Meno male che ci sono le foto. Altrimenti sarebbe difficile far credere a tutti che i banchetti della Lega Nord dove si raccolgono le firme per i sei referendum vengono letteralmente presi d’assalto.
A Milano si registrano file impensabili fino a qualche mese fa. Migliaia di milanesi pronti con la carta d’identità in mano. Chi per cancellare la Fornero, chi per reintrodurre il reato di immigrazione clandestina, chi per abolire la legge Merlin. C’è chi li firma tutti e sei per convinzione, chi a prescindere sottoscrive qualsiasi cosa perché ha fiducia nel Carroccio, chi seleziona e pone il suo autografo solo sotto qualche quesito. Che chi parla in milanese, chi ha origini meridionali, c’è il cittadino straniero. Anche qualche immigrato con il solo permesso di soggiorno vorrebbe firmare ma deve aspettare, sarà per la prossima volta.
La calca, durante le ore più affollate, si trasforma in ressa. I militanti del Carroccio, veri eroi di queste ultime settimane, stanno ore sotto il sole, pazienti, con le vesciche sulle dita a forza di prendere i dati copiandoli dalle carte d’identità e costretti a calcare con forza perché la carta copiativa è utile ma non sufficiente.
E poi c’è Matteo Salvini, instancabile, che gira i gazebo, prende i volantini, fa avanti e indietro nei mercati, sprona e incoraggia i militanti, invita i cittadini a venire a firmare, rilascia interviste. Ieri, nel capoluogo lombardo, è venuto prima in viale Tunisia e poi in via Fauchè. Una mattinata tra la gente. Con la sciura che lo prende di sorpresa per abbracciarlo («era tanto tempo che ti cercavo, Matteo») e il signore che lo invita a venire in Paolo Sarpi, la Chinatown milanese dimenticata da Pisapia («continuano a fare ordinanze, prima la Ztl, poi l’area trenta ma se non fanno rispettare le regole non serve a niente», dice infuriato).
Ognuno ha il suo problema. E chiede a «Matteo» di intervenire. E il leader del Carroccio prende numeri di telefono, dice dove chiamare, smista problemi ai consiglieri comunali o di zona che lo seguono. Risponde a tutti. Anche alla giovane straniera che gli chiede se è vero che lui vuole cacciare tutti gli immigrati. «Certo, signora, tutti quelli clandestini, però» replica Salvini. «Ah, allora avevo capito male...», è costretta alla fine ad ammettere quasi a malincuore.
Tra un volantino e l’altro c’è anche il tempo per fare il punto sulle nuove alleanze e l’incontro con Silvio Berlusconi di venerdì, ad iniziare dalla battaglia contro l’euro: «Berlusconi, da imprenditore e da uomo intelligente qual è, sa bene che questo euro è una truffa. Bisogna vedere cosa ne pensano quelli che stanno intorno a lui». Sul nuovo possibile accordo per rifondare il centrodestra il leader del Carroccio ha le idee chiare: «Se è basato su un progetto alternativo a Renzi e alla sinistra ci siamo». Quindi l’esclusione di Ncd per ora è automatica: «il partito di Alfano - sottolinea Salvini - è alleato con Renzi, si è posto cioè da solo al di fuori del centrodestra».
Intanto la fila al gazebo si fa più lunga. In coda anche una donna velata, islamica. Firma, anche lei è stufa. Tra ieri e oggi a Milano ci sono oltre 40 banchetti. L’obbiettivo è vicino, quelle 500 mila firme necessarie per indire i referendum che due mesi fa sembravano un miraggio. Negli ultimi giorni c’è stato un vero e proprio boom di partecipazione. Il messaggio lanciato da Salvini, e ripetuto in ogni apparizione televisiva, ha sfondato.
Signore anziane che diligentemente si mettono in fila con le borse della spesa. «Magari ripasso dopo», dice qualcuna ma poi non abbandona il campo. Vogliono esserci anche loro in questa enorme prova di partecipazione popolare. Qualcuna è sfiduciata: «Io firmo ma poi non cambia nulla», dice pensando all’esito di tanti referendum che non sono stati rispettati. «Ma è l’unico mezzo che abbiamo, qui decidiamo noi», la incalza un altra signora. «Mi dà una borsa di Salvini», chiede una terza guardando i sacchetti di tela per fare la spesa esposti al gazebo, gadget della passata campagna elettorale.
È quasi mezzogiorno. Salvini si rimette in macchina, lo aspettano nella bergamasca. Al gazebo si continua a lavorare. Smaltire quella fila non è facile. Ma sono tutti contenti, sia quelli in coda sia i militanti che lavorano sotto il gazebo. Insieme, stanno facendo qualcosa di importante.
Qualcosa che si concretizzerà quando gli scatolini con le firme arriveranno in Cassazione. Oggi è l’ultimo giorno per riempire ancora di più quegli scatoloni. I mille gazebo sparsi per tutto il Nord - nella Bergamasca ce ne sono stati anche durante la notte - raccoglieranno le firme solo per oggi, poi inizierà il lavoro di protocollo e la raccolta. L’obiettivo è di spedire tutto a Roma entro un mese.
Diverso il discorso (e il calendario) per il sesto referendum, quello sul reato di clandestinità, avviato più tardi degli altri. L’ultimo quesito è stato depositato in Cassazione il 6 maggio, e dunque per raccogliere le firme necessarie a indire la consultazione popolare su di esso c’è tempo fino alla fine di luglio.
I contenuti dei referendum della Lega Nord sono ormai noti a tutti: cancellare la riforma Fornero su pensioni e lavoro, spazzare via i concorsi pubblici per gli immigrati extracomunitari, annullare la legge Merlin sulla prostituzione per procedere alla sua regolamentazione, e ancora abolire quei carrozzoni inutili, costosi e antistorici che sono le prefetture, abrogare la legge Mancino sui reati d’opinione e infine ripristinare il reato di immigrazione clandestina, recentemente depennato dal governo Renzi.
L’elenco dei gazebo e le ragioni della campagna sono a disposizione di tutti sul sito www.vieniafirmare.org.
Igor Iezzi
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