A
leggere le dichiarazioni del ministro Alfano i reati sono in calo e l'Italia è
un paese sicuro. Ho riletto precedenti dichiarazioni del ministro degli
Interni: i reati dal febbraio 2014 sono sempre in netta e decisa diminuzione.
Come sanno gli studiosi di criminalistica le statistiche ufficiali sono
autoreferenziali, difficilmente attendibili, spesso non contemplano tutte le
tipologie di reato.
Basta poco per presentare un quadro positivo: reati per i quali non esistono sanzioni penali nella maggioranza dei casi non vengono computati e in Italia proprio il governo Renzi ha depenalizzato reati con pene inferiori ai cinque anni, tra cui tutta una serie di frodi, l'appropriazione indebita, lo stalking e via dicendo: facile abbattere il numero dei crimini e restituire così uno scenario positivo in cui lo stato dimostra di avere la situazione sotto controllo.
Gli studi del Censis presentano uno scenario ben diverso dal quadro idilliaco del Ministro degli Interni: in Italia c'è un furto in abitazioni ogni due minuti. Negli ultimi dieci anni l'incremento dei furti in Veneto vede dei picchi devastanti: Padova (+143,3%), Venezia (+120,9%), Verona (+103,4%). In aumento nel decennio del 195.45% le rapine nelle abitazioni. Nelle indagini del Censiscolpisce l'allarme lanciato a maggio scorso per la Capitale: a Roma negli ultimi tre anni (2010-2013) i borseggi sono aumentati del 75% (molto più della media nazionale, pari a +43,7%), i furti nei negozi del 29,5% (+15,2% in Italia), i furti sulle auto in sosta del 20,6% (+5,1% il valore medio del Paese). La capitale è tale anche nello spaccio di droga: nell'ultimo triennio questi reati sono aumentati del 43,4% contro una media nazionale pari solo a +3,3%.
Secondo la Cgia di Mestre lo scenario dei furti nei negozi è altrettanto allarmante: negli ultimi 10 anni i furti nei negozi e nelle botteghe artigiane sono aumentati del 165,5%. Nel 2013 si sono verificati mediamente 286 tra furti e spaccate al giorno; praticamente uno ogni cinque minuti. In Veneto l'incremento nel decennio è del 158,3%. Il 77% di questi reati in Italia rimane impunito. Nelle stesse ore in cui il ministro degli Interni sabato scorso parlava di controllo ottimale del territorio Gianni Tonelli, segretario generale del sindacato di polizia Sap spiegava che "Quando il ministro Alfano ripete a ogni piè sospinto che le forze dell''ordine garantiscono il controllo del territorio, nella migliore delle ipotesi è disinformato. Dati alla mano, sono meno di 24.000 i mezzi a disposizione della Polizia di Stato, un terzo in riparazione costante". E a questo scenario desolante andrebbero aggiunti gli organici insufficienti con una carenza stimata attorno alle 40 mila unità, le dotazioni tecnologiche scadenti o inesistenti, ma anche scarsità di munizioni, divise e benzina: bastano queste note per comprendere perché sia crollata l'azione di prevenzione e di lotta al crimine. Del resto, molti poliziotti e personale delle forze dell'ordine, vivono una situazione di profonda frustrazione, perché vedere liberati nel volgere di poche ore delinquenti, spacciatori, violenti, ladri, che non di rado poi minacciano chi li aveva arrestati, non è esattamente confortante né motivante. Il pallottoliere del Viminale dà i numeri: come per altre statistiche, specie in economia, a smentire i dati del governo ci pensa la realtà quotidiana. L'Italia non è un Paese sicuro, ma un posto dove troppi criminali non vengono perseguiti né puniti, troppi clandestini la fanno franca e la malavita organizzata controlla intere regioni.
di Roberto Ciambetti
Basta poco per presentare un quadro positivo: reati per i quali non esistono sanzioni penali nella maggioranza dei casi non vengono computati e in Italia proprio il governo Renzi ha depenalizzato reati con pene inferiori ai cinque anni, tra cui tutta una serie di frodi, l'appropriazione indebita, lo stalking e via dicendo: facile abbattere il numero dei crimini e restituire così uno scenario positivo in cui lo stato dimostra di avere la situazione sotto controllo.
Gli studi del Censis presentano uno scenario ben diverso dal quadro idilliaco del Ministro degli Interni: in Italia c'è un furto in abitazioni ogni due minuti. Negli ultimi dieci anni l'incremento dei furti in Veneto vede dei picchi devastanti: Padova (+143,3%), Venezia (+120,9%), Verona (+103,4%). In aumento nel decennio del 195.45% le rapine nelle abitazioni. Nelle indagini del Censiscolpisce l'allarme lanciato a maggio scorso per la Capitale: a Roma negli ultimi tre anni (2010-2013) i borseggi sono aumentati del 75% (molto più della media nazionale, pari a +43,7%), i furti nei negozi del 29,5% (+15,2% in Italia), i furti sulle auto in sosta del 20,6% (+5,1% il valore medio del Paese). La capitale è tale anche nello spaccio di droga: nell'ultimo triennio questi reati sono aumentati del 43,4% contro una media nazionale pari solo a +3,3%.
Secondo la Cgia di Mestre lo scenario dei furti nei negozi è altrettanto allarmante: negli ultimi 10 anni i furti nei negozi e nelle botteghe artigiane sono aumentati del 165,5%. Nel 2013 si sono verificati mediamente 286 tra furti e spaccate al giorno; praticamente uno ogni cinque minuti. In Veneto l'incremento nel decennio è del 158,3%. Il 77% di questi reati in Italia rimane impunito. Nelle stesse ore in cui il ministro degli Interni sabato scorso parlava di controllo ottimale del territorio Gianni Tonelli, segretario generale del sindacato di polizia Sap spiegava che "Quando il ministro Alfano ripete a ogni piè sospinto che le forze dell''ordine garantiscono il controllo del territorio, nella migliore delle ipotesi è disinformato. Dati alla mano, sono meno di 24.000 i mezzi a disposizione della Polizia di Stato, un terzo in riparazione costante". E a questo scenario desolante andrebbero aggiunti gli organici insufficienti con una carenza stimata attorno alle 40 mila unità, le dotazioni tecnologiche scadenti o inesistenti, ma anche scarsità di munizioni, divise e benzina: bastano queste note per comprendere perché sia crollata l'azione di prevenzione e di lotta al crimine. Del resto, molti poliziotti e personale delle forze dell'ordine, vivono una situazione di profonda frustrazione, perché vedere liberati nel volgere di poche ore delinquenti, spacciatori, violenti, ladri, che non di rado poi minacciano chi li aveva arrestati, non è esattamente confortante né motivante. Il pallottoliere del Viminale dà i numeri: come per altre statistiche, specie in economia, a smentire i dati del governo ci pensa la realtà quotidiana. L'Italia non è un Paese sicuro, ma un posto dove troppi criminali non vengono perseguiti né puniti, troppi clandestini la fanno franca e la malavita organizzata controlla intere regioni.
di Roberto Ciambetti
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