Come ex-immigrato da 40 anni orgogliosamente italiano denuncio la nomina
di Cécile Kyenge a ministro della Cooperazione internazionale e l'Integrazione
come un atto di razzismo nei confronti degli italiani.
Lei personalmente non c'entra nulla: il
fatto che sia di origine congolese, che abbia o meno la doppia cittadinanza e,
per cortesia, lasciamo stare il discorso sul colore della pelle che è indegno
di una nazione civile. La mia denuncia si fonda innanzitutto sul fatto che
l'integrazione degli immigrati non può prescindere dalla condivisione dei
valori fondanti della nostra identità nazionale e dal rispetto delle regole che
sostanziano la cittadinanza italiana. Viceversa Kyenge e il Pd, un contenitore
che sta per implodere che associa ex-comunisti, catto-comunisti e spregiudicati
qualunquisti, promuovono un modello di società multiculturalista, relativista e
buonista dove si vorrebbe imporre alla nostra Italia di adottare l'ideologia
immigrazionista, che c'impone di spalancare le frontiere per accogliere tutti,
costi quel che costi, concependo l'immigrato buono a prescindere, e che in
definitiva ci porterebbe ad annullarci come nazione per fonderci nel globalismo
considerato come il traguardo più ambito, l'apice della nuova civiltà che ci
premierebbe quali «cittadini del mondo», liberandoci definitivamente del «provincialismo»
che ancora ci lega all'amore per la Patria.
In secondo luogo denuncio il fatto che,
in un momento in cui circa 6 milioni di italiani sono letteralmente ridotti
alla fame e metà delle famiglie non arriva a fine mese a causa di uno Stato
ladrone e aguzzino che costringe ogni giorno mille imprese creditrici a
fallire, il governo dovrebbe avere come proposta programmatica di fondo il
principio «Prima gli italiani». Di fronte agli imprenditori e ai lavoratori che
si suicidano per disperazione e che arrivano, come è accaduto ieri, a voler
uccidere i simboli delle istituzioni, è da criminali favorire gli immigrati a
discapito degli italiani. In questa crisi strutturale causata dalla
speculazione finanziaria globalizzata, dalla dittatura europea e dallo strapotere
delle banche, il governo ha il dovere di privilegiare gli italiani nell'accesso
ai beni e ai servizi per salvaguardare il nostro legittimo diritto alla vita,
alla dignità e alla libertà qui nella nostra casa comune. Invece questa
sinistra ci dice che dobbiamo rassegnarci alla prospettiva della civiltà
multiculturalista, dove si diventa italiani se si nasce in Italia anche se i
genitori disprezzano l'Italia, dove si sommano e si fondono i valori, le
identità e le culture perché sarebbero tutte uguali a prescindere dai loro
contenuti.
Il risultato è il fallimento
della civile convivenza che si tocca con mano proprio nei Comuni amministrati
dalla Sinistra, da Torino a Bologna, da Padova a Firenze. In terzo luogo
denuncio il fatto che per ragioni vergognosamente elettoralistiche, con la
finalità di accaparrarsi il voto degli immigrati costi quel che costi, il Pd
investe sul maggior afflusso degli immigrati in Italia per colmare il deficit
demografico e i posti di lavoro sgraditi dagli italiani. Un governo che ama
l'Italia dovrebbe invece favorire la crescita della natalità degli italiani
sostenendo concretamente la famiglia naturale e, in parallelo, riformare
l'Istruzione per affermare la cultura della responsabilità, del dovere e delle
regole che induca i giovani italiani a rivalorizzare i lavori manuali. Mi
auguro di essere smentito dall'operato del neo-ministro Kyenge ma nell'attesa è
nostro diritto e dovere proclamare ad alta voce «Prima gli italiani».
Magdi Cristiano Allam
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