Arrestato a Lodi un nigeriano che era arrivato a
Lampedusa nel 2008.
È stato
arrestato a Lodi lo scorso 22 agosto, dove si era trasferito da qualche mese
con la propria famiglia, I.B., di anni 25, considerato il capo della banda di
nigeriani che, con base in via Eulero a Padova, riforniva, ormai da tempo,
diverse piazze di spaccio nel Veneto, tra cui l’area di Campo Marzo, nel
capoluogo berico.
Il giovane africano era, infatti, riuscito a sottrarsi al blitz del 26 marzo
scorso, durante il quale i finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di
Vicenza avevano fatto irruzione in due appartamenti abitati da numerosi
nigeriani. In uno dei due alloggi erano stati rinvenuti decine di panetti di
marijuana, di diverso taglio (dal ½ kg ai 2 kg) per un peso complessivo di 25
chilogrammi, pronti per essere venduti all’ingrosso. In quell'occasione
erano stati arrestati, in flagranza di reato, S.U.O. di 32 anni residente a
Vicenza, A.C.I. di anni 33 ed E.N. di anni 44, tutti nigeriani. Un ulteriore
soggetto, E.P. di anni 36, sempre di nazionalità nigeriana, inizialmente
sfuggito al blitz arrampicandosi sul tetto della palazzina (di quattro piani),
era stato successivamente individuato e, quindi, catturato dopo un rocambolesco
tentativo di fuga lungo la grondaia dell’edificio.
Inoltre, nell’occasione erano stati rinvenuti circa duecento confezionamenti in
cellophane già utilizzati, ciascuno relativo a 2 chili di marijuana, che
testimoniano uno smercio complessivo, già avvenuto, di circa 400 chili di
sostanza stupefacente.
I 25 chili sequestrati avrebbero fruttato all’organizzazione criminale, dalla
vendita all’ingrosso, circa 50mila euro, mentre sul mercato al dettaglio il
valore della partita è di circa 125mila euro.
Tra l’altro, la medesima indagine aveva già portato, lo scorso 22 febbraio, al
fermo di un altro cittadino nigeriano – A. K. di anni 24 – domiciliato a
Vicenza, che nascondeva nella propria auto 4,4 kg di marijuana, appena
acquistati a Padova, in via Eulero.
Le recenti indagini, coordinate dal Sostituto Procuratore della Repubblica di
Padova, dott. Marco Peraro, hanno quindi permesso di risalire alla nuova dimora
del capo dell’organizzazione.
Il capobanda che si trova in carcere a Lodi, era arrivato a Lampedusa
nell’agosto del 2008 e subito aveva chiesto asilo politico.
Al momento del fermo non aveva alcuna occupazione lavorativa e poteva muoversi
liberamente sul territorio italiano grazie ad un permesso di soggiorno per cure
mediche.
GdV 28.08.2014