Roberto Ciambetti, assessore regionale al Bilancio ed Enti locali del
Veneto - “Il debito pubblico vola a
superare la soglia del 130,3%, mentre i tagli imposti al decentramento, dai
Comuni alle Regioni, tagli che hanno colpito anche la sanità, sono innegabili:
insomma, la spesa del decentramento cala, e cala in maniera vistosa, ma il
debito pubblico cresce, e cresce in maniera vistosa, senza che vi sia stata una
esplosione dei tassi di interesse tale da giustificare un incremento del
fabbisogno statale”.
Roberto Ciambetti
commenta in maniera molto preoccupata l’analisi di Eurostat che sottolinea come
al primo posto nel rapporto Debito Pubblico/Pil vi sia la Grecia, mentre
l’Italia, al secondo posto, distanzia Portogallo e Irlanda. “Ci sono dati da
far tremare – spiega Ciambetti - Le banche italiane non finanziano imprese e
famiglie perché hanno sostituito gli investitori esteri nella sottoscrizione di
Bot e Btp oggi in mano straniera solo per il 39.4 per cento contro il 40,5 per
cento del mese di maggio. Siamo secondi in Europa dopo la Grecia nel
rapporto Debito/Pil, ma ad Atene il Parlamento ha approvato il licenziamento
o la messa in cassa integrazione di circa 25 mila dipendenti pubblici: in
Italia ci sono intere Regioni che vivono sul Pubblico Impiego e mi chiedo
quanta gente dovremmo licenziare noi se appunto Atene, dopo la dura cura
dimagrante degli ultimi due anni, vara un piano di licenziamenti
pesantiossimo. Bruxelles stima un buco imprevisto nei conti ellenici che
oscilla tra i 2.8 e i 4.5 miliardi ma la Süddeutsche Zeitung, invece,
parla di circa 10 miliardi in meno; dalle cronache italiane sono
scomparsi velocemente quegli 8 miliardi che, secondo il Financial Times, lo
stato ha perso per operazioni sui derivati, 8 miliardi, il doppio
dell’ipotetico tagli Imu di cui tanto si parla in questi giorni, che
incombono sui conti pubblici già disastrati in un paese dove la povertà
assoluta riguarda circa 4, 814 milioni di abitanti, quasi come l’intera
popolazione del Veneto. Dal 2008 in poi la crescita delle spese sostenute
dall’Inps per sussidi e aiuti ai disoccupati ha avuto un incremento
del 108% rispetto ai quattro anni precedenti. Nel 2012 la spesa è
aumentata complessivamente del 16,8% rispetto all’anno precedente e questo ci
dice che senza lavoro, cioè senza rilancio vero dell’economia vera, quella
produttiva, ci avviteremo in una spirale perversa. La domanda sociale
cresce, ma gli enti locali e le Regioni, cioè chi si trova in prima linea per
fronteggiare l’emergenza, sono stati disarmati e ciò nonostante il debito
pubblico continua a crescere, come una metastasi. Fino ad oggi – prosegue
Ciambetti - lo stato ha colpito, e colpito duramente, il decentramento ma non
ha inciso nelle vere centrali di spesa che continuano a moltiplicarsi come se
nulla fosse e fanno sì che il debito pubblico vada fuori da ogni controllo. Nel
maggio 2007, quando vi fu la staffetta tra Berlusconi e Prodi il rapporto
Debito Pubblico/Pil era del 103.3 per cento. Allorquando le oligarchie
internazionali imposero il governatorato di Monti il rapporto era del 119
per cento salito al 126,5 per cento nel volgere di pochi mesi. Oggi – conclude
l’assessore regionale veneto – dopo manovre e spending review, dopo aver
accentrato a Roma le tesorerie di tutti gli enti, tagliato le pensioni,
allungarto i tempi del pensionamento, tagliato i trasferimenti a Comuni e
Regioni, il debito sale ancora. Dire che qualcosa a Roma non funzioni è dir
poco: lo stato cicala continua a cantare quando si presenta davanti a noi
un settembre sempre più nero e non occorre essere dei guru per capire che sta
crescendo una tensione sociale pesantissima, che potrebbe aprire porte a
follie, a provocazioni, a infiltrazioni potenzialmente molto pericolose”
da VicenzaPiù.
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