Flavio Zanonato è ministro dello Sviluppo Economico, non della
Decrescita Felice. Forse, è ora che qualcuno glielo spieghi. Perché c’è, deve
esserci, un equivoco, alla base delle sue parole pubbliche e delle sue azioni,
non sussiste altra spiegazione. Non ha compreso il ruolo, l’uomo, non ha chiara
la mission, il politico. Sviluppo economico, Flavio. Con le carte attualmente
disposte sulla tavola dell’Eurozona, e del mondo: ripresa,
rivitalizzazione dei consumi, alleggerimento della stretta fiscale,
che uccide imprese, famiglie, individui, qualunque fattore di sviluppo.
Anche opposizione dura al super-marco (“euro”, lo chiamano i suoi
spacciatori) e alla dittatura teutonica dello Spread, ma andiamo per
gradi. Partiamo dall’abc. Cosa non dovrebbe fare, un ministro dello Sviluppo
economico? Ad esempio, davanti alla platea schierata di Confcommercio,
la rappresentazione della trincea quotidiana della crisi, che ti chiede di
prendere a cannonate il moloch dell’austerità di Stato, acquattarsi nel
pilatesco, in tema di non-aumento dell‘Iva: «Non è che non lo voglia
fare, ma non lo posso promettere». Fischi e contestazioni, vien da sé, e titolo
già confezionato per i pennivendoli. Non è faccenda di promesse, non si tratta
di blandire l’elettorato infantile, Zanonato.
È questione di realismo e di
comprensione, molto tecnica, quasi fredda. Cosa occorre, ora, in vista
del poi? Questo, si chiede un ministro dello Sviluppo economico, e a dir
la verità dovrebbe chiederselo anche un sindaco, e lei l’ha fatto,
Zanonato. Occorre un freno ai bollori tassatori, è fin ovvio, occorre un
contenimento e un’inversione rispetto alla stortura del Fisco italico,
il più hobbesiano del mondo civile, pensi che solo da oggi iniziamo a lavorare
per noi stessi, e non per la Bestia, Zanonato.
Non è questione di promettere,
lei dove fornire un’assicurazione politica, sul non aumento dell’Iva,
deve mostrare ogni tanto di possedere la facoltà di decidere, quella
propria del politico, altrimenti fatevi da parte, se siete dei passacarte della
tecnocrazia. Urgono idee, magari buone, magari non come quell’altra, chiudere
i negozi al sabato, più o meno sproloquiando di modello tedesco, urgono
idee sviluppiste.
La continuazione del sadismo fiscale e la chiusura dei negozi
sono idee da decrescita (in)felice. Si guardi intorno, Zanonato, è al ministero
dello Sviluppo.
di Giovanni Sallusti (L'Intraprendente)
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