Nella tarda serata di martedì 27 gennaio, durante la discussione in parlamento sulla riforma costituzionale, la Lega Nord si è vista bocciare il proprio emendamento alle riforme (il numero 30.28) riguardante l’autonomia del Veneto: 345 sono stati i voti contrari e 86 a favore. Pochi giorni fa anche l’Anciveneto, presieduta da un primo cittadino del PD, Maria Rosa Pavanello, aveva sollecitato all’unanimità che "il Veneto deve diventare una Regione a statuto speciale”.
I deputati veneti della Lega Nord Matteo Bragantini, Filippo Busin, Roberto Caon, Marco Marcolin, Emanuele Prataviera, alzano la voce dopo l'accaduto:
“Con un blitz notturno – spiegano - i deputati veneti hanno tradito il nostro popolo e tutti i sindaci veneti che si erano chiaramente espressi per l’autonomia. Il PD, con il voto di ieri, si è schierato apertamente a favore del centralismo romano e di un sistema che oggi scippa ai veneti 21 miliardi di tasse, ogni anno”.
Per il Carroccio si tratta di un “colpo di mano, anche ad opera di Forza Italia, che in Veneto dice una cosa e a Roma fa l’esatto opposto, uno schiaffo ai cittadini veneti”.
“Il Partito Democratico – sostiene la Lega Nord – ha smentito due volte gli annunci autonomisti di Alessandra Moretti, votando contro il nostro emendamento e contro quello, analogo, della deputata Simonetta Rubinato, già avversaria di Moretti alle primarie. È il segnale della chiara volontà centralista del PD, determinato a soffocare ogni anelito autonomista del popolo veneto”.
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