Anche per il
2016 la Regione Veneto darà continuità alla misura sperimentale anti-povertà
denominata “reddito di inclusione attiva”. Con la delibera pubblicata sul
Bollettino ufficiale regionale di martedì 19 gennaio, 61 comuni del Veneto, tra
cui i sette capoluoghi di provincia, si vedono assegnare 1.800.000 euro del
fondo sociale per finanziare interventi di reinserimento sociale e lavorativo.
“Diamo così prosecuzione ai progetti di sostegno attivo e di reinserimento
avviati in via sperimentale a Rovigo e dal 2014 estesi agli altri sei
capoluoghi di provincia”, dichiara l’assessore al sociale Manuela Lanzarin.
Lo scorso anno nei sette capoluoghi del Veneto quasi 500 persone hanno beneficiato di questa forma di sostegno economico erogata sulla base di progetti che hanno coinvolto i servizi sociali dei Comuni, i servizi per le dipendenze e la salute mentale, organizzazioni non profit e cooperative, sindacati e organizzazioni datoriali. I progetti, rivolti prioritariamente a ultra 55enni disoccupati o a persone che per patologie, scarsa formazione o gravi situazioni di svantaggio sono escluse dal mondo del lavoro, per il 45 per cento dei casi si sono tradotti in un reddito di inserimento corrisposto in cambio di una prestazione lavorativa, mentre per il 55 per cento dei casi hanno previsto forme di sostegno economico in cambio di un impegno sociale. L’investimento del fondo sociale regionale è stato pari a un milione e mezzo di euro.
“Nel programmare la distribuzione delle risorse 2015 del Fondo sociale – sottolinea Manuela Lanzarin – abbiamo voluto privilegiare questa misura anti-povertà allargando i contributi a sostegno delle iniziative dei comuni e del privato sociale che, come rilevato dal tavolo di monitoraggio regionale, si sono dimostrate efficaci nel contrasto all’esclusione sociale. Il reddito di inclusione attiva non è un mero sussidio assistenziale, ma una misura di reinserimento che presuppone il lavoro di rete tra i servizi e la compartecipazione finanziaria al progetto da parte degli enti coinvolti”.
Il reddito di inclusione attiva, oltre che nei sette capoluoghi di provincia, è in corso di sperimentazione in 3 comuni veneziani, 10 padovani, 4 bellunesi, 14 vicentini e 23 veronesi.
Da Vicenzapiù
Lo scorso anno nei sette capoluoghi del Veneto quasi 500 persone hanno beneficiato di questa forma di sostegno economico erogata sulla base di progetti che hanno coinvolto i servizi sociali dei Comuni, i servizi per le dipendenze e la salute mentale, organizzazioni non profit e cooperative, sindacati e organizzazioni datoriali. I progetti, rivolti prioritariamente a ultra 55enni disoccupati o a persone che per patologie, scarsa formazione o gravi situazioni di svantaggio sono escluse dal mondo del lavoro, per il 45 per cento dei casi si sono tradotti in un reddito di inserimento corrisposto in cambio di una prestazione lavorativa, mentre per il 55 per cento dei casi hanno previsto forme di sostegno economico in cambio di un impegno sociale. L’investimento del fondo sociale regionale è stato pari a un milione e mezzo di euro.
“Nel programmare la distribuzione delle risorse 2015 del Fondo sociale – sottolinea Manuela Lanzarin – abbiamo voluto privilegiare questa misura anti-povertà allargando i contributi a sostegno delle iniziative dei comuni e del privato sociale che, come rilevato dal tavolo di monitoraggio regionale, si sono dimostrate efficaci nel contrasto all’esclusione sociale. Il reddito di inclusione attiva non è un mero sussidio assistenziale, ma una misura di reinserimento che presuppone il lavoro di rete tra i servizi e la compartecipazione finanziaria al progetto da parte degli enti coinvolti”.
Il reddito di inclusione attiva, oltre che nei sette capoluoghi di provincia, è in corso di sperimentazione in 3 comuni veneziani, 10 padovani, 4 bellunesi, 14 vicentini e 23 veronesi.
Da Vicenzapiù
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