"Mamma"
e "papà" sono le prime parole pronunciate da un bambino. E "madre"
e "padre" ci identificano fin da piccoli anche sui documenti
(come non pensare al "fu" usato in passato per distinguere due
omonimi?).
Eppure questi vocaboli potrebbero presto sparire da certificati di nascita, stato di famiglia, moduli scolastici, ecc.
Già perché a
Venezia c'è chi vuole sostituire i termini con i più asettici "genitore
1" e "genitore 2". È la proposta di Camilla Seibezzi,
delegata “ai Diritti Civili e alla Politiche contro le discriminazioni” al
Comune, che chiede di imitare una norma
già adottata in altri Paesi, come Francia, Spagna e Usa. Un modo,
secondo la delegata, di contrastare gli stereotipi di genere e lottare contro
omofobia e discriminazioni.
Ma quello
che fa più scalpore è che l'idea è piaciuta a Cécile Kyenge. "Mi
sono sempre battuta per le pari opportunità, se questa è una proposta che le
rafforza, mi trova d’accordo", ha detto il ministro per l'Integrazione,
alimentando le polemiche già infuocate.
"Mi
spiace per la ministra Kyenge, ma la natura non si cancella. Nemmeno obbligando
le persone a cambiare nome alle cose", commenta Massimo Bitonci,
capogruppo della Lega Nord al Senato, "Fatto salvo il diritto di
ciascun essere umano, adulto e responsabile, di vivere la propria affettività e
la propria sessualità come crede, per nessuna ragione un individuo ovvero lo
Stato possono cancellare ciò che la natura ha stabilito: che i figli nascono da
due genitori, madre e padre, maschio e femmina, e che tali devono continuare ad
essere chiamati". Rincara la dose Matteo Salvini, secondo cui il
ministro Kyenge "è da ricoverare. Deve farsi curare. Lei e tutti quelli
che la pensano come lei".
di Chiara Sarra (Giornale)
di Chiara Sarra (Giornale)
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