Ode a
Luca Zaia che, vestito del coraggio tipico del vichingo, dice quel che
tutti pensiamo ma teniamo per noi. Inno alla parola del governatore veneto che
tocca e ha toccato la casta vera, quella che sa incidere direttamente sul
popolo tutto, senza bisogno di mediatori, strategie e inghippi strambi. Perché
è così che funziona: la casta parla, che sia il canale interattivo, lo
schermo di una televisione o la radio ad ospitarla, e la gente del suo verbo fa
bibbia. Viva Zaia perché li ha mandati a quel paese tutti, i meteorologi.
Inferocito per il continuo errore, per lo sbaglio che convince i viaggiatori a
stare a casa, ché tanto dicono che piove. Che scoraggia chi deve
affrontare una due giorni sperando nel sole e che la speranza gliela toglie già
prima, mistificando nubi e neve. E no, Zaia non ci sta più. Che sbagliano e
hanno sbagliato di continuo l’ha affermato, l’ha detto chiaro e ora vuole
«siano oscurate le previsioni del tempo», senza escludere che la Regione
possa «chiedere i danni». L’appello è più o meno questo: «Ci cancellino
dalle previsioni, che facciano un’area tutta nera, non ci importa nulla. Meglio
sarebbe tornare al colonnello Bernacca».
Esagerazione?
No, il Luca ha impacchettato una verità scomoda, visto che di questi
tempi si può discutere tutto, dal Papa all’esistenza di Dio, si può parlare di
politica, al presidente Napolitano dei parlamenteari (sì, sono parlamentari,
facciamocene una ragione) hanno detto che è soporifero. Puoi mettere in
discussione il sistema scolastico, l’autorità delle divise, l’importanza della
norma e anche il peso della famiglia. Non puoi, però, trascurare,
sottovalutare, la previsione del meteo. In giro con gradi 40 e l’ombrello,
perché il sole che spacca le pietre non era un indizio sufficiente perché tu ti
fidassi dei tuoi sensi, “visto che il meteorologo ha annunciato pioggia
nel pomeriggio lo porto, che non si sa mai”. La dittatura del meteo ha
interrotto il rito: paese che vai tempo che trovi, e pazienza se non è il
massimo. Funzionava così, ora invece la pretesa è di trovare esattamente la
temperatura annunciata, come se la natura fosse prevedibile o governabile
(anche qui, dai, facciamocene una ragione). E allora via, diciamo loro
addio, salutiamo le previsioni che devono dire a te, che vivi in un minuscolo
paesino di una regione che rispetto alle correnti dei venti, all’umidità, alle
nubi e a tutto il resto è uno sputo, che devono dirti che tempo farà
domani. Ode a Zaia, censuriamoli tutti. Da qui parte una lotta, quella
alla dittatura del meteo.
di Federica Dato (L'Intraprendente)
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