Quando nel
pomeriggio di sabato 27 aprile Enrico Letta ha annunciato la squadra di governo
e ha pronunciato il nome di Cecile Kyenge in molti si sono guardati in
faccia, un po' sorpresi. Sconosciuta ai più, Cecile Kyenge è una parlamentare
del Pd eletta in Emilia Romagna, della Repubblica democratica del Congo, ma ora
cittadina italiana. Nata nel 1964 è sposata e madre di due figlie e sarà il
prossimo ministro dell'Integrazione e il primo ministro di colore della
Repubblica italiana. La Kyenge è il primo ministro di colore nella storia della
Repubblica italiana. Il "valore aggiunto" - Sposata e madre due figli, la neo
ministra è molto attiva nelle tematiche legate alle integrazione e
all'immigrazione. In un'intervista rilasciata al sito del Pd durante la
campagna elettorale si era presentata così: "La mia candidatura vuole
essere rappresentativa delle voci dei nuovi cittadini migranti, ma anche delle
istanze dei cittadini italiani, perché credo che il meticciato possa essere un
valore aggiunto nella cultura italiana".
Con gli
immigrati - Lunedì 15
aprile la Cecile Kyenge incontrò il prefetto di Modena, Benedetto
Basile: oggetto del colloquio è stata l'interrogazione
parlamentare che la deputata intende presentare a breve in Parlamento
incentrata sull’ennesima rivolta degli internati al Cie di Modena, avvenuta
domenica 7 aprile. Nell'interrogazione la Kyenge vuole ottenere spiegazioni
sull'episodio da parte degli uffici della Prefettura, e intende capire perché
gli agenti di Polizia rifiutino di raccontare quanto accaduto all'interno della
struttura modenese.
L'associazione - La Kyenge è anche portavoce di "Primo Marzo", un progetto di partecipazione dal basso impegnato nella lotta al razzismo e nella difesa dei diritti umani, formato da una rete di comitati territoriali nato nel 2009. L’iniziativa riunisce italiani, migranti, seconde generazioni: tutti accomunati dal rifiuto del razzismo e della cultura dell’esclusione. L’associazione tra l’altro chiede l'abrogazione della Bossi-Fini e, in particolare, del nesso tra contratto di lavoro e permesso di soggiorno; rivendica l'applicazione e l’estensione dell’articolo 18 del testo unico sull'immigrazione come tutela per tutti i lavoratori che denunceranno di essere stati costretti all’irregolarità del lavoro.
L'associazione - La Kyenge è anche portavoce di "Primo Marzo", un progetto di partecipazione dal basso impegnato nella lotta al razzismo e nella difesa dei diritti umani, formato da una rete di comitati territoriali nato nel 2009. L’iniziativa riunisce italiani, migranti, seconde generazioni: tutti accomunati dal rifiuto del razzismo e della cultura dell’esclusione. L’associazione tra l’altro chiede l'abrogazione della Bossi-Fini e, in particolare, del nesso tra contratto di lavoro e permesso di soggiorno; rivendica l'applicazione e l’estensione dell’articolo 18 del testo unico sull'immigrazione come tutela per tutti i lavoratori che denunceranno di essere stati costretti all’irregolarità del lavoro.
Reato di clandestinità - Tra le altre istanze cavalcate dall'associazione
"Primo Maggio", l’abrogazione del reato di clandestinità e del
pacchetto sicurezza; l’abolizione del permesso di soggiorno a punti; la
chiusura dei CIE; una regolarizzazione che sia una soluzione reale e rispettosa
dei diritti umani e della dignità delle persone; il passaggio dal concetto di
'ius sanguinis' a quello di 'ius solì per il riconoscimento della cittadinanza
e una legge che garantisca l’esercizio della piena cittadinanza a chi nasce e
cresce in Italia; una legge organica e adeguata per la tutela dei rifugiati e
dei richiedenti asilo.
(Libero 270413)
(Libero 270413)
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