Nei giorni
in cui la Lega tuona contro la nomina a ministro di Cècile Kyenge, si apprende un retroscena
dai risvolti curiosi. Siamo a Pesaro, provincia marchigiana in riva
all’Adriatico: qui vive Kapya Kyenge, per gli amici Dora, sorella di Cècile. Ha
46 anni, lavora all’IperCoop e gestisce una piccola sartoria nel centro della
città, dove risiede anche la figlia del ministro, studentessa universitaria a
Urbino.
Nel 2008 a Dora
viene assegnata una casa popolare nella periferia pesarese. Al momento del trasferimento
l’alloggio risulta occupato abusivamente da una famiglia marocchina, ragion per
cui la Kyenge decide di chiedere aiuto alle autorità competenti e alla Lega
Nord di Pesaro. «L’idea di rivolgermi alla Lega - spiegava lei - mi è venuta
guardando uno dei manifesti del partito affisso su un muro cittadino, uno di
quelli che mostrano un indiano rinchiuso nelle riserve. Ho pensato che c’era
della verità, così ho deciso di chiamare un dirigente locale».
Da lì nasce
un curioso patto per la legalità tra la sorella dell'attuale ministro e l’allora
segretario comunale della Lega Dante Roscini. «Chiedere il rispetto delle
regole - incalzava la Kyenge - non è razzismo, ci sono tanti immigrati come me
che hanno sempre fatto il massimo per integrarsi e hanno sempre seguito la
legge». La vicenda, documentata
dall’edizione locale del Resto Del Carlino, si è protratta per
alcuni mesi fino alla liberazione dell’appartamento grazie alla conclusione
della causa avviata dall’Erap, ente che gestisce gli alloggi. All’annuncio
della notizia, la Kyenge ha preso carta e penna per esprimere la propria
gratitudine ai tanti
che si erano interessati al caso: «ringrazio il sindaco, il Comune e l’Erap per
avermi ascoltata, ma il grazie più sentito va al segretario della Lega che ha
combattuto questa battaglia con me». «Quando l’ho chiamato per chiedergli aiuto
pensavo che mi avrebbe chiuso il telefono in faccia, partivo con il pregiudizio
che i leghisti ce l’avessero con tutti gli extracomunitari».
Invece a
Pesaro le cose sono andate diversamente. «Quello che abbiamo ottenuto - ribadisce Dora - va a
favore di tutti coloro che in futuro avrebbero potuto trovarsi nella mia
situazione se noi non avessimo vinto questa “battaglia” per la legalità». Il
lieto fine della vicenda ha avuto un forte eco mediatico in provincia e ha
fatto balenare nella testa di Roscini,
oggi consigliere comunale, l’idea di candidare Dora Kyenge in quota Lega
alle amministrative del 2009. La proposta rimase nel cassetto e non è mai stata
avanzata, ma agli atti restano la stima reciproca e la soddisfazione per una
sfida vinta a quattro mani da un segretario leghista e una cittadina italiana
di origine congolese.
MarcoFattorini (Linkiesta)
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