Di seguito i
ricordi di Roberto Ciambetti, presidente Consiglio regionale Veneto, e del
presidente del Veneto Luca Zaia sulla morte di Lino Toffolo.
Ciambetti: Per una strana coincidenza della vita, la cronaca ci ha portato nel volgere di pochi giorni la notizia della morte di Alvise Zorzi e oggi l’uscita di scena di Lino Toffolo: sbaglierebbe chi volesse vedere in loro due figure antitetiche, perché in verità essi sono facce di quel mondo variegato del Veneto, capace di conciliare e far convivere gli opposti in maniera armonica, l’inclito e il volgo.
E non avrebbe potuto essere altrimenti per un musicista come Lino Toffolo, di una rara autoironia e modestia, artista che seppe mantenere fede alle sue origini e innovare la via veneta al cabaret in quegli anni Sessanta particolarmente fertili e ricchi di provocazioni e protagonisti che hanno lasciato un segno e memorabili ricordi. Toffolo fu parte di quella squadra di irriverenti innovatori, per molti aspetti travolgente e irridente ma mai irrispettosa ed ebbe lui il merito di saper parlare a tutti, cosa rarissima in un attore, senza distinzione di età, cultura e censo. Forse era l’unico che poteva intonare con la stessa facilità “Oh Nina vien so dabasso che te vojo ben” alla radio regionale veneta, cantare “Johnny Bassotto” per passare poi con disinvoltura a “Pierino e il lupo” di Prokovief o all’ “Histoire du soldat” di Stravinskij o dar voce a quel sesto grado superiore teatrale che è il Ruzzante e il suo pavano. Comico, certo, cabarettista, attore cinematografico, forse genio del surreale nel portare in scena la figura dello stralunato e dar voce, come pochi, all’anima veneta. Cala il sipario e a me rimane l’amaro in bocca per non essere riuscito ad applaudirlo per l’ultima volta: i grandi attori lasciano una eredità fragile, impalpabile, e nel suo caso i ricordi di tanta allegria e tante risate che sono l’antidoto all’amarezza del quotidiano e di cui gli sarò sempre grato.
Zaia: Ciao Lino, questa è l’unica volta in cui sei riuscito a non farci ridere. Con la tua dipartita Venezia e il Veneto perdono una vera voce della lingua veneta, il sorriso di una comicità graffiante e al tempo stesso indulgente, un volto ironico e accattivante che ha saputo ‘bucare’ il piccolo schermo, l’intelligenza di corsivi sempre acuti, la maestrìa dell’avanspettacolo colto e mai banale. Non calcherai più le scene dei nostri teatri e cabaret e dovremo fare ricorso alle mediateche per rinfrescare la memoria sugli straordinari personaggi della commedia umana che hai saputo creare, con intelligente comicità e con grande aderenza al nostro essere e sentirci veneti. Hai saputo utilizzare tutti i registri della cultura veneta – prosegue il presidente - dal teatro goldoniano al cinema in lingua, dalle pillole di satira con le quali hai dilettato i lettori del quotidiano veneziano ai jingle della pubblicità, dal cabaret d’autore al varietà televisivo del sabato sera, dal cinema alla canzone d’autore. Sempre con intelligenza, con eleganza, con quella stessa profonda e spontanea cordialità che riservavi a chiunque tu incontrassi, fosse l’amico incontrato tra le calli o il grande regista di cinema e di teatro. Ciao Lino, ci mancherai. Te ne sei andato con ‘bela grazia’, come il Tonin del ‘tuo’ Goldoni, abitando il piccolo e grande schermo senza mai perdere la tua carica di energia e di umanità. Ci lasci in eredità caratteri indimenticabili ,che ci continueranno a parlare del tuo amore per la vita, per Venezia, per la lingua e la cultura veneta, e delle grandezze e delle miserie della condizione umana. “Scusate il disturbo “ è stato il titolo di una tua fortunata fiction televisiva che ti ha portato in tutte le case della penisola: preferiamo immaginare che tu abbia a continuare a ‘disturbarci’, da quelle ‘nuvole di vetro’ che da cineasta hai saputo creare, ora continuerai a sorridere, con una nuova libertà ancora più sagace e irridente , ai vizi e alle virtù dei nostri giorni.
Ciambetti: Per una strana coincidenza della vita, la cronaca ci ha portato nel volgere di pochi giorni la notizia della morte di Alvise Zorzi e oggi l’uscita di scena di Lino Toffolo: sbaglierebbe chi volesse vedere in loro due figure antitetiche, perché in verità essi sono facce di quel mondo variegato del Veneto, capace di conciliare e far convivere gli opposti in maniera armonica, l’inclito e il volgo.
E non avrebbe potuto essere altrimenti per un musicista come Lino Toffolo, di una rara autoironia e modestia, artista che seppe mantenere fede alle sue origini e innovare la via veneta al cabaret in quegli anni Sessanta particolarmente fertili e ricchi di provocazioni e protagonisti che hanno lasciato un segno e memorabili ricordi. Toffolo fu parte di quella squadra di irriverenti innovatori, per molti aspetti travolgente e irridente ma mai irrispettosa ed ebbe lui il merito di saper parlare a tutti, cosa rarissima in un attore, senza distinzione di età, cultura e censo. Forse era l’unico che poteva intonare con la stessa facilità “Oh Nina vien so dabasso che te vojo ben” alla radio regionale veneta, cantare “Johnny Bassotto” per passare poi con disinvoltura a “Pierino e il lupo” di Prokovief o all’ “Histoire du soldat” di Stravinskij o dar voce a quel sesto grado superiore teatrale che è il Ruzzante e il suo pavano. Comico, certo, cabarettista, attore cinematografico, forse genio del surreale nel portare in scena la figura dello stralunato e dar voce, come pochi, all’anima veneta. Cala il sipario e a me rimane l’amaro in bocca per non essere riuscito ad applaudirlo per l’ultima volta: i grandi attori lasciano una eredità fragile, impalpabile, e nel suo caso i ricordi di tanta allegria e tante risate che sono l’antidoto all’amarezza del quotidiano e di cui gli sarò sempre grato.
Zaia: Ciao Lino, questa è l’unica volta in cui sei riuscito a non farci ridere. Con la tua dipartita Venezia e il Veneto perdono una vera voce della lingua veneta, il sorriso di una comicità graffiante e al tempo stesso indulgente, un volto ironico e accattivante che ha saputo ‘bucare’ il piccolo schermo, l’intelligenza di corsivi sempre acuti, la maestrìa dell’avanspettacolo colto e mai banale. Non calcherai più le scene dei nostri teatri e cabaret e dovremo fare ricorso alle mediateche per rinfrescare la memoria sugli straordinari personaggi della commedia umana che hai saputo creare, con intelligente comicità e con grande aderenza al nostro essere e sentirci veneti. Hai saputo utilizzare tutti i registri della cultura veneta – prosegue il presidente - dal teatro goldoniano al cinema in lingua, dalle pillole di satira con le quali hai dilettato i lettori del quotidiano veneziano ai jingle della pubblicità, dal cabaret d’autore al varietà televisivo del sabato sera, dal cinema alla canzone d’autore. Sempre con intelligenza, con eleganza, con quella stessa profonda e spontanea cordialità che riservavi a chiunque tu incontrassi, fosse l’amico incontrato tra le calli o il grande regista di cinema e di teatro. Ciao Lino, ci mancherai. Te ne sei andato con ‘bela grazia’, come il Tonin del ‘tuo’ Goldoni, abitando il piccolo e grande schermo senza mai perdere la tua carica di energia e di umanità. Ci lasci in eredità caratteri indimenticabili ,che ci continueranno a parlare del tuo amore per la vita, per Venezia, per la lingua e la cultura veneta, e delle grandezze e delle miserie della condizione umana. “Scusate il disturbo “ è stato il titolo di una tua fortunata fiction televisiva che ti ha portato in tutte le case della penisola: preferiamo immaginare che tu abbia a continuare a ‘disturbarci’, da quelle ‘nuvole di vetro’ che da cineasta hai saputo creare, ora continuerai a sorridere, con una nuova libertà ancora più sagace e irridente , ai vizi e alle virtù dei nostri giorni.
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