Il Governatore contro gli esponenti veneti dei democratici: «Guardino i guai in casa loro».
«Sono senza vergogna». Così il presidente del Veneto, Luca Zaia, definisce gli esponenti del Pd della sua Regione che hanno chiesto le sue dimissioni in relazione agli arresti dell’inchiesta sul Mose di Venezia. In particolare, a mettere sotto accusa Zaia sono stati l’ex sindaco di Padova e ministro dello Sviluppo Economico Flavio Zanonato, impegnato a lanciare per il ballottaggio il suo delfino Ivo Rossi. «Lascia l’amaro in bocca - ha detto Zaia - vedere che il Pd, o almeno alcune persone al suo interno, con il loro sindaco di Venezia agli arresti e con il loro ex capogruppo in Consiglio regionale anch’egli agli arresti, invece di parlare del proprio problema chiede le dimissioni dell’unico che si è comportato correttamente, come riconosciuto anche dai magistrati. Allora in base alla proprietà transitiva per cui dovrei dimettermi io, dovrebbe dimettersi anche il premier».
«Se c’è un partito che in questa inchiesta non viene mai citato - ha proseguito Zaia - è la Lega Nord. Io, però, non voglio strumentalizzare questo aspetto a fini elettorali, mentre altri hanno cercato di farlo nei miei confronti, pur sapendo che non c’entro nulla».
L’uscita del duo padovano del Pd non è piaciuta nemmeno ai vertici del partito. Il vicepresidente della Camera Roberto Giachetti, braccio destro di Matteo Renzi, ha detto: «Non mi è piaciuto per niente che alcuni esponenti del Partito democratico abbiano chiesto le dimissioni del presidente Zaia. Noi dobbiamo portare avanti la lotta tra la gente perbene e i disonesti, e non si capisce per quale motivo bisogna chiedere le dimissioni di un presidente che non risulta minimamente indagato, solo per polemica politica: politicamente è una cosa sbagliata».
Lo stesso governatore ha poi spiegato la sua posizione in merito alla vicenda: «Del Mose si parla da quando io avevo i calzoncini corti. Si tratta di indagini in corso da cinque anni relative a fatti risalenti agli anni ’90, quando io andavo ancora a scuola. Quando sono arrivato in Regione tutto era già stato deciso».
Il Presidente del Veneto ha anche ricordato di aver chiesto, subito dopo aver ricevuto la notizia degli arresti, un incontro con il procuratore capo di Venezia, Luigi Delpino, «per avere informazioni de visu su tutta la vicenda» e ha poi sottolineato di essere «il presidente che ha introdotto la legalità ed il rigore e di aver presentato un centinaio di esposti alla Procura. Ho fatto insomma ciò che i veneti volevano che facesse il loro presidente, comportandosi con onestà. Ma constato che per taluni del Pd neppure questo va bene. Per fortuna la sinistra non è tutta così».
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