Luca Zaia, governatore del Veneto, ha
stilettato i colleghi meridionali, a buona ragione. Li ha messi sul piatto, i
numeri. Quelli che non mentono, che ci puoi giocare un po’, finché gli altri
sono distratti, ma alla fine o tornano o qualcuno li ha “lavorati” male: «Un
pasto negli ospedali veneti costa 6,5 euro, 60 in quelli siculi. Sono tutti
sulla guida Michelin?». Pragmatico, infuriato, a Radio 24 ha
quantificato il risparmio possibile – «trenta miliardi, trenta» – se si
applicasse la gestione veneziana al Belpaese. Inappuntabile. Siamo con
Zaia. Come non esserlo, nasciamo per offrire voce al Nord strozzato
noialtri. La provocazione-offerta il Luca l’ha impiattata: non siete in grado?
Ci pensiamo noi: «Al Sud vadano i nostri manager», anti-sprechi,
efficentisti, risanatori. Il velato e presunto “più onesti di altri” lo
esplicitiamo, che tanto s’intuisce. Inappuntabile. Spedisci il buono
settentrionale a regolamentare quel Meridione che senza saperlo si tira, a
colpi di assistenzialismo e incapacità di fare impresa, la zappa sui piedi. La
stessa che a veneti, lombardi & Co. tira in testa ogni dì. Inappuntabile,
in teoria. Infattibile, alle condizioni attuali, in pratica. Perché
funziona come per le multe. Sono passati anni, lo ricordo come fosse ieri:
Messina, tardo pomeriggio. Il sole picchia, il traffico è intenso. I
marciapiedi enormi (enormi veramente) riescono a ospitare familiari
parcheggiate di traverso. Sgattaioli tra un paraurti e l’altro per un po’, poi
vieni costretto all’asfalto, rischiando che un motorino ti trascini via con sé.
Un siculo, uno di quelli che Milano la vive per scelta, tace (tipico, ndr).
E allora glielo chiedo: «Perché non li multano, perché sembra lecito
l’illecito. Il rischio, come il disagio, sono lampanti». Tace, ancora.
«Va bene, se la polizia locale non è in grado di far la propria parte, perché
non trasferirne un po’ dalla Lombardia, di vigili? Quelli in tre giorni
li sistemano tutti». Non tace più, il capello scuro: «Perché in meno di
ventiquattro ore li rispediscono al mittente mal conci, col fischietto a mezza
gola. Le sanzioni si farebbero carta straccia e in caso contrario nascerebbe
una sorta di rivoluzione. È più complicato di così. Molto più complicato
di come pensi». Ci ho pensato un po’. Giusto una decina d’anni. E l’ho capito
che è più complicato di così.
È come per le multe, tutto il Sud funziona come quei
marciapiedi specchio del senso dello Stato inesistente. Luca Zaia ha
ragione, è tempo di cambiare marcia, far sì che le regole siano tali ovunque,
che la rapina fiscale alle imprese-locomotiva-d’Italia finisca. Luca
Zaia ha ragione ma non è così semplice. Il manager capace lo fanno a fettine in
una manciata di minuti. Neppure il tempo di pensare a un paio di aggiustamenti
e gli hanno già fatto passare la voglia di bazzicare le terre di sole e caffè.
E non perché laggiù siano tutti marci, neppure perché sono tutti mischiati alla
criminalità organizzata. Accusati di omertà molti cittadini
neppure l’hanno mai capito che la roba che qui chiameremo “mala” è la stessa
che li uccide negli ospedali indegni di questo nome. Da quelle parti devi
mandarci l’esercito, a salvare un popolo abbandonato da uno Stato
vigliacco e schiavo di se stesso. Capace di umiliarsi e ignaro che un mondo
diverso è possibile, quel popolo. Da quelle parti il manager settentrionale ce
lo devi mandare, quando hai disegnato un piano d’azione. Quando defiscalizzi
e proteggi le aziende che possono creare un’alternativa all’assistenzialismo
imperante. Quando mostri a quel popolo che oggi succhia il sangue al Nord lo
Stato. Allora lì esigi. E noi vogliamo si esiga quanto prima. Vogliamo che il
suo Veneto, Zaia, smetta di soffrire. Per questo occorre lottare, molestare
Roma, battere i pugni. Fino ad allora i nostri manager teniamoli al sicuro. Ci
servono, sono il nostro futuro.
di Federica Dato (L'Intraprendente)
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