Immigrati e rom che, dopo aver votato, chiedono
imbarazzati dove si può ritirare il compenso promesso.
Una
carnevalata. Solo così si possono definire le primarie del Pd in
Liguria.
Si pensava
che, dopo gli scandali legati ai compensi dati a rom e extracomunitari per
votare alle consultazioni politiche del partito, la faccenda brogli fosse ormai
definitivamente chiusa.
Eppure il Pd
ci ricasca, presentando il medesimo copione degli anni passati, come ha
denunciato Angelo Sanza, responsabile dell'ufficio di presidenza di Centro
Democratico: "File di cinesi e marocchini, persone che
chiedono agli imbarazzati scrutatori dove possono ritirare il compenso che
gli è stato promesso per il voto". Immigrati pagati per votare questo
o quel candidato. Proprio come era successo a Roma nel 2013, quando i rom si
presentarono in massa presso le sedi del pd per votare (e votarono senza che
nessuno osasse obiettare nulla).
Votazioni
pilotate, quindi. "Carnevalate", come ha dovuto
amaramente definirle lo stesso Sanza.
Anche Sergio
Cofferati, uno dei tre candidati alle primarie, ha ammesso l'esistenza
di "forti irregolarità che riguardano in particolare una presenza
assolutamente anomala ed organizzata di intere comunità straniere sia a
levante sia a ponente e nelle ultime ore in alcuni seggi di Genova".
Raffaella Paita, altra candidata alla Regione, ha
candidamente ammesso che "la comunità marocchina nel seggio di
Migliarina, almeno da quanto si dice, che abbia votato Cofferati, e su imput
della Cgil". Il che spiega come, in realtà, le primarie non siano
altro se non il gioco di cordate e correnti che si accordano per smistare i
voti su questo o quel candidato.
Non sono
mancate, ovviamente, le foto. Scattate per testimoniare la propria
preferenza e, si spera, ottenere un compenso monetario. È successo a La Spezia,
ma anche ad Albenga e a Genova e in molti altri seggi della Liguria.
di Matteo Carnieletto (Giornale)
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