La ministra "capisce" chi si oppone alle
leggi italiane e sostiene la cittadinanza farlocca ai figli degli
extracomunitari.
Che ministro
è quello che si rivolge ai cittadini di un altro Paese dicendo che le leggi
italiane sono ingiuste, che «la rabbia» di chi si oppone ad esse è
giustificata, che dispensa illusioni ai figli degli immigrati dotandoli di una
cittadinanza farlocca, sterile per chi la riceve, ma utile strumento di
propaganda per i politici che l’assegnano? È Cécile Kyenge, deputato del Pd e
ministro per l’Integrazione del governo Letta. La signora si è messa a
cavalcare l’ultima pagliacciata degli amministratori di sinistra: la
concessione della cittadinanza onoraria ai figli degli immigrati nati in
Italia. Il nome di qualche centinaio di bambini nati da famiglie immigrate è
stato così iscritto nei registri municipali «delle cittadinanze onorarie
ius soli», creati per l’occasione. È cambiato qualcosa per loro o per i loro
genitori? Assolutamente nulla. Queste cerimonie con foto dei bambini sorridenti
accanto al ministro e ai sindaci lasciano invariato lo status giuridico, ma in
compenso diffondono nei piccoli immigrati e nelle rispettive famiglie l’idea
che la cittadinanza non sia un privilegio da ottenere in cambio di qualcosa (la
dimostrazione di essersi integrati nella società italiana, comprendere la
nostra lingua e accettarne le leggi e i valori e altri requisiti del genere),
ma una cosa dovuta, un diritto da acquisire in modo facile e automatico. Idea
legittima, che però appartiene solo alla sinistra della signora Kyenge (si
oppongono sia il Pdl che il M5S), uscita non esattamente vincitrice dalle
elezioni.
da Liberoquotidiano
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