domenica 4 agosto 2013

Lorsignori aiutano solo le imprese del Sud


L'ennesimo pugno in faccia ce lo hanno tirato i senatori, votando l'emendamento che da Roma in giù dimezza i contributi per i neoassunti. Al Nord la faccenda non è così. Inaccettabile miopia.  
A Roma non sono tutti impazziti. Continuano coerentemente con lo stillicidio sistematico del Nord Italia. A Roma non è il caldo a far scivolare i palazzinari che decidono del nostro destino, si tratta di miopia da incompetenza. Perché l’impresa è a settentrione, perché le imprese del Settentrione mantengono quel carrozzone chiamato Belpaese, un quadro credibile quanto drammatico di una deindustrializzazione in corso e loro, i senatori della Repubblica italiana, votano un super bonus per le aziende del Sud. E interviene una questione di giustizia (mancata), perché non solo si tratta di mera incapacità strategica (se non salvi le imprese venete, brianzole, piemontesi, se non salvi il manifatturiero non ti resta nulla, se non l’assistenzialismo ovvero il default) ma soprattutto di iniquità. Inaccettabile. 
Lo chiamiamo bonus giovani, riguarda tutto il Paese e dovrebbe incentivare le assunzioni, leggasi anche sostenere le imprese vis-à-vis con il costo del lavoro a livelli impressionanti. Incredibile ma vero, il bonus sarà maggiore in Molise, Campania, Abruzzo, Puglia, Basilicata, Calabria, Sardegna e Sicilia. In cosa consiste? Serviti: per ogni assunzione a tempo indeterminato di giovani tra i 18 e 29 anni, il datore di lavoro potrà ridurre il versamento mensile all’Inps della metà dell’importo lordo versato all’assunto: ti pago mille euro, cinquecento è lo “sconto” che esigo dall’Ente previdenziale. La faccenda funziona fino a un massimo di 975 euro. Nel Mezzogiorno. Perché dalle parti di Milano l’incentivo si ferma a quota un terzo dell’importo, arrivando a un massimo di 650 euro mensili da poter tenere in cassa. E non si può accettare, perché non ci vuole uno scienziato per comprendere che così non risolvi i problemi meridionali, che lì l’occupazione la crei con riforme e piani economici reali. Con la guerra alla criminalità organizzata ed eventualmente con la defiscalizzazione per gli investimenti di multinazionali capaci di resistere alla “mala”. Allora questo diventa un doppiopesismo cieco, becero. Perché quell’incentivo “rafforzato” da queste parti avrebbe cambiato una marea di cose. Perché sono quei segnali che le industrie aspettano, le stesse che non possono più affrontare una tassazione spropositata, servizi zero, burocrazia asfissiante. Dove di manodopera (ancora per poco) c’è bisogno ma non la si può pagare, che se i sindacati scoprono un accordo lucido e costruttivo tra imprenditore e lavoratori.
I senatori, di fatto, votando quei due articoli del ddl di conversione del decreto 76/2013 si sono presentati impettiti e strafottenti davanti alle lapidi degli imprenditori suicidi, numericamente impressionanti, drammatiche nel loro esistere, quasi tutte di casa in Veneto. Di fatto votando un emendamento iniquo hanno preso a sberle il Nord che ha trainato l’Italia sino a oggi e che per questo sta morendo. Anche se questa non è una novità. Di fatto mettendo in scena l’ultimo teatro al razzismo, dal retrogusto d’inettitudine politica, hanno avvicinato di un passo la rivoluzione vera, quella che ha per protagonisti coloro che non l’annunciano, mai. Quella che vuole le imprese fuggire, l’Italia deindustrializzata e gli imprenditori che restano tracciare un solco irreversibile tra il Nord e il resto della nazione. Ché dal loro punto di vista non fa che svilire e saccheggiare le loro fatiche. Chi può gli dia torto. E non veniteci a fare ricostruzioni storiche per cui laggiù hanno portato via tutto. È vero, eppure son passati abbastanza anni perché quel gap venisse colmato. La rappresentanza in parlamento certo non è mai mancata, a quel laggiù. I peccati del Nord, poi, ammesso ne abbia commessi, sono stati espiati con un salasso che va avanti da troppo. Il super bonus è l’offesa ultima, non  si fosse capito. Temiamo infine non sarà esattamente l’ultima.
di Federica Dato (L'Intraprendente)

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