Cittadinanza sì, cittadinanza no. Ius sanguinis versus ius solis. Il dibattito è aperto e la cittadinanza in questione è ovviamente quella italiana. Cecile Kyenge, neo ministro per l’Integrazione del governo Letta,
è pronta a combattere la sua battaglia a favore degli immigrati nati in
Italia. L’oculista prestata alla politica ha detto alla trasmissione In Mezz’ora:
«Un ddl sullo ius soli sarà pronto nelle prossime settimane. È
difficile dire se riuscirò. Per far approvare la legge bisogna lavorare
sul buon senso e sul dialogo, trovare le persone sensibili. È la società
che lo chiede, il Paese sta cambiando». Ne è convinta la Kyenge e
qualcuno la sostiene anche. Addirittura, per dare lustro alla geniale
idea si dice pronta a utilizzare il volto di Mario Balotelli, bomber del Milan.
Chi meglio di SuperMario può tornarle utile. Ma mentre lei si fa bella
agli occhi degli immigrati (clandestini e non) e di tutti quelli che
sostengono il multiculturalismo imperante nella società italiana, a Udine si consuma una vicenda sulla quale è utile prestare attenzione: sei persone, tutte di origine magrebina – quattro marocchini e due tunisini
– prima si accoltellano vicendevolmente in strada poi, non contenti,
continuano la rissa all’interno del pronto soccorso dell’ospedale. Per
placare gli animi è necessario l’intervento dei carabinieri, allertati
dai medici per paura che una eventuale degenerazione della violenza potesse costare cara alla loro incolumità e a quella degli altri pazienti.
Morale della favola: Mohammed Er
Rachidi, (30 anni), Assou Mguil (39 anni), Aziz Mguil (43 anni),
Bouchaib Mguil (48 anni), Moez Rezgui (39 anni) e Mouhmed Hannechi (30
anni) sono stati arrestati con l’accusa di rissa aggravata.
Sarebbe potuto succedere anche a sei italiani? Assolutamente sì, ma
questa non è un’attenuante. Anzi. Se abbiamo già le nostre grane (il
fenomeno della delinquenza che cresce a dismisura e la
mafia, piaga sociale tutta italiana) perché accollarci anche ciò che
esula, in teoria, dalle nostre competenze? Se c’è qualcosa che rimane
oltre il nostro raggio d’azione noi facciamo di tutto per farcelo
rientrare e diamo la cittadinanza italiana – per cui vigono al momento
regole neanche così rigide – a tutti. Dal mondo politico le reazioni
sono eterogenee. Per fortuna. «Il Movimento Giovani Padani, insieme alla Lega Nord, si opporrà in tutti i modi all’incirca mento della clandestinità.
Questa cittadinanza facile per coloro che commettono il reato di
clandestinità è soltanto un’operazione di facciata per favorire i
ricongiungimento familiari e affossare definitivamente la nostra
economia e il nostro stato sociale» fanno sapere da Via Bellerio. A tale
proposito fa eco la dichiarazione del deputato pidiellino Maurizio Bianconi:
«La cittadinanza è un tema importante, ma assai divisivo e sopratutto
non urgente. Esso, bel lontano dal risolvere le vere emergenze
nazionali, tuttavia divide, fa discutere, garantisce titoli e spazi nei
media. Sarebbe bene dunque che il neo parlamentare e neo ministro Kyenge
si astenesse da proclami improvvidi quanto sgangherati su di un tema cosi delicato che investe i presupposti della nostra Costituzione
(sulla quale Lei ha giurato), i rapporti con l’Europa, i diritti
soggettivi di ciascuno, valutazione di coesione sociale». La ministra
voleva anticipare i tempi rispetto al resto dell’Europa, ma forse
stavolta, più che mai, è meglio tarparsi le ali.
di Antonella Luppoli (L'Intraprendente)
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