Non solo suicidi di Stato come «crimini
contro l’umanità» ma anche come vere e proprie “morti bianche”
degne di essere commemorate nel giorno dedicato alla Festa del
lavoro. È quanto chiede Confedercontribuenti attraverso le voci del
suo presidente Carmelo Finocchiaro e della direttrice dell’Emilia
Romagna Simona Pedrazzini.
Secondo quanto scrive Finocchiaro infatti «oggi più
che mai serve un patto fra lavoratori e imprenditori per fermare
il declino del nostro Paese. Solo l’unità fra chi lavora e
produce potrà farci ritornare ad essere un Paese che cresce».
Tutto verissimo. Peccato che i sindacati, troppo spesso, ragionino
esattamente all’inverso: gli imprenditori sono sfruttatori da arginare,
nemici da combattere per redistribuire i soldi ai lavoratori. Per questo
temiamo fortemente, per usare un’espressione alquanto eufemistica, che la loro richiesta
non verrà mai accettata dagli organizzatori del Primo
maggio. Eppure, prosegue con grande lucidità Finocchiaro, solo la sopracitata
unità potrebbe «rafforzare la battaglia per una seria riforma
fiscale ormai non rinviabile, per lo sbocco del credito
bancario a imprese e famiglie, per una nuova solidarietà che sostenga
sempre di piu’ gli italiani, ormai rassegnati al rischio di una povertà
dilagante». Insomma tutta quella serie di interventi in grado di far ripartire
un’economia depressa lasciando la maggior parte dei soldi
a chi li produce (le imprese, intese nella loro sinergia fra proprietari e
dipendenti) che, evidentemente, sa anche meglio come spenderli e reinvestirli,
a tutto vantaggio dell’economia reale.
L’obiettivo finale, per Confedercontribuenti, è dar vita a «un primo Maggio che di fronte alla crisi del lavoro, ridiventi un momento per farsi sentire da chi dovrebbe governarci e dopo 50 giorni non riesce ancora a trovare una soluzione praticabile». Insomma un peana del mondo concreto e produttivo alla balcanizzazione della politica e al suo rinchiudersi in una torre d’avorio. Caratteristiche spesso proprie degli stessi sindacati che, nei decenni, hanno dato vita a strutture di potere incancrenito e politicizzato che puntano a tutto tranne che alla semplice salvaguardia dei loro singoli iscritti. Basti guardare a quanto sta succedendo nel Comune di Milano dove la Cgil risulta l’unico sindacato a non manifestare contro le ristrutturazioni di Pisapia: pur di non fargli torto si rinuncia a una battaglia.
L’obiettivo finale, per Confedercontribuenti, è dar vita a «un primo Maggio che di fronte alla crisi del lavoro, ridiventi un momento per farsi sentire da chi dovrebbe governarci e dopo 50 giorni non riesce ancora a trovare una soluzione praticabile». Insomma un peana del mondo concreto e produttivo alla balcanizzazione della politica e al suo rinchiudersi in una torre d’avorio. Caratteristiche spesso proprie degli stessi sindacati che, nei decenni, hanno dato vita a strutture di potere incancrenito e politicizzato che puntano a tutto tranne che alla semplice salvaguardia dei loro singoli iscritti. Basti guardare a quanto sta succedendo nel Comune di Milano dove la Cgil risulta l’unico sindacato a non manifestare contro le ristrutturazioni di Pisapia: pur di non fargli torto si rinuncia a una battaglia.
Anche se non sarà accolta la battaglia di
Confedercontribuenti è sacrosanta: non solo perché pone al centro
dell’attenzione un tema importante come i suicidi per ragioni economiche ma,
soprattutto, perché va nella direzione di armonizzare due mondi
erroneamente concepiti come distinti e distanti: quelli dei lavoratori e
delle imprese.
Matteo Borghi (L'Intraprendente)
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