Per capire
come in pochi mesi si è dissolto il Pd, basta ricordare come i "giovani
turchi" negavano l'emergenza del Nord.
Con la fine della parabola di Pier Luigi Bersani,
ormai ex “pre-incaricato premier congelato”, si sfalda anche il Partito
Democratico. A chi cercasse le cause politiche del crollo di quello che,
fino a pochi mesi fa, era agli occhi di tutti i commentatori l’unico partito
rimasto in piedi, si può rispondere con una frase: «La questione
settentrionale non esiste». Siamo a Pizzo Calabro al convegno di “Rifare
l’Italia”, l’associazione dei “giovani turchi”, le nuove leve che
vogliono spostare ancora più a sinistra il Pd. La data è quella del 28
ottobre 2012, il governo Monti è agli sgoccioli, la Seconda repubblica
al tramonto, Berlusconi e il PdL politicamente morti, Grillo
raccoglie un po’ di voto di protesta e il Pd è destinato a governare per almeno
i prossimi 5 anni. Matteo Orfini, astro nascente e leader intellettuale
dei “giovani turchi” non dice solo che la questione settentrionale non esiste,
ma che in realtà non è mai esistita: «Per anni abbiamo discusso di una
inesistente questione settentrionale», frutto di una subalternità culturale al
centrodestra , figlia del “leghismo che è in noi”.
Per il Pd era possibile non vincere le elezioni
solo con una linea politica del genere, ed è proprio a causa di questa cecità
ideologica se al Nord la sinistra ha preso mezzo milione di voti meno
del centrodestra, se ha perso in Lombardia nonostante la fine decadente
dell’era formigoniana e se ha così tante difficoltà a raccogliere consenso tra
i ceti produttivi. Aldilà della scelta del modello istituzionale più o
meno decentrato che un partito può portare avanti, il problema più grave è non
aver compreso che i problemi del nord sono “la crisi”, le criticità alla base
della “questione settentrionale” sono i problemi dell’Italia: burocrazia,
iper-regolamentazione, eccesso di spesa, sprechi, malagiustizia,
centralismo, tasse, tasse e ancora tasse. In fondo sono gli stessi
problemi, forse ancora maggiori, che incontra la libera impresa che
opera al Sud. Sono gli effetti dell’aggressione quotidiana che il ceto
parassitario, grazie al potere politico-statale, combatte contro i produttori
di ricchezza.
In questa lotta di classe i post-marxisti hanno
tacitamente scelto di difendere chi consuma e non chi produce. «La questione
settentrionale non esiste», come lo zio di Johnny Stecchino che parla dei
problemi della Sicilia: «puttroppo siamo famosi ne’ mmondo pe’ quelle che voi
chiamate Piaghe…cose terribbili…e lei sa a cosa mi riferisco…l’Etna, la
siccità, i’ traffico». Negazionismo. E probabilmente non poteva esserci
una posizione diversa da parte di chi si ispira all’esperienza primo
novecentesca dei “Giovani Turchi”: rivoluzione dall’alto, centralismo e
repressione delle autonomie (vedi alla voce genocidio armeno). Vogliono Rifare
l’Italia, stavolta non da Marsala ma da Pizzo Calabro, per rifarla peggio. Il
Nord ha votato contro. Ma anche il Sud: la sinistra ha perso pure in Calabria.
di Luciano Capone (L'Intraprendente)
di Luciano Capone (L'Intraprendente)
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