Accoglienza dei profughi sì perchè è
obbligatoria, ma con l’iscrizione all’anagrafe per tutelare la sicurezza
pubblica e non imporre il mantenimento ai comuni.
La proposta arriva dai comuni di Schio e Montecchio maggiore, che hanno inviato al prefetto Eugenio Soldà di Vicenza e dei Sindaci dell’Ulss 4 e 5 una lettera nella quale chiedono l’obbligo dell’iscrizione all’albo anagrafico dei richiedenti asilo dopo tre mesi di domicilio sul territorio comunale.
La motivazione è molto semplice e agli occhi di chi è abituato a fare le cose ‘in regola’, può sembrare paradossale.
Secondo Valter Orsi e Milena Cecchetto, rispettivamente sindaci di Schio e Montecchio, esistono problematiche molto serie derivanti dalla gestione attuale nel rilascio dei documenti ai profughi.
“A oggi – è la sintesi della lettera firmata da Orsi e Cecchetto – il rilascio della carta d’identità per i richiedenti asilo avviene di fatto prima che la Commissione, chiamata ad analizzare le condizioni per riconoscere lo status di rifugiato, abbia svolto e concluso la propria valutazione. Per emetterla, vengono utilizzati i dati acquisiti nel momento della fotosegnalazione fatta al loro arrivo. E’ ampiamente possibile però – hanno continuato – che in un secondo momento, davanti alla Commissione, il profugo rilasci generalità diverse. Nel caso in cui la persona non torni poi presso gli uffici anagrafe per effettuare la rettifica e la correzione delle generalità, il comune non può procedere ad annullare la precedente carta di identità e ad emettere un nuovo documento e il soggetto si troverebbe ad essere libero di circolare con un doppio documento d’identità”.
Un paradosso quindi, impossibile da accettare sia per una questione di sicurezza, ma anche per un motivo decisamente più pratico, che è legato al costo della gestione diretta di migranti.
“C’è una conseguenza possibile che rischia di ricadere e pesare molto sulle risorse dei comuni – hanno sottolineato Orsi e Cecchetto nella lettera – Se qualcuno approfittasse di questo stratagemma, dovrebbe essere denunciato per ‘rilasciata falsa generalità’ e di conseguenza avrebbe l’obbligo di rimanere nel territorio anche nel caso in cui venisse respinto lo status di rifugiato. Questo perché si dovrebbe attendere il giudizio della denuncia. In questo caso si verrebbe a creare una situazione molto delicata per i comuni che, avendo concesso la residenza ai migranti, si troverebbero anche ad essere costretti a farsene carico e mantenerli, visto che difficilmente queste persone hanno una loro autonomia economica”.
Per by-passare questi problemi, Schio e Montecchio si sono rivolti al prefetto e ai loro colleghi, confidando che condividano la loro posizione.
“Chiediamo un controllo sulle procedure al fine di garantire la sicurezza del territorio – conclude la lettera di Orsi e Cecchetto – e che venga messo in atto un meccanismo che possa mettere in rete gli uffici dei Comuni e le strutture incaricate delle verifiche per il riconoscimento o meno dello status di rifugiato”.
A.B. (Altovicentinonline)
La proposta arriva dai comuni di Schio e Montecchio maggiore, che hanno inviato al prefetto Eugenio Soldà di Vicenza e dei Sindaci dell’Ulss 4 e 5 una lettera nella quale chiedono l’obbligo dell’iscrizione all’albo anagrafico dei richiedenti asilo dopo tre mesi di domicilio sul territorio comunale.
La motivazione è molto semplice e agli occhi di chi è abituato a fare le cose ‘in regola’, può sembrare paradossale.
Secondo Valter Orsi e Milena Cecchetto, rispettivamente sindaci di Schio e Montecchio, esistono problematiche molto serie derivanti dalla gestione attuale nel rilascio dei documenti ai profughi.
“A oggi – è la sintesi della lettera firmata da Orsi e Cecchetto – il rilascio della carta d’identità per i richiedenti asilo avviene di fatto prima che la Commissione, chiamata ad analizzare le condizioni per riconoscere lo status di rifugiato, abbia svolto e concluso la propria valutazione. Per emetterla, vengono utilizzati i dati acquisiti nel momento della fotosegnalazione fatta al loro arrivo. E’ ampiamente possibile però – hanno continuato – che in un secondo momento, davanti alla Commissione, il profugo rilasci generalità diverse. Nel caso in cui la persona non torni poi presso gli uffici anagrafe per effettuare la rettifica e la correzione delle generalità, il comune non può procedere ad annullare la precedente carta di identità e ad emettere un nuovo documento e il soggetto si troverebbe ad essere libero di circolare con un doppio documento d’identità”.
Un paradosso quindi, impossibile da accettare sia per una questione di sicurezza, ma anche per un motivo decisamente più pratico, che è legato al costo della gestione diretta di migranti.
“C’è una conseguenza possibile che rischia di ricadere e pesare molto sulle risorse dei comuni – hanno sottolineato Orsi e Cecchetto nella lettera – Se qualcuno approfittasse di questo stratagemma, dovrebbe essere denunciato per ‘rilasciata falsa generalità’ e di conseguenza avrebbe l’obbligo di rimanere nel territorio anche nel caso in cui venisse respinto lo status di rifugiato. Questo perché si dovrebbe attendere il giudizio della denuncia. In questo caso si verrebbe a creare una situazione molto delicata per i comuni che, avendo concesso la residenza ai migranti, si troverebbero anche ad essere costretti a farsene carico e mantenerli, visto che difficilmente queste persone hanno una loro autonomia economica”.
Per by-passare questi problemi, Schio e Montecchio si sono rivolti al prefetto e ai loro colleghi, confidando che condividano la loro posizione.
“Chiediamo un controllo sulle procedure al fine di garantire la sicurezza del territorio – conclude la lettera di Orsi e Cecchetto – e che venga messo in atto un meccanismo che possa mettere in rete gli uffici dei Comuni e le strutture incaricate delle verifiche per il riconoscimento o meno dello status di rifugiato”.
A.B. (Altovicentinonline)
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