Renzi usa la strategia dell'accoglienza per avere più
fondi da Bruxelles.
Roma -
Matteo Renzi sta giocando con il fuoco. La sua partita personale con l'Unione
Europea rischia di scottarlo se le congiunture astrali non gli saranno
favorevoli, ma soprattutto rischia di produrre conseguenze negative per la
cittadinanza italiana.
Il dossier
più caldo, come vi ha documentato ieri il Giornale, è quello dell'immigrazione.
Al festival dell'Economia di Trento, il premier ha scompaginato le certezze di
Bruxelles e di Berlino in materia di immigrazione. «Non è accettabile l'idea di
Farage e Sarkozy, con buona pace degli alleati di casa nostra», ha dichiarato.
La chiusura delle frontiere non gli garba affatto e, criticando i due «santoni»
della vigilanza contro l'invasione di massa del territorio europeo, il
presidente del Consiglio ha pensato bene di prendere due piccioni con una fava.
In primo luogo, si è riappropriato di una bandiera propria della sinistra, cioè
quella della cultura dell'accoglienza «senza se e senza ma».
Dall'altro,
ed è questo ciò che più conta, ha pensato di usare il jolly degli immigrati
contro gli euroburocrati. Un avviso non troppo bonario alla classe dirigente di
stanza presso la Commissione i cui contenuti possono essere sintetizzati più o
meno in questo modo: «Se continuerete a lasciare l'Italia da sola, noi non
potremo far altro che spalancare le frontiere e i derelitti che provengono
dall'Africa non saranno più solo un nostro problema, giacché molti sbarcano
sulle nostre coste per emigrare verso i Paesi nordici più ricchi, Germania in
primis». Un ragionamento che, apparentemente, non fa una grinza e che è in
linea con la filosofia renziana, poco incline alle diplomazie e ai tatticismi.
Renzi,
infatti, sta puntando il bersaglio grosso: ottenere regole di bilancio più
lasche per Paesi in debito d'ossigeno come il nostro, utilizzando lo
spauracchio dell'accesso indiscriminato di extracomunitari. Il problema, però,
sono i numeri. I numeri dell'immigrazione: dall'inizio dell'anno sono sbarcati
in Sicilia oltre 43mila migranti (secondo il sindacato di polizia Lisipo), i
Cie sono stracolmi e le ricadute sulla criminalità (micro e macro) cominciano a
essere evidenti. Sono cifre che preoccupano se si pensa che ogni anno in
Italia, a guardare le statistiche Istat e Ocse, arrivano almeno 350mila
immigrati regolari la cui gestione viene resa difficile dalla crisi. Le porte
aperte agli stranieri potrebbero trasformarsi in una vera e propria Caporetto
del premier.
Tanto più che la Germania di Angela Merkel non
sembra proprio propensa a fare sconti in materia economica all'Italia e il
tema-immigrazione non le provoca il benché minimo spavento (più si abbassa il
costo della manodopera più le imprese tedesche aumentano i profitti). Senza
restrizioni ai flussi migratori, perciò, l'Italia rischia solo un peggioramento
dell'ordine pubblico e nessun beneficio. Un po' come il marito che si tagliò
gli zebedei per far dispetto alla propria moglie.
di Gian Maria De Francesco (Giornale)
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