Al primo
raduno da leader, il segretario punta sull'antieuropeismo e attacca Alfano:
"Deve dimettersi".
Via
dall'euro. Addio a Roma. Ma soprattutto basta con l'operazione Mare nostrum.
«Alfano dimettiti», gli grida dal palco Matteo Salvini. C'è il sole sul «sacro
pratone» di Pontida.
E c'è anche
una folla discreta che da queste parti non si vedeva da danni. È presto per
azzardare bilanci ma l'impressione è che la nuova Lega, qui riunita come ogni anno,
la Lega di opposizione dura e pura, la Lega che grida contro Roma, e Bruxelles,
stia recuperando parte dei voti smarriti fra scandali e logoramento politico.
I big si
alternano sul palco, il filo conduttore non cambia. I Maroni, i Bossi, gli
Zaia, i Salvini picchiano come fabbri contro il governo, contro l'Europa,
contro il Sud che sperpera, contro la Fornero e soprattutto contro Alfano e le
braccia aperte verso i clandestini. «Danno 10 euro ai nostri disabili - attacca
Salvini - e ne danno 40 a chi sbarcherà domattina. Dobbiamo smetterla con
questa cazzata del Mare nostrum che serve solo ad aiutare gli scafisti. Non è
che il problema si risolve mettendo i clandestini su treni e aerei verso il
Nord. Ditemi se è di centrodestra un ministro così: Alfano non si riconosce
nemmeno se si guarda allo specchio. Angelino dimettiti».
Applausi.
Grida: «Secessione-secessione-secessione». Qualche elmo celtico su cui ondeggia
lo scalpo dei «parassiti romani». «Mi spiace - afferma Bobo Maroni - ma noi
dobbiamo dare il lavoro ai nostri, ai lombardi. Non c'è spazio per gli altri».
I profughi che arrivano dalla Siria e dalle altre terre disgraziate del mondo
non sono accetti. E poi Pontida battezza tutti allo stesso modo: «Clandestini.
I clandestini - riprende Salvini - che spacciano droga, rubano, uccidono». Il
popolo colorato di verde gli tributa una delle standing ovation più sentite
della giornata. A Radio Padania, intanto, arrivano telefonate allarmate che
misurano il malessere: «Ciao, dovevamo venire in quattro. Ma stanotte mi hanno
rubato la macchina, anche se c'era il cancello elettrico e così abbiano dovuto
rinunciare a questo appuntamento».
Roberto
Calderoli mangia una banana, imitando il gesto di Dani Alves che ha fatto il
giro del mondo come un potente spot contro il razzismo. Ma Calderoli corregge
il campione del Barcellona: «L'ho presa piccola, perché la banana non mi piace.
La banana te la devi pagare da solo, non con la paghetta che ti diamo quando
sbarchi. Ciascuno è pregato di mangiarsi la banana a casa sua». Proposte e
provocazioni. Il deputato Gianluca Buonanno, sospeso dalla Camera per aver
mostrato una spigola in aula, gira per il pratone con una canna da pesca:
appesa c'è una spigola di plastica che ha la faccia di Laura Boldrini. E c'è
pure la didascalia, casomai qualcuno avesse dubbi: «La Boldrini più che una
spigola è uno scorfano. Dovrebbe fare la presidente della Camera in Corea del
Nord». I militanti lo indicano con il passaparola e ridacchiano divertiti, poi
si concentrano di nuovo sulla kermesse. È la prima Pontida di Salvini
segretario, dopo un quarto di secolo, e il barbuto leader sembra cavarsela con
disinvoltura. Chiama sul palco i «venetisti» appena usciti dalla galera.
Distribuisce un sonoro vaffa alla Fornero e ironizza su Renzi: «Non fate così -
afferma rispondendo alla folla che lo acclama - altrimenti l'altro Matteo, il
megalomane di Firenze, pensa sia per lui». Poi si rivolge a Grillo: «Grillo non
mi fa paura. Anzi vorrei fare un confronto con lui. Io gli contesto due errori:
non dice di uscire dall'euro anche se i suoi elettori lo vorrebbero e ha
cancellato il reato di immigrazione clandestina».
I palloncini
volano in cielo, le cornamuse bergamasche commemorano chi non c'è più, Umberto
Bossi se la prende con Prodi: «Ha portato via il Tfr alle imprese. Quella è la
chiave di volta. Dobbiamo difendere le nostre imprese». E poi c'è il
federalismo fiscale: «È passato in aula, ma l'hanno messo da parte». Il vecchio
capo va avanti a lungo. Forse, troppo a lungo. Il pratone borbotta, poi qualcuno
alza il volume: «Basta». Maroni è più sintetico: «In Lombardia abbiamo tolto i
ticket sui farmaci agli ultrasessantacinquenni e il bollo sui ciclomotori,
presto ci sarà il referendum per l'autodeterminazione. Come in Veneto». Salvini
chiude annunciando il suo sbarco in Sicilia: «Domani (oggi, ndr) sarò ad
Augusta. Dobbiamo liberare il Sud». Almeno da qui al 25 maggio. Poi ognuno
andrà per conto suo.
(Il Giornale)
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