La legge
della Par Condicio impone a tutte le amministrazioni pubbliche nel periodo di
campagna elettorale di limitare la comunicazione istituzionale
all’indispensabile e in una forma strettamente impersonale. La logica di questa
norma mira a garantire “la condizione di parità tra soggetti del mondo politico
nell’accesso ai mezzi di comunicazione di massa per propagandare le proprie
idee”. Le norme vigenti, leggiamo nel sito dell’Agcom, l’autorità per le
garanzie nelle comunicazioni, “individuano nella tutela del
pluralismo uno dei compiti principali dell'Autorità nel settore
radiotelevisivo”.
Parità tra le forze politiche e difesa del pluralismo: principi sacrosanti, ma sono rispettati?
Il Capo del governo e i ministri nonché le forze di maggioranza, stando agli stessi dati Agcom, sembrano essere immuni dalle restrizioni della Par Condicio e per quanto riguarda il pluralismo c’è da avere non pochi dubbi: nella settimana tra il 9 e il 15 maggio come tempo notizia, la Rai ha assegnato al Pd il 16,60% dei propri telegiornali contro il 4,51% di Forza Italia, il 2,66 % della Lega, il 4,49% di Sel e l’1,71 % di Ncd Udc. Non deve sorprendere il 20,53 % dato al Movimento 5 Stelle: i pentastellaiti sono il terzo gruppo politico alle ultime elezioni con oltre un quarto dei voti raccolti e dunque, in proporzione al loro peso, per quanto trattati ben meglio di altre forze, avrebbero diritto in linea teorica ancora a maggiore copertura.
Se sommiamo lo spazio notizia dato dalla Rai al Presidente del Consiglio, 14,15%, e quello assegnato al Governo in senso lato, 16,72, vedremo che la rete pubblica ha garantito il 49,18 % di copertura alla maggioranza e al suo leader lasciando le briciole agli altri. Esempio di pluralismo o deriva antidemocratica?
Il dato colpisce e non è diverso da quanto si registra in altre emittenti: La 7 garantisce a Pd – Udc Ncd , Primo ministro e governo il 46,31 %di spazio nei suoi telegiornali; Ski Tg24 dà un tempo notizia che è di poco inferiore a quello Rai, 49,04, a governo, Pd e Udc-Ncd e colpisce vedere che al solo Matteo Renzi è dedicato più tempo che a Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia messi assieme. Queste tre forze su Ski spuntano il 6,94% di spazio nei Tg contro il 9, 88% dato al solo Matteo Renzi. Il tempo parola, cioè la viva voce del personaggio politico, spuntato da Renzi in Rai (6,61%) è superiore a quello assegnato ad un partito come la Lega (5,83%), o a Forza Italia (4,29). Anche Mediaset sembra pagate una sudditanza al Primo ministro e alla sua maggioranza: il tempo notizia di Renzi, 11,46 %, surclassa quello dato a Forza Italia, 7,61, per non parlare della Lega, 2,59. Potremmo continuare oltre ma mi limito a sottolineare che sto parlando esclusivamente del dato relativo ai Tg: se a questi assommassimo le comparsate in questo o quel dibattito, in questo o quel salotto televisivo, tra una marchetta e l’altra, potremo ben vedere le sproporzioni di spazio, tempo e parola assegnati al Capo del governo, ai suoi collaboratori, favorite e sostenitori in Parlamento.
Il Primo ministro si trova in una posizione dominante ingiustificata e di questo l’Agcom deve rendere conto e dare spiegazioni motivate, che, nel paese d’Azzeccagarbugli non mancheranno. Manca, invece, o va sempre più diluendosi, il concetto di pluralismo e viene da riflettere amaramente se pensiamo che in gioco ad Ottobre ci sarà il Referendum sulla riforma della Costituzione. Indipendentemente da ciò, i sovradosaggi fanno sempre male e di overdose si può anche morire.
Di overdose di renzismo, e anche questo questo è certo, sta morendo la democrazia.
Roberto Ciambetti, presidente del Consiglio regionale del Veneto
Parità tra le forze politiche e difesa del pluralismo: principi sacrosanti, ma sono rispettati?
Il Capo del governo e i ministri nonché le forze di maggioranza, stando agli stessi dati Agcom, sembrano essere immuni dalle restrizioni della Par Condicio e per quanto riguarda il pluralismo c’è da avere non pochi dubbi: nella settimana tra il 9 e il 15 maggio come tempo notizia, la Rai ha assegnato al Pd il 16,60% dei propri telegiornali contro il 4,51% di Forza Italia, il 2,66 % della Lega, il 4,49% di Sel e l’1,71 % di Ncd Udc. Non deve sorprendere il 20,53 % dato al Movimento 5 Stelle: i pentastellaiti sono il terzo gruppo politico alle ultime elezioni con oltre un quarto dei voti raccolti e dunque, in proporzione al loro peso, per quanto trattati ben meglio di altre forze, avrebbero diritto in linea teorica ancora a maggiore copertura.
Se sommiamo lo spazio notizia dato dalla Rai al Presidente del Consiglio, 14,15%, e quello assegnato al Governo in senso lato, 16,72, vedremo che la rete pubblica ha garantito il 49,18 % di copertura alla maggioranza e al suo leader lasciando le briciole agli altri. Esempio di pluralismo o deriva antidemocratica?
Il dato colpisce e non è diverso da quanto si registra in altre emittenti: La 7 garantisce a Pd – Udc Ncd , Primo ministro e governo il 46,31 %di spazio nei suoi telegiornali; Ski Tg24 dà un tempo notizia che è di poco inferiore a quello Rai, 49,04, a governo, Pd e Udc-Ncd e colpisce vedere che al solo Matteo Renzi è dedicato più tempo che a Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia messi assieme. Queste tre forze su Ski spuntano il 6,94% di spazio nei Tg contro il 9, 88% dato al solo Matteo Renzi. Il tempo parola, cioè la viva voce del personaggio politico, spuntato da Renzi in Rai (6,61%) è superiore a quello assegnato ad un partito come la Lega (5,83%), o a Forza Italia (4,29). Anche Mediaset sembra pagate una sudditanza al Primo ministro e alla sua maggioranza: il tempo notizia di Renzi, 11,46 %, surclassa quello dato a Forza Italia, 7,61, per non parlare della Lega, 2,59. Potremmo continuare oltre ma mi limito a sottolineare che sto parlando esclusivamente del dato relativo ai Tg: se a questi assommassimo le comparsate in questo o quel dibattito, in questo o quel salotto televisivo, tra una marchetta e l’altra, potremo ben vedere le sproporzioni di spazio, tempo e parola assegnati al Capo del governo, ai suoi collaboratori, favorite e sostenitori in Parlamento.
Il Primo ministro si trova in una posizione dominante ingiustificata e di questo l’Agcom deve rendere conto e dare spiegazioni motivate, che, nel paese d’Azzeccagarbugli non mancheranno. Manca, invece, o va sempre più diluendosi, il concetto di pluralismo e viene da riflettere amaramente se pensiamo che in gioco ad Ottobre ci sarà il Referendum sulla riforma della Costituzione. Indipendentemente da ciò, i sovradosaggi fanno sempre male e di overdose si può anche morire.
Di overdose di renzismo, e anche questo questo è certo, sta morendo la democrazia.
Roberto Ciambetti, presidente del Consiglio regionale del Veneto
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