Da dentro casa Walter spiava oltre le finestre le
centinaia e centinaia di persone che sono accorse nel suo paese per
dimostrargli la loro vicinanza. Per fargli capire che loro, come tanti altri e
diversamente dallo Stato, non lo considerano un criminale. Circa
500 persone, provenienti da ogni città del Veneto: Padova, Verona, Treviso,
Venezia. Pochi quelli che si sono fatti fermare dalla pioggia battente che,
fino a qualche minuto prima che il corteo iniziasse a sfilare per il centro del
comune di Legnaro, cadeva inesorabile. Quasi un segno, che quella
manifestazione doveva arrivare al termine. Fiaccole accese, gonfaloni veneti,
bandiere della LIFE (Liberi Imprenditori Federalisti Europei), Xoventù
indipendentista, qualche esponente di Forza Nuova e della Lega Nord. Ma
soprattutto tante, tantissime persone comuni, che lo conoscono e che lo
considerano un brav’uomo. C’è chi sapeva di questa manifestazione e si è fatto
trovare pronto sul luogo dell’appuntamento. Ma c’è stato anche chi ha aderito
all’ultimo minuto, infilandosi nel corteo quando l’ha incrociato. C’erano i
bambini, le famiglie, con le fiaccole in mano. Accese, che illuminavano il
percorso verso la casa di un uomo reo di aver voluto difendere la sua
famiglia.
“Non si tratta solo di Walter, si tratta del nostro diritto
di poterci difendere: difendere noi e la nostra famiglia” dice Giacomo Mirto,
organizzatore della manifestazione insieme a Carlo Trevisan e Lucio Chiavegato,
presidente della LIFE. “E’ stato questo a farci muovere in piazza. Oggi abbiamo
manifestato in solidarietà a Walter Onichini, ma domani potrebbe essere
per qualcun altro. Noi vogliamo essere liberi di poterci difendere, e questa
legge, questo Stato, non ce lo permette” dice Mirto. Lo stesso messaggio
riportato sullo striscione che apriva il corteo. Lo stesso che descriveva l’evento
su Facebook, che ha raccolto l’adesione di oltre mille persone: “Ad ogni ingiustizia
noi ci saremo”. Come una promessa, di chi vuole lottare contro la giustizia
italiana.
Perché il sentimento era anche questo, la
rabbia verso questo Stato che non tutela i veneti, ma tutela i clandestini.
E le persone in corteo lo gridavano ad alta voce, incuranti degli agenti della
polizia presenti per tutelare l’ordine pubblico. Lo hanno fatto soprattutto i
ragazzi di Xoventù Indipendentista, un’organizzazione giovanile politica, ma
trasversale ai partiti, che si batte per l’indipendenza del Veneto e
ancora capace di parlare di comunità e dei suoi valori. “Clandestini e ladri
liberi, i nostri veneti condannati”. Ma tanti altri piccoli slogan che danno
voce alla frustrazione della gente: “Basta razzismo contro i Veneti”
piuttosto che “No al terrorismo tributario”. Per tutti, in due parole:
basta Stato, basta Italia. E le bandiere venete, alzate sotto il cielo che si
faceva di ora in ora sempre più nero, lo dimostravano. Perché uno Stato che non
tutela un cittadino non è il loro Stato. E nemmeno di chi sa di poter essere il
prossimo. Perché ieri chi ha reagito a una situazione che non aveva pianificato
nella sua vita è Walter Onichini. Ma domani Walter Onichini potrebbe essere
ognuno di noi.
di Francesca Carrarini (L'Intraprendente)
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