martedì 28 giugno 2016

Please, leave us alone

Leggo le dichiarazioni di leader del centro-sinistra italiani sulla necessità di cambiare le politiche europee e mettere in primo piano sicurezza, lotta alla disoccupazione, rilancio dell’economia, allentamento del Fiscal compact. A parte il fatto che questo è il programma della Lega, mi chiedo se chi ha trascinato nel baratro l’Unione Europea e le nostre economie siano le persone adatte a rilanciare il percorso comunitario e di ripresa economica.
Insomma, sono credibili in questa veste di Rifondatori i vari Monti, Napolitano e i loro prestanome, emissari di quei poteri forti che hanno voluto inondare l’Europa di manodopera e manovalanza a bassissimo costo del lavoro, saccheggiare i risparmi delle famiglie, azzerare lo stato sociale e i suoi servizi, dall’assistenza alle pensioni, possono gestire il rilancio di una Europa solidale, che ponga le sue basi sul lavoro, il rispetto dei lavoratori, la tutela del risparmio,  il sostegno ai produttori e lo stato sociale con servizi diffusi alle famiglie?  Io non penso che gli strateghi della disfatta siano le menti adatte a ricostruire l’Europa. La classe dirigente che ci ha guidato fino ad oggi – e non parlo solo della classe politica – è giunta al capolinea e il messaggio che è giunto dagli elettori britannici è chiaro: leave us alone, espressione che in prima battuta significa lasciateci in pace, lasciateci stare. L’invito è chiaramente rivolto ad una classe dirigente imbelle, presuntuosa, che si ritiene intoccabile quanto infallibile. Cameron ne è un esempio: oxfordiano altezzoso, sostenuto da quei poteri forti che da anni mirano a minare i processi democratici delegittimando la politica per lasciare le scelte strategiche nelle mani di tecnocrati e burocrati pasticcioni, è giunto al capolinea. Ha sbattuto la faccia contro la realtà.
Ma Cameron non è l’unico in Europa. Anche in Italia non mancano esempi eclatanti di autostima esagerata, faciloneria e totale asservimento a tecnocrati e burocrati che negli ultimi anni  non solo ci hanno inondato di immigrati, aprendo praterie alla delinquenza libera di scorrazzare e fare affari nelle nostre città, ma hanno anche distrutto il patto tra generazioni, minato le pensioni, abbattuto i servizi sociali, sottratto risorse agli enti locali e al decentramento lasciato solo a fronteggiare emergenze su emergenze. Come in Gran Bretagna, anche da noi, si pone il problema del ricambio della classe dirigente e con essa la costruzione di un nuovo progetto comune che sia basato sull’esaltazione della democrazia, la vera partecipazione popolare, lo stato sociale. Torniamo alla sfida che Dahrendorf  spiegava già nel lontano 1995:   “Il compito che incombe sul primo mondo nel decennio prossimo venturo è quello di far quadrare il cerchio fra creazione di ricchezza, coesione sociale e libertà politica. La quadratura del cerchio è impossibile; ma ci si può forse avvicinare, e un progetto realistico di promozione del benessere sociale probabilmente non può avere obiettivi più ambiziosi”.  La sfida, a vent’anni da quel testo, è la stessa: da qui bisogna ripartire per ricostruire l’Europa, pensando globalmente ma agendo localmente.  E per quanto riguarda i vari mr. Monti, Napolitano o i loro prestanome, come si dice in Inglese (paradossalmente la lingua condivisa in Europa per quanto extracomunitaria) please, leave us alone. 
Roberto Ciambetti, presidente del Consiglio regionale del Veneto

sabato 25 giugno 2016

Sparatoria tra rom. Il sindaco di Schio si dissocia dalla precedente amministrazione che voleva integrazione a tutti i costi.

“Non ho mai condiviso la politica di inserimento di questa famiglia rom nel comune di Schio – ha commentato il sindaco Valter Orsi – Un progetto iniziato dalla precedente amministrazione comunale, che ha destinato una casa Ater agli Helt per inserirli nel contesto sociale cittadino”.
Orsi, che in campagna elettorale aveva promesso di tenere il pugno di ferro contro i rom che non si adattano alle regole civili, è sceso in campo per manifestare il suo disappunto nei confronti di chi sembra voler ‘combattere contro i mulini a vento’ pur di dimostrare che questo tipo di integrazione può funzionare. “Grazie al lavoro della Polizia Locale – ha spiegato – alcuni mesi fa, abbiamo colto in flagranza di reato una di queste persone, che guarda caso è stata inserita in un alloggio di proprietà Ater. Ho chiesto ufficialmente all’Ater di rivedere i criteri di assegnazione e togliere l’affidamento dell’appartamento. Ora confido che le indagini delle forze dell’ordine facciano chiarezza sulle responsabilità di questo atto. I nostri territori – non meritano queste violenze. Il posto giusto per i protagonisti di questa vicenda – ha concluso – è la prigione”. 
Natalia Bandiera (Altovicentinonline)

Sparatoria tra rom. A Schio alla famiglia Helt un appartamento con tre stanze concesso dall’Ater.

A Schio intanto, monta la polemica sulla presenza di quella famiglia di rom che proprio non ne vuole sapere di integrarsi e che addirittura gode di un privilegio che stride con il tenore di vita dei componenti di quel nucleo, che sembra vivere alla luce dell’illegalità. Gente che viaggia su Bmw, Merceds e Suv ma che ha a disposizione un appartamento con tre stanze concesso dall’Ater. Ad insorgere per primo è stato Alex Cioni. Subito dopo, è stato il consigliere del Gruppo Misto Mauro Tessaro a chiedere la revoca di quell’appartamento, che sembra una beffa nei confronti di famiglie italiane senza un tetto.’Appoggio pienamente il sollecito avanzato dal comitato Prima Noi perchè il sindaco interceda con l’Ater per revocare il contratto che fa avere una casa alla famiglia Helt – si legge nel comunicato di Tessaro, che ha seguito attentamente la vicenda da ieri – . Questa famiglia ha tradito abbondantemente la fiducia degli scledensi che li hanno assistiti, che hanno costruito per loro un progetto d’integrazione, che gli hanno dato persino un bene pubblico, che sarebbe prezioso per qualche famiglia italiana in difficoltà economica’.
Da altovicentinonline

Trionfo della Brexit e l’uscita dalla Gran Bretagna dalla UE

"Con il trionfo della Brexit e l’uscita dalla Gran Bretagna dalla UE vincono la libertà e la democrazia contro l’Europa delle banche e del dominio tedesco. Il 23 giugno sarà ricordato nei libri di storia come il giorno dell’indipendenza del Regno Unito dalla UE: il referendum inglese ha un’importanza storica pari a quella della caduta del Muro di Berlino perché, come nel 1989 crollò il simbolo dell’oppressione comunista, così oggi si sgretola il muro di questa Unione Sovietica Europea. Con il loro voto gli inglesi hanno davvero cambiato il mondo perché nulla sarà più come prima. La Brexit provocherà un effetto valanga che travolgerà la UE, con tanti altri Paesi e Popoli che promuoveranno i referendum per uscire dalla prigione europea e per ritornare liberi ed indipendenti da Bruxelles. Ora toccherà a noi, anche in Italia, riscrivere l’inizio di una nuova storia che ci farà tornare padroni del nostro futuro". 
Europarlamentare della Lega Nord Mara Bizzotto

Gestione migranti e proteste in via Medici Confcommercio scrive a Variati: "a Vicenza è allarme sociale"

La spia rossa si è accesa e l’indicazione è chiara: sulla gestione dei migranti a  Vicenza siamo oramai all’allarme sociale. Ne è convinto Sergio Rebecca, presidente della Confcommercio di Vicenza, che si fa portavoce della preoccupazione dei negozianti ed esercenti della città su una questione che li tocca molto da vicino. “La protesta dei commercianti e degli abitanti di via Medici è la cartina di tornasole di una situazione di malessere diffuso, di una tensione sociale fino ad oggi silente, ma che rischia di deflagrare se non si prendono adeguate contromisure", afferma il presidente dell’Associazione.
Che aggiunge: “Non possiamo stare a guardare mentre zone nevralgiche della città, dove esiste una rete di relazioni sociali consolidate e un tessuto economico fatto negozi di vicinato e pubblici esercizi, vengono di fatto stravolte da una gestione emergenziale e inadeguata della questione migranti, priva di un disegno preciso e di una efficace progettualità che tenga conto delle conseguenze”.
La realtà è sotto gli occhi di tutti: i quotidiani assembramenti di migranti in via Medici, con la conseguente sensazione di paura che vivono i residenti e gli operatori commerciali,  è forse la situazione più evidente. Ma basta girare per i quartieri e per il centro città per  notare gruppetti di “ospiti” delle varie strutture girovagare senza una meta precisa, stazionare agli angoli delle strade, bighellonare nei parchi. “La convinzione diffusa – rincara il presidente Rebecca - è che i “migranti volontari”, quelli che in qualche modo ripagano l’ospitalità ricevuta dando una mano nel tenere in ordine alla città, siano mosche bianche rispetto alla maggioranza inattiva. E la preoccupazione è che queste persone finiranno per aggiungersi alla massa di persone che vivono “sotto le stelle” o in strutture fatiscenti, campando di espedienti: se va bene limitandosi a rovistare nei cassonetti alla ricerca di qualcosa da mangiare e buttando le immondizie sui marciapiedi, se va male rendendosi protagonisti di episodi di criminalità”. 

Il presidente di Confcommercio Vicenza non si nasconde che “il problema è difficilmente risolvibile da amministrazioni comunali e Forze dell’Ordine che si trovano a gestire la situazione sul territorio, perché alla base manca un disegno complessivo dell’accoglienza”. Chi deve dare risposte, dunque,  è il Governo centrale: “Serve a poco il ping pong delle responsabilità che assistiamo sul territorio  – sottolinea Sergio Rebecca -. Ma è dal territorio che deve emergere una presa di posizione comune, forte  e intransigente per far capire  al Governo che i nostri quartieri, le nostre vie, non sono hub di smistamento dei migranti. Sono semmai luoghi vitali, che una mancata gestione del problema immigrazione rischia di far cadere nel degrado, innescando paure e tensioni incontrollabili e minando alla base la sostenibilità di tante attività economiche presenti nelle zone interessate. Bene ha fatto il sindaco Variati – continua il presidente Rebecca – ad esternare la sua contrarietà al Prefetto Soldà sulla questione di via Medici, ma il mondo del commercio gli chiede di più, di non limitarsi al caso specifico, ma di evidenziare al Governo che tutta la meccanica dell’accoglienza è completamente “grippata” e va resettata, trovando nuove formule”. Una richiesta che il presidente di Confcommercio ha formalizzato oggi con una lettera indirizzata proprio al Sindaco. “Come ha riconosciuto lo stesso Prefetto, Vicenza ha accolto 650 profughi – conclude Rebecca – dimostrando disponibilità all’accoglienza. Credo dunque che Variati abbia voce in capitolo non solo per dire che la città, su questo fronte, “ha già ampiamente dato”, ma anche per ribadire che così non si può andare avanti, che la situazione sta sfuggendo al controllo e che vanno studiate adeguate alternative prima che sia troppo tardi”. 
Confcommercio Vicenza

venerdì 24 giugno 2016

Thiene-Schio. Dopo gli arresti, monta la protesta: ‘Fuori i rom assassini’

Come volevasi dimostrare, è polemica a Schio, dopo che si è sparsa la voce dell’arresto dei presunti killer di Davide Kari e del tentato omicidio del fratello Vianello.  In manette  Fulvio Helt , il  fratello Davide, la  madre Lucia Helt  e Paradise Kari.  La pistola che ha fatto fuoco contro la vittima è stata trovata in possesso della madre.
I carabinieri, come spiegato nel corso della conferenza stampa che si è tenuta nella tarda mattinata di oggi, accusano alcuni componenti della famiglia Helt del grave fatto di sangue avvenuto al confine tra i comuni di Thiene e Schio ieri pomeriggio. Stanotte la svolta alle indagini con i 4 arresti di rom molto conosciuti nell’Alto Vicentino e che risiedono a Schio, dove la protesta ha raggiunto i livelli di guardia.  All’origine della sparatoria, che ha scosso tutto l’Alto Vicentino, un regolamento di conti tra famiglie. Motivi futili, un insulto ad un parente morto che doveva essere ‘lavato col sangue’.
Il primo a reagire al fatto di sangue e agli arresti di personaggi ormai noti alle cronache locali per reati di ogni tipo è stato Alex Cioni, che ha diramato un comunicato stampa che pubblichiamo integralmente: 
Dopo il grave fatto di sangue che ha visto coinvolti nel thienese due famiglie di zingari (Helt e Caris), il Comitato di cittadini PrimaNoi è pronto alla mobilitazione iniziando una campagna per “licenziare il programma di inserimento sociale voluto vent’anni fa dal Comune di Schio a beneficio dell’integrazione della famiglia Helt nel tessuto sociale locale”.
In questi anni sono stati vari i componenti di questa famiglia che si sono resi responsabili di vari azioni criminose; la più nota, per come si svolse il fatto, fu quella commessa da Blu Helt assieme a Cris Caris, nella notte del 13 giugno del 2006 quando entrarono nella proprietà di Ermes Mattielli ad Arsiero. Il resto è storia nota.
L’elemento su cui pone ora l’attenzione il Comitato di cittadini, è il percorso di integrazione messo in atto a Schio i cui effetti per PrimaNoi sono “con ogni evidenza fallimentari e senza margini di recupero”.
“Nonostante le vibranti proteste dei cittadini, nel 2009 il Comune di Schio si prodigò con l’Ater per assegnare un’abitazione ad alcuni appartenenti della famiglia Helt, -spiega per conto del comitato Alex Cioni, operazioni messa in piedi in funzione di sostenere un fumoso e già velleitario progetto di integrazione, i cui fatti dimostrano essere fallito miseramente. E’ impossibile integrare delle persone che non vogliono farsi integrare -prosegue Alex Cioni- perché sono loro ad aver scelto di vivere di espedienti illegali e quindi ai margini della società”.
Il Comitato si dice pronto a mettere in campo ogni forma di protesta, tra cui una petizione popolare, per invitare l’amministrazione comunale scledense a chiudere, qual’ora ancora esista, ogni tipo di rapporto e di collaborazione sociale con la famiglia Helt.
“Raccoglieremo le firme dei cittadini di Schio per fare pressione sul Sindaco Valter Orsi affinché a livello istituzionale siano attuati i necessari provvedimenti per giungere nel più breve tempo possibile alla rescissione del contratto locativo dell’appartamento assegnato agli zingari. La casa al Caile va data ad una famiglia di italiani in difficoltà, senza se e senza ma – sottolineano dal Comitato – oltretutto quell’appartamento è divenuto il punto di riferimento per tutta la rete criminosa degli Helt tra cui con ogni probabilità anche per coloro che ieri hanno commesso l’omicidio. Non possiamo permettere che nelle nostre città continuino a bivaccare soggetti di questo genere per di più armati e pronti ad uccidere”.
Da Altovicentinonline

Incredibili britannici! Rinasce l’Europa dei popoli e ora può cambiare davvero tutto

E ora cambia, davvero, tutto. La decisione degli elettori britannici di lasciare l’Unione europea è storica innanzitutto per il contesto elettorale in cui è maturata. Tutto, ma proprio tutto, lasciava presagire una vittoria del fronte europeista, soprattutto dopo l’uccisione della deputata Joe Cox, che aveva cambiato la dinamica e il clima della campagna elettorale a sette giorni dal voto. L’ondata del cordoglio è stata enorme. E infatti i sondaggi, i mercati, gli scommettitori davano il sì praticamente scontato.
Ci voleva un miracolo per ricambiare il corso della campagna elettorale. E miracolo c’è stato. Forse quel miracolo ha un nome e un volto. Quello della Regina Elisabetta. O meglio del quotidiano popolare più influente del mondo, il Sun, che mercoledì ha fatto lo scoop, lasciando intendere che Sua Maestà era favorevole all’uscita dalla Ue, rivitalizzando così le corde di un patriottismo che si pensava fosse diventato marginale e che invece vibra ancora nel cuore del popolo.
La tempra di un Paese ha prevalso sull’emozione e sul cordoglio. La Gran Bretagna fiera della propria autonomia, convinta della propria unicità, capace di scegliere da sola nei momenti topici della propria storia è risorta, dando ragione a Nigel Farage – un ex uomo d’affari che dal nulla ha creato un partito e trascinato un Paese a una svolta storica – e a Boris Johnson, il sindaco di Londra uscente, che non ha esitato a schierarsi contro l’establishment del proprio Paese, dando forza e autorevolezza al movimento anti-Ue.
Molti diranno che nei britannici ha prevalso la paura di un’immigrazione ed è innegabile che questo sia stato uno dei temi forti della campagna, ma non è stato un voto razzista ; semmai la prova che l’immigrazione è salutare e bene accetta se regolata, ma provoca comprensibili reazioni di rigetto quando diventa impetuosa e di massa. C’era di più, però, in questo referendum : c’era la volontà di difendere l’autenticità delle proprie istituzioni, della sovranità del voto popolare e dunque della propria democrazia. Di dire basta a un’Unione europea i cui meccanismi decisionali sono opachi, in cui il processo di integrazione viene portato avanti da un’élite transnazionale, vero potere dominante dell’Europa e non solo, tramite un processo caratterizzato da un persistente « deficit democratico », che li ha portati ad ignorare o ad aggirare la volontà dei popoli, ogni volta che si è opposta ai loro disegni. Talvolta persino a calpestare, come accadde un anno fa, quando la Troika costrinse Atene a rinnegare l’esito schiacciante di un referendum.
Lo stesso potrebbe avvenire oggi a Londra, considerato che il referendum era consultivo, ma sarebbe una scelta gravissima, al momento improbabile.
Ora si apre una fase di incertezza : i mercati la faranno pagare alla Gran Bretagna, e quell’establishment non si arrenderà facilmente. Vedremo. Quella di ieri è stata, però, una giornata davero storica. E’ la rivincita della sovranità nazionale. Per la prima volta un Paese ha dimostrato che il processo di unificazione europea non è ineluttabile, che dalla Ue si può uscire, rendendo concreta la possibilità che altri Paesi seguano l’esempio britannico. Un voto che costringerà l’Unione europea a gettare la maschera di fronte a un’Europa diversa, autentica, che molti pensavano defunta e che invece è forte e vitale, quella dei popoli. Alla faccia delle élite. 
Marcello Foa (Il Giornale)

Thiene (VI). Sparatoria mortale tra nomadi. Fermati sospetti (nomadi)

THIENE. Una sparatoria tra nomadi nel tardo pomeriggio di ieri è costata la vita a Davide Kari, di 56 anni, ammazzato nel corso di una lite fra famiglie rom. Suo fratello Vianello, di 43 anni, è invece rimasto gravemente ferito ed è ricoverato in condizioni gravissime all’ospedale di Santorso. L’omicidio sarebbe stato commesso da un gruppo rom appartenenti alla famiglia Helt. I sospettati ieri sera erano già stati fermati e messi sotto torchio dai carabinieri, e nella notte potrebbero scattare gli arresti dopo che è stata sequestrata una pistola.
IL DRAMMA. La tragedia è avvenuta fra le due roulotte parcheggiate, vicino a un filare di alberi, lungo un tratto sterrato di via Liguria, al confine tra Zanè e Thiene. Poco dopo gli spari, il silenzio della campagna era rotto dai fischi dei metal detector con cui i militari del nucleo operativo berico stavano setacciando la zona. Altri detective parlavano con quattro nomadi, tre uomini e una donna. I parenti della vittima. (...)
Elia Cucovaz (GdV 24.06.2016)

Schio. Il Ministero risponde a Busin. Pronti a revocare la medaglia al partigiano Teppa

Il provvedimento non è ancora definitivo, ma pare proprio che il ‘Teppa’ dovrà riconsegnare la sua medaglia.
Dopo il vero e proprio ‘caso’, che si è aperto in questi a Schio e che ha mobilitato l’opinione pubblica anche a carattere nazionale, ci è voluta l’interrogazione parlamentare dell’onorevole della Lega Nord Filippo Busin per smuovere davvero le acque e mettere uno stop a quella che è stata considerata un’offesa sia buon senso che al patto di Concordia Civica.
Oggi a Roma, il thienese Busin si è rivolto alla IV Commissione, chiedendo una risposta al Ministero della Difesa sulle motivazioni che hanno portato la nomina di Valentino Bortoloso, detto ‘Teppa’, nella lista dei premiati con l’onorificenza ‘Medaglia della Liberazione’.
Un encomio che calza a pennello a coloro che hanno combattuto per la libertà della patria, ma non può mettere sotto i riflettori con la parvenza di ‘eroe’ uno dei protagonisti dell’Eccidio di Schio, quell’uomo che ha fatto fuoco su 54 esseri umani, includendo senza pietà donne e minori.
Per questo motivo in molti erano insorti, chiedendosi come fossero state possibili la nomina e la consegna della medaglia.
Da altovicentinonline

Schio. Il caso del partigiano Teppa approda in Parlamento. Busin: ‘Vogliamo capire come sia stata assegnata la medaglia’

Fillippo Busin, parlamentare della Lega Nord porta il ‘Caso Teppa’ a Roma. A pochi giorni dall’anniversario dell’eccidio la vicenda non si smonta e anche oggi, ‘Il Giornale’ dedica un ampio servizio a quella medaglia che ha fatto inorridire mezza Italia.
Una medaglia che probabilmente, è stata consegnata con troppa leggerezza, dato quello che rappresenta a Schio. Dalla propria pagina facebook, il sindaco Valter Orsi, che sta mettendo in campo ogni mezzo, per ottenere la revoca dell’onorificenza che ha sdegnato la sua stessa maggioranza, dichiara di aver consigliato lui all’assessore Anna Donà di non rilasciare dichiarazioni, inducendola alla linea del silenzio. Come se tacere fosse la soluzione a tutto. Forse ammettere con umiltà qualcosa, anche di politico, potrebbe mettere a tacere il polverone mediatico. Intanto, a porre domande, ci ha pensato Filippo Busin che alle 14,  relazionerà la sua interrogazione in Commissione Difesa a risposta immediata dagli scranni di Montecitorio.
Ecco il testo: 
Al Ministro della Difesa
Per sapere, premesso che in occasione del 70° anniversario della fine della Seconda Guerra Mondiale è stata istituita una nuova onorificenza, la cosiddetta “Medaglia della Liberazione”, dedicata agli eroi della Resistenza;
tra i premiati di quest’anno, è stato inserito Valentino Bortoloso, il cui nome risulta legato ad uno dei fatti più drammatici della storia di Schio, un eccidio compiuto tra il 6 ed il 7 luglio del 1945, a conflitto finito, nelle carceri mandamentali locali;
nella notte tra il 6 ed il 7 luglio del 1945, in effetti, un commando partigiano entrò nelle carceri di Schio uccidendo a sventagliate di mitra ben 54 persone, tra le quali 14 donne e 7 minorenni;
di quel commando emanazione della brigata garibaldina denominata “Martiri Valleogra”, Bortoloso, oggi 93enne, è l’unico superstite;
nome di battaglia di Bortoloso era Teppa;
Bortoloso, proprio in ragione della sua partecipazione all’eccidio di Schio, venne condannato a morte da tribunali alleati, pena successivamente decaduta;
Valentino Bortoloso ha già ricevuto la Medaglia della Liberazione dalle mani del Prefetto di Vicenza, Eugenio Soldà, e da quelle dell’Assessore allo Sviluppo del Comune di Schio, Anna Donà, in rappresentanza del Sindaco Valter Orsi;
a quanto pare, alla concessione della “Medaglia della Liberazione” si accede previa presentazione di apposita domanda da parte degli interessati, direttamente o tramite delle associazioni che il Ministero della Difesa riconosce come proprie interlocutrici.
Non è chiaro quali tipi di valutazioni la Difesa conduca sulle domande di concessione dell’onorificenza:
per quale motivo il Ministero della Difesa abbia accettato di concedere a Valentino Bortoloso, corresponsabile di un eccidio che gli alleati avevano giudicato passibile della pena capitale, la Medaglia della Liberazione, contribuendo in questo modo a ravvivare antichi risentimenti ed allontanando nuovamente la prospettiva della riconciliazione tra le parti che combatterono la guerra civile.
Da Altovicentinonline

martedì 21 giugno 2016

Thiene-Schio. Le occupano casa: Tiziana riceve la solidarietà di Federcosumatori e Salvini

La storia di Tiziana Zuccolo, la 40enne scledense che si è vista occupare la casa da due marocchini a cui aveva chiesto di tinteggiarla finisce nuovamente a Quinta Colonna, con Del Debbio che la ospita in studio. La puntata è andata in onda ieri sera su Rete 4.
La vicenda giudiziaria ha fatto rabbrividire i presenti nello studio di Mediaset dove Rosario Trifiletti, presidente di  Federconsumatori ha preso a cuore il caso della donna, che dovrà aspettare ottobre per riavere la propria casa di via Marconi. A mettersi a disposizione anche Matteo Salvini, leader nazionale della Lega Nord, che si è reso disponibile anche lui a prendere le parti di Tiziana, definita ‘un caso di classica ingiustizia italiana’.
Come si ricorderà, Tiziana Zuccolo aveva fatto entrare due marocchini in casa propria perchè le tinteggiassero la casa che voleva affittare e che quindi doveva sistemare. Da quel momento, si era vista buttare fuori tutta la sua roba, i suoi ricordi, anche gli oggetti di famiglia che per lei avevano un valore affettivo inestimabile.  I due, nel frattempo, erano stati condannati agli arresti per fatti di droga, proprio nella casa abitata abusivamente.
Del caso di Tiziana si era occupata anche La Gabbia, che aveva intervistato anche il Comandante della Polizia Locale Giovanni Scarpellini, che aveva spiegato ai cronisti come la legge impedisca di fare irruzione nelle case occupate.
L’odissea di Tiziana, come ha più volte spiegato anche il legale Claudia Pellizzari del Comitato Prima Noi, rappresenta l’emblema dei paradossi giudiziari con iter burocratici da calende greche, carte bollate e trafile che ti scoraggiano pure quando decidi di avere fede nella giustizia.
‘Dopo la puntata – racconta Alex Cioni di ritorno da Roma, visto che è stato lui ad accompagnare Tiziana negli studi Mediaset –  tutti si sono avvicinati a lei per chiederle i dettagli di questa storia che fa impressione a chiunque l’ascolti. Salvini è stato di una disponibilità incredibile, ci siamo scambiati i numeri di telefono e siamo che rimasti che ci terremo in contatto per seguire le evoluzioni del caso’ 
R.P. (altovicentinonline)

lunedì 20 giugno 2016

Emergenza immigrati, Ciambetti: affrontata con Regio decreto del 1890 dettato da Crispi...

Tutti i Comuni  hanno “l'obbligo di provvedere al ricovero stabile presso strutture residenziali di tutti coloro che si trovino in situazione di grave disagio” e i costi di questa assistenza  “sono imputati al comune nel quale essi hanno la residenza prima del ricovero”. La norma, che regola il cosiddetto Domicilio di Soccorso,  è contenuta nel Regio decreto 17 luglio 1890 n. 6972, la nota Legge Crispi sulle Ipab, e fu riconfermata dall’art. 6  dalla legge 8 novembre 2000, n. 32. Son trascorsi ben 126 anni dalla sua formulazione e, nonostante qualche italica inquietante similitudine tra lo scandalo delle Banche Romane (1893) e l’odierno crack delle Popolari,  il mondo è profondamente mutato.
Eppure il Domicilio di Soccorso è ancora vivo e vegeto e ed esso è la bomba innescata dalle Prefetture sotto i Municipi di quelle Regioni, Lombardia, Sicilia e Veneto in testa, in cui d’imperio sono state smistate le maggiori quote di immigrati tratti in salvo o sbarcati in questi ultimi anni nelle coste italiane, 22 mila persone per quanto riguarda la sola nostra Regione.
Infatti da  giorni i Prefetti ordinano ai sindaci di  rispettare le norme vigenti, contenute sia nel  Decreto del 18 agosto 2015 n.142 varato dal governo Renzi, sia nelle leggi relative all’anagrafe comunale (L. 24 dicembre 1954, n. 1228), sia infine la Convenzione di Ginevra sui rifugiati (1951)  per cui  ogni immigrato che richiede il riconoscimento dello status di profugo deve essere iscritto all’anagrafe del Comune in cui è stato smistato. 

La semplice ricevuta di quella domanda di asilo sarà di fatto un permesso di soggiorno e questo consentirà di regolarizzare   posizioni che non sono affatto regolari, garantendo però all’immigrato,  indipendentemente dall’accoglimento della sua domanda di rifugiato, di avere la Carta di identità, l’accesso all’assistenza sociale e la concessione di eventuali sussidi, persino la partecipazione a bandi per l’assegnazione di alloggi di edilizia residenziale pubblica, aiuti  per i canoni di locazione o l’acquisto della prima casa e via dicendo.   In caso  di “grave disagio” come recita la norma del 1890 infine scatterà il Domicilio di soccorso: toccherà al Comune di prima residenza, quello che ha iscritto l’immigrato nella sua anagrafe,  provvedere alle spese di mantenimento del richiedente asilo.
La norma ottocentesca non era stata studiata da Crispi per affrontare i flussi migratori attuali. Per Crispi il problema, casomai, era opposto (proprio il governo Crispi varò la prima legge sull’emigrazione italiana la n. 5866 del 30 gennaio 1888) e oggi la norma sul Domicilio di Soccorso è devastante se applicata allo scenario attuale: i Comuni, che non hanno più soldi per garantire l’assistenza sociale ai cittadini, rischiano di doversi far carico dell’assistenza ai sedicenti rifugiati. Solo  il 4 per cento dei richiedenti asilo sono riconosciuti come tali, ma dal pronunciamento sulla loro domanda  fino a tutti gradi di appello, il richiedente ha diritto all’assistenza.
Le lettere e le circolari inviare dai prefetti in Veneto pongono le premesse per la destabilizzazione dei conti delle amministrazioni locali.  Anche lasciando perdere ogni altro aspetto di ordine pubblico appare comunque insensato sia garantire documenti a sconosciuti dei quali non sappiamo nulla, sia mettere a repentaglio gli equilibri di bilancio delle amministrazioni locali o rifarsi a norme ottocentesche o risalenti agli anni ’50 del secolo scorso per gestire le sfide della contemporaneità:  non so cosa pensi il Parlamento di questo scenario destabilizzante. Ma forse è il caso che se ne occupi, prima che sia troppo tardi. 
Roberto Ciambetti, presidente Consiglio regionale Veneto

Torri di Quartesolo (VI). Assediata dai nomadi per l’elemosina

Non si placano le polemiche attorno al gruppo di rom appartenente alla famiglia Halilovic, che da più di un anno ormai bivacca nel parcheggio del centro commerciale Le Piramidi a Torri di Quartesolo, con il conseguente strascico di lamentele che la loro presenza comporta.
Numerose infatti le segnalazioni arrivate in Comune negli ultimi giorni, da parte degli avventori dei negozi della zona, esasperati dalle continue ed insistenti richieste di denaro da parte dei nomadi che, in caso di rifiuto, non mancano di ricoprire di insulti e minacce il malcapitato di turno, arrivando perfino a circondarlo a gruppi di tre o quattro persone.
Una situazione tesa, culminata ad inizio mese con un accoltellamento avvenuto tra un nomade e un senzatetto a pochi passi dal centro commerciale. L'ultimo spiacevole episodio è accaduto giovedì, alle 16, quando una 24enne residente a Caldogno è stata aggredita verbalmente da tre nomadi, con tutta probabilità appartenenti alla già citata famiglia.
«Avevo appena parcheggiato la macchina e stavo scrivendo un messaggio con il cellulare prima di scendere - ha commentato la giovane -, quando un ragazzo ha cominciato a bussare al finestrino chiedendomi del denaro. Mi sono subito accorta che dall'altro lato c'era un'altra donna che chiedeva soldi e perfino davanti all'auto c'era un altro ragazzo.
Per fortuna dietro non c'era nessuno, così ho fatto subito retromarcia per andarmene, prendendomi un sacco di insulti dai tre. Uno di loro mi ha anche dato una botta sulla carrozzeria. Appena arrivata a casa ho subito denunciato il fatto alle forze dell'ordine, non si può vivere con l'ansia».
L'esasperazione dei clienti dell'area, va di pari passo con quella dei commercianti. «Da mesi ormai bivaccano nel prato dietro le Piramidi - commenta il direttore di una delle attività della zona -, l'hanno adibito a dormitorio. Problemi particolarmente gravi non ne abbiamo avuti, ma quando piove vengono a coricarsi sotto la nostra tettoia e ogni tanto importunano i clienti».
La risposta delle forze dell'ordine non si è fatta attendere. Ieri mattina, infatti, gli agenti della polizia locale di Torri, coordinati dal comandante Paolo Bertozzo, che nell'ultimo mese hanno inasprito i controlli su camper e furgoni dei nomadi, sequestrandone quattro in applicazione all'ordinanza antibivacco, hanno provveduto a sgomberare due camper posizionati come sempre nel parcheggio situato dietro le Piramidi. Nei giorni scorsi, inoltre, la polizia ha provveduto al sequestro dell'area di via Tribolo di proprietà della famiglia Halilovic, divenuta nel tempo una discarica abusiva a cielo aperto.
Marco Marini (GdV 20.06.2016)

Vicenza. Droga nella casa occupata dai migranti

Assieme ad altri sei connazionali aveva occupato abusivamente un appartamento in viale della Pace a San Pio X, dove spacciava eroina e cocaina a numerosi tossicodipendenti. A tradire Sylvester Odijie, di 23 anni, nigeriano diventato clandestino da circa un anno dopo che gli era stato negato lo status di rifugiato, è stato quell’insolito via vai di tossicodipendenti a ogni ora del giorno e della notte. I vicini di casa lo hanno segnalato alla polizia, che venerdì mattina ha fatto irruzione nell’abitazione e ha arrestato lo spacciatore.
LA SOFFIATA. A mettere le manette ai polsi di Odijie sono stati gli uomini della squadra mobile, guidati dal vice questore aggiunto Davide Corazzini. Dopo aver ricevuto la soffiata di alcuni residenti di viale della Pace e aver effettuato alcuni appostamenti fuori dal condominio di San Pio X, gli investigatori hanno contattato il proprietario dell’appartamento, che aveva dato in affitto i locali a una coppia di nigeriani in regola con il permesso di soggiorno. (...)
Valentino Gonzato (GdV 20.06.2016)

venerdì 17 giugno 2016

Rischio suicidio per gli azionisti della Bpvi. Busin: ‘E’ allarme sociale’. Zaia: ‘Intervento straordinario del Governo

‘Un allarme sociale, un dramma che comincia a mietere vittime e che si sta sottovalutando sia da parte dei media, che da parte della politica e del governo. Uno strano silenzio che non promette nulla di buono’. Filippo Busin, parlamentare della Lega Nord thienese, da mesi preannunciava quello che sta accadendo con oltre cento tentati suicidi e la morte di Antonio Bedin, 69 anni, che si è tolto la vita sparandosi al petto ieri a Montebello Vicentino. Era anche lui un azionista della Banca Popolare di Vicenza. 
Aveva comprato 8mila azioni. Valevano quasi 500mila euro, ora solo 800 e, anche malato, non ha retto.Ha lasciato un biglietto che dice tutto di quello che stava vivendo, ma la sua rabbia, ha raccontato in queste ore il fratello, non perdeva occasione di esternarla ogni volta che saltava fuori il discorso della Banca Popolare di Vicenza. Lo faceva imbestialire la vicenda che lo vedeva vittima, come tanti risparmiatori veneti, che ora sono disorientati, sconfortati e poco fiduciosi di riavere indietro i risparmi di una vita. Quelli che ti metti via pensando alla vecchiaia, al futuro dei figli. Quelli che ti fanno rinunciare al lusso e a quello che con i guadagni del lavoro potresti permetterti, ma che pensi ti serviranno quando ti ammalerai e avrai bisogno delle cure. Il 69enne, ex perito chimico era stato una ‘formica’ durante la sua vita e credeva in quegli investimenti. Il su disagio economiciìo si era trasformato in un dramma esistenziale fatto di fiducia tradita, rabbia nel constatare una giustizia lenta e senso di impotenza nel risolvere quanto ti sta accadendo. 
Un mix di sentimenti che lo avevano fatto sprofondare in una specie di ‘pozzo nero’, dove solo la morte gli è sembrata la soluzione per uscire dal tormento. ‘Non è difficile capire che decine di migliaia di persone sono state truffate cinicamente – commenta a caldo, addolorato e arrabbiato anche lui Filippo Busin – ora sembrano abbandonate al loro destino. Chi ha pochi risparmi e perde tutto non ha spesso i mezzi, non solo materiali, ma soprattutto psicologici e culturali per affrontare quella che vede come una disgrazia’.
Intanto, la Codacons chiede alla Procura di Vicenza di indagare anche per istigazione al suicidio. Il presidente Carlo Rienzi parla di “un caso di suicidio che pare connesso alla perdita dei risparmi di una vita”, “un episodio grave per il quale è necessario accertare eventuali responsabilità da parte di soggetti pubblici e privati”.Chiede alla magistratura di accertare se vi siano stati comportamenti da parte di terzi che abbiano spinto direttamente o indirettamente l’uomo a compiere il gesto estremo. 
Ricordiamo che a Santorso c’è la sede del telefono anti suicidio, diretto dall’esperta dell’Ulss 4 Emilia Laugelli. Un servizio voluto dalla Regione Veneto per gli imprenditori in crisi ed esteso proprio qualche giorno fa anche agli azionisti delle Banche cadute in disgrazia. “ Occorre un intervento straordinario da parte del Governo. Stiamo parlando di 205mila azionisti e di due istituti che i veneti consideravano sicuri- ha detto il Presidente della Regione Luca Zaia – . Voglio ricordare che la legge chiama Bankitalia come controllore delle Popolari. Per cui penso che questo sia il minimo. Se poi 5-6 miliardi di euro sono inezie per la Banca d’Italia non lo sono per noi veneti, ma sono il frutto del sudore e dei sacrifici della nostra gente”. Per Zaia, iniziando dai piccoli risparmiatori, il governo “deve fare un intervento straordinario per queste persone che hanno perso tutto, un intervento che non è finanziario ed economico, ma sociale”. 
N.B. Altovicentinonline

Valli del Pasubio (VI). Anche la Coop scappa dai profughi: “ingestibili e irrequieti”

Poco meno di un anno dopo il chiacchierato arrivo dei profughi in Contrada Corzati a Valli del Pasubio la cooperativa Centro Studi Formazione e Orientamento getta la spugna e abbandona la gestione della struttura. Troppi i problemi causati dai giovani africani che “non gradivano la posizione troppo periferica e pertanto creavano quotidianamente disordini”.
Valli del Pasubio si sa non è proprio il centro del mondo, soprattutto se consideriamo le pittoresche contrade sparse nei vari quartieri, comunque di certo apprezzabili per la tranquillità e la vita all’aria aperta. Evidentemente alla decina di profughi dislocati in contrada Corzati non è stato sufficiente questo aspetto ascetico.
Una settimana fa infatti la cooperativa che li aveva in gestione ha bussato alla porta del Comune di Valli per dare la disdetta del contratto di locazione stipulato. “Era diventato impossibile gestirli – ha detto la responsabile del CSFO Antonietta Vettorato – nei mesi scorsi abbiamo avuto continui problemi nella gestione ordinaria delle giornate dei profughi, a causa della loro irrequietezza e delle continue lamentele”. Sin dalle prime battute infatti i giovani africani avevano dimostrato insofferenza verso la destinazione loro riservata, considerata eccessivamente distante dalla città. “Continuavano a chiederci di essere spostati a Vicenza – ha proseguito la Vettorato – addirittura Schio era considerata troppo piccola”.
Questo sentimento di malcontento col tempo è peggiorato, tanto che gli inquilini si sono resi più volte protagonisti di episodi violenti, con l’intervento anche dei Carabinieri per sedare gli animi. Finchè la cooperativa ha dovuto cedere. “Non ce la facevamo proprio più, ogni giorno i nostri operatori dovevano fronteggiare le loro richieste sempre più pressanti – ha concluso la Vettorato – la situazione ci stava sfuggendo di mano perciò abbiamo deciso di dire basta. Forse ci sarà qualcuno più bravo di noi a gestire casi simili, ma noi gettiamo la spugna”. La decina di ragazzi è stata quindi trasferita altrove.
Adesso lo stabile messo a disposizione dalla Parrocchia e del Comune di Valli è vuoto. “Ma non possiamo escludere che altri profughi arriveranno – ha puntualizzato il Sindaco Armando Cunegato – sebbene infatti noi ospitiamo anche un gruppo di profughe in contrada Cumerlati il prefetto è stato molto chiaro nelle scorse settimane: in qualche maniera le istituzioni troveranno gli spazi per sistemare i nuovi migranti che sono arrivati e stanno arrivando nelle traversate estive”.
Altovicentinonline

giovedì 16 giugno 2016

Lega Nord: inaccettabile e pericoloso il comportamento del Prefetto di Vicenza

E’ un segnale pericoloso quello che giunge dal Prefetto di Vicenza che irride con toni irriguardosi rappresentanti eletti nelle Istituzioni democratiche chiamati a rispondere ai cittadini del loro operato e non certo alle gerarchie del Ministero degli Interni.  Non è un problema di galateo o cerimoniale istituzionale, ma esiste il dovere nella Repubblica del rispetto dei ruoli e dei rapporti. Questo rispetto è venuto meno.
Non tocca a noi, a sindaci, parlamentari, consiglieri regionali risolvere i problemi creati dalle scelte ministeriali, né è nostro compito dar soluzione positiva alle complicazioni causate dall’altrui operato.  A maggior ragione, troviamo lo sfogo del Prefetto di Vicenza decisamente irriguardoso se pensiamo a come in Veneto, terza Regione dopo Lombardia e Sicilia, siano stati distribuiti 22.667 immigrati dei quali circa 12 mila non sono state identificati e non sappiamo dove siano.  Non lo sanno gli amministratori pubblici e non lo sanno nemmeno i prefetti che dovrebbero tutelare l’ordine pubblico e garantire la lotta alla clandestinità l’humus ideale in cui si alimenta la delinquenza. Non è secondario rammentare che nel volgere di due decenni ben 517 mila cittadini stranieri hanno trovato qui da noi servizi, assistenza, formazione e tutela senza l’intervento di alcun Prefetto, senza aiuti o contributi di ministeri o governi.  Ora, mentre lo Stato ha prosciugato le risorse e i fondi a disposizione delle realtà locali, mettendo a dura prova il sistema del welfare, in anni di dura crisi economica che ha colpito non poche famiglie venete, in una realtà fortemente segnata dalla crisi economica e ferita da una delinquenza crescente quanto sempre più sfrontata, le parole del Prefetto di Vicenza, che confonde autorevolezza con autoritarismo,  sono una testimonianza di rara alterigia e boria che non può essere accettata in un dipendente pubblico i cui toni altezzosi suonano come insulto per il quale nessuna scusa è ammissibile.
Gli esponenti vicentini della Lega Nord Mara Bizzotto, Parlamentare Europeo, Roberto Ciambetti, Presidente Consiglio Regionale del Veneto, Manuela Lanzarin, Assessore Regionale Veneto, Nicola Finco, Consigliere Regionale Veneto, Marino Finozzi Consigliere Regionale Veneto.

Profughi, PrimaNoi: Vicenza bronx come viale Milano o campo Marzo, occupare strade e palazzi per gli immigrati

Il Prefetto Soldà è complice di un governo infame. Vicenza tutta sta diventando un bronx come lo è viale Milano o campo Marzo. Dobbiamo alzare la voce e occupare strade e palazzi destinati agli immigrati. Il Comitato PrimaNoi, già impegnato su vari fronti in provincia contro "la farsa dei profughi" invita i cittadini del capoluogo a "reagire alla prepotenza prefettizia". Comprendiamo il suo ruolo istituzionale ma visto che tra qualche mese terminerà la sua carriera professionale, le chiediamo un sussulto di dignità e di coraggio come ha già fatto a più riprese il suo collega di Brescia.
La smetta di collaborare acriticamente con il ministero dell'Interno per riempire i paesi della provincia di sedicenti profughi ma si unisca ai sindaci vicentini aiutandoli a difendere i propri territori e con loro le centinaia di ragazzi che spacciandosi per profughi non si rendono conto di come le illusioni che li hanno portati in Italia presto si trasformeranno in incubi.
Per il comitato anti-profughi "Vicenza è una polveriera" per questo l'appello di PrimaNoi non lascia spazio a interpretazioni: i cittadini siano solidali tra loro alzando la voce finché si è in tempo, altrimenti gli effetti negativi della cosiddetta accoglienza diffusa produrrà l'inevitabile ghettizzazione di interi quartieri della città incancrenendo situazioni già precarie sul fronte della sicurezza e della vivibilità.
Dinnanzi all'insensibilità del Governo e dei suoi rappresentanti cui interessa solo agli stranieri, i cittadini hanno il diritto di alzare il livello dello scontro, se necessario dobbiamo, e adesso lo è, occupare strade e palazzi per far arrivare messaggi chiari agli infami che ci governano. I partiti che comprendono questo disagio non si limitino solo agli slogan ma ci aiutino concretamente per mettere in azione delle efficaci proteste. 
Il portavoce del Comitato PrimaNoi, Alex Cioni

lunedì 13 giugno 2016

Profughi, Bizzotto al Prefetto di Vicenza: “la sciabola la usi contro il Governo Renzi-Alfano, non contro i nostri territori"

Il Prefetto di Vicenza la smetta con le sue inaccettabili minacce sull’uso della sciabola contro i nostri sindaci e i nostri paesi: nella nostra Provincia ci sono già troppi clandestini e nei nostri Comuni non c’è né il posto né la volontà di accollarsi nuovi presunti profughi. Se l’unico interesse del Prefetto Soldà è quello di sistemare gli immigrati, apra le porte della Prefettura e accolga i clandestini nei suoi eleganti e spaziosi uffici. Dia il buon esempio e si porti in casa sua i clandestini.
Noi, a casa nostra, non li vogliamo, e bene fanno i Sindaci a ribellarsi alle assurde imposizioni del Prefetto: a casa nostra comandiamo noi, non un Prefetto mandato da Roma e non eletto da nessuno.
E’ scandaloso che un Prefetto usi queste minacce nei confronti dei sindaci e dei nostri territori. Perché il Prefetto non usa la sciabola contro il Governo Renzi-Alfano che è il primo vero responsabile del caos immigrati nei territori? Perché Soldà non ha lo stesso coraggio nell’usare la sciabola quando si tratta di trovare aiuti e sostegni per le famiglie italiane in difficoltà, per i nostri anziani e i nostri disoccupati che sono senza una casa e non hanno i soldi per mangiare? Con quale coraggio vorrebbe usare la sciabola contro i sindaci democraticamente eletti dei nostri Comuni per imporre l’accoglienza di clandestini che portano solo problemi di sicurezza e ordine pubblico nei nostri paesi?
La triste verità è che le Prefetture sono ormai diventate delle agenzie immobiliari e turistiche al servizio dei clandestini presunti profughi. L’ennesima dimostrazione che non servono a nulla e che andrebbero abolite all’istante. 
Mara Bizzotto europarlamentare vicentina della Lega Nord