto utilizzare fondi che sono dei veneti, e che ai veneti lo Stato deve restituire”.
Da Vicenzapiù
Al 31 agosto 2016, il numero di presenti e assistiti nelle diverse Ullss era di 11.000 persone. Cinque Aziende hanno in carico più di mille migranti: la 9 di Treviso (1.611), la 17 di Este-Monselice (1.245), la 20 di Verona (1.171), la 6 di Vicenza (1.122), la 14 di Chioggia (1.000).
Solo nell’ultimo anno, sono state effettuate: oltre 10.000 visite dai servizi di igiene e sanità pubblica – Sisp; oltre 4.000 visite specialistiche; quasi 15.000 vaccinazioni; 6.500 test di Mantoux per la Tbc; 1.600 rx torace; oltre 2.000 altre prestazioni, tra le quali ecografie polmonari e ginecologiche, elettrocardiogrammi, esami ematochimici e test per Hiv.
“Si tratta di un lavoro enorme di fronte a un fenomeno che lo Stato ci ha lasciato soli a gestire – dice il Presidente della Regione Luca Zaia – per il quale ringrazio i nostri tecnici e sanitari. L’Aspetto sanitario è stato pesantemente trascurato a livello nazionale e abbiamo coscientemente deciso di farcene carico, per salvaguardare la popolazione dal rischio di possibili contagi e per dare un minimo di assistenza a persone che noi, i razzisti, consideriamo esseri umani, mentre Europa e Italia li trattano come pacchi postali”.
“Ma Roma e Bruxelles – precisa il Governatore del Veneto - non credano che il salato conto, destinato peraltro ad aumentare con i nuovi arrivi pressochè quotidianamente annunciati dai Prefetti, venga pagato dai cittadini veneti, già alle prese con i tagli nazionali alla sanità che si susseguono. Roma e Bruxelles – conclude Zaia - mettano mano al portafoglio e paghino. Se non hanno soluzioni intelligenti per gestire il fenomeno, risarciscano almeno i danni economici”.
“I costi sostenuti dalla sanità veneta per cure e prevenzione a fronte del fenomeno immigratorio sono di fatto un danno provocato dallo Stato al fondo sanitario regionale. I 2 milioni 389 mila euro spesi finora, e quelli che giocoforza saranno spesi in futuro, vanno rimborsati inserendoli nel prossimo riparto del Fondo Sanitario Nazionale. Al Veneto come a tutte le altre Regioni che abbiano sostenuto spese proprie su questo fronte”. Lo chiede l’Assessore alla Sanità della Regione Luca Coletto, commentando i dati diffusi oggi riguardo ai costi sostenuti dal Veneto sul fronte sanitario collegato all’immigrazione.
“Sia chiaro – fa notare Coletto – che li abbiamo spesi volentieri, sia per garantire la nostra popolazione dalla possibilità di diffusione di malattie contagiose oramai debellate, sia per riconoscere in concreto la dignità umana di questi migranti che, se malati o portatori di malattie, vanno curati adeguatamente, non trattati da pacchi postali da scaricare ovunque, come sta facendo il Governo italiano”.
“In relazione al numero di immigrati che è stato possibile visitare – conclude Coletto – 40 mila prestazioni sanitarie sono un numero importante, che dimostra come le cose, qui, vengano fatte con la massima attenzione alla salute pubblica. Ma abbiamo dovuto utilizzare fondi che sono dei veneti, e che ai veneti lo Stato deve restituire”.
Da Vicenzapiù
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