Triste
fine dopo due giorni di scontri su regole e date: niente quorum, deciderà la
"solita" direzione il 27.
"Ma che figura ci facciamo?". Pippo Civati è una furia. Il
Pd è nel caos. L'Assemblea Nazionale decide di non decidere. Prima
sono state approvate le nuove regole proposte dalla commissione per il
congresso e contenute in un documento in forma di raccomandazioni. Poi
l'Assemblea è stata sospesa a causa di un durissimo scontro sulle modalità di
voto e sul cambiamento dello statuto. Il documento era stato approvato con 378
sì, 74 no e 24 astenuti. Dopo settimane di discussioni, ipotesi e scontri sulle
regole e le date del congresso del partito, nel Pd sembrava che regnasse un pò
di calma e soprattutto di chiarezza. Invece di fatto è saltato tutto. Così i
lavori si sono chiusi con un flop clamoroso e con una bozza per un nuovo
calendario. La road map prevede l'8 dicembre le primarie per eleggere il
segretario, il 27 settembre la direzione nazionale dovrà approvare il
regolamento e fissare all'11 ottobre il termine per presentare le candidature.
Il motivo dello stop è la mancanza del "quorum". Per modificare
servono 471 voti, ma i delegati in sala (compresi i contrari) sono
476. Nel regolamento è previsto anche che il candidato alla presidenza del
Consiglio sia scelto attraverso primarie di partito o di coalizione alle quali
possano essere candidati, oltre al segretario, anche altri iscritti al Pd. Sono
proprio questi i nodi più difficili da sciogliere. Da tempo i renziani
chiedono primarie aperte. E così all'assemblea era arrivata una bozza per dare
il via a primarie aperte dove possano votare tutti gli iscritti del 2013, senza
vincolo di precedenti tesseramenti. Non solo. Sempre nella proposta dei
renziani era prevista la possibilità di prendere la tessera anche ai gazebo e
di poter aprire il voto per la premirship del Pd anche a tutti coloro che, come
alle scorse primarie, dichiareranno di essere sostenitori del Pd e verseranno
un contributo sarà di 2 euro. L'altra grande novità che doveva entrare nello
statuto era la possibilità di far coincidere la carica di segretario con quella
di candidato premier.
Doppie primarie - Abolire dunque l'automatismo con una
competizione per la segreteria, poi un'altra per la premiership.
Contestualmente all'articolo 18 si prevede che il candidato alla presidenza
del Consiglio è scelto attraverso primarie di partito o di coalizione
alle quali partecipano oltre al segretario altri iscritti al Pd. Ora tutte le
proposte dovranno essere valutate dalla Direzione Nazionale, che deciderà, da
sola, se approvarle o meno.
"Al fianco di Cuperlo" - Matteo Renzi, è intervenuto
durante i lavori e ha spiegato la sua idea di partito: "La crisi non è
crisi del modello della destra, cui dobbiamo corrispondere con la nostra
proposta. La crisi della politica interpella tutti noi. In questi 20 anni
abbiamo governato anche noi, ci siamo stati anche noi. Se non siamo in grado di
interpretare il cambiamento è un nostro problema". E aggiunge: "Se
dovessi essere sconfitto - ha detto ancora il sindaco di Firenze in corsa per
la segreteria del partito - sarei in prima fila, accanto a Gianni
Cuperlo".
"Enrico non usare scuse" - Infine il rottamatore
parla anche di Letta: "Mi rivolgo a Enrico, che va
sostenuto, ma dire che sullo sforamento del deficit-Pil che "compito del
governo è farsi carico di un problema che deriva dall'instabilità
politica" è ingiusto. È antipolitica. In politica nessuno si prende mai la
colpa - ha spiegato il sindaco di Firenze -. Ieri il presidente del Consiglio
ha spiegato perché abbiamo sforato i limiti sostenendo che è colpa
dell'instabilità. O si ha il coraggio di mettere in discussione il limite del
3%, cosa che fanno anche molti economisti, da Krugman in giù, o si sostiene che
ora si rimetteranno le cose a posto e si rientra nel parametro. Sono due
atteggiamenti giusti. Non è giusto invece dare la colpa all'instabilità. È
questo che crea l'antipolitica, dare sempre la colpa a qualcun altro".
(da Libero Quotidiano)
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