Per il
governo le due consultazioni approvate dalla Regione, su statuto speciale e
indipendenza, sono incostituzionali. Delle due l'una: o hanno torto, oppure
cosa aspettano a riformare una Costituzione che nega il libero pensiero? E' in
ballo qualcosa in più del numero dei parlamentari...
Negli scorsi giorni il Consiglio dei ministri ha preso
in esame due leggi recentemente approvate a larga maggioranza dal
Consiglio regionale del Veneto. Entrambe intendono convocare gli elettori
alle urne: la prima per chiedere loro il sostegno al progetto di fare anche del
Veneto una regione a statuto speciale (come il Friuli Venezia Giulia o
la Sardegna, per fare due esempi) e la seconda per chiedere loro se sarebbe
oppure no favorevoli alla compiuta indipendenza. In questo secondo caso
si tratterebbe di un referendum di carattere consultivo, ma con un peso
politico assai rilevante.
Per il governo attuale queste due leggi sarebbero in
contrasto con la Costituzione e questa loro tesi va considerata con
attenzione. Per moltissimi studiosi di diritto, è assurdo sostenere che un
referendum mirante all’autonomia o anche all’indipendenza possa essere
considerato illegittimo. Le ragioni sono di varia natura, ma per quanto
riguarda la più discussa delle due leggi (quella che introduce un referendum
consultivo sull’indipendenza) appare del tutto evidente che in una società
libera non si capisce come sia possibile impedire la libera espressione
del pensiero. In secondo luogo, non solo il referendum consultivo è legittimo,
ma lo è la stessa secessione, dal momento che si basa su un diritto che
si pone al di sopra delle costituzioni.
Quelle due leggi non possono essere bloccate e la
nostra costituzione – se letta con attenzione – non ha certo un carattere
talmente liberticida da legittimare chi ritiene che essere debbano essere
abrogate d’autorità. Anche se sotto vari aspetti è in contrasto con i principi
fondamentali di una società libera, la Costituzione repubblicana non arriva a
negare la libera manifestazione del pensiero. Se così fosse – come
sostiene il governo Renzi – è chiaro che sarebbe fondamentale fare qualcosa.
Ben prima che operare una risibile modifica del Senato si dovrebbe intervenire
su questo punto. Se la Costituzione italiana impedisce alla comunità dei veneti
di esprimersi sulle loro aspirazioni, è chiaro che si tratta di un testo
liberticida che va immediatamente trasformato. La libertà di pensiero e la
facoltà delle popolazioni ad autodeterminarsi sono diritti
fondamentali e quindi hanno un rilievo assai superiore a ogni riduzione del
numero dei parlamentari e a ogni superamento del bicameralismo
perfetto. Matteo Renzi è figlio di un mondo politico basato sullo scambio
di favori, sul compromesso tra gruppi di interesse, sulla gestione degli
apparati pubblici e sulla gestione politica della spesa. È chiaro che
nella sua visione delle cose non c’è spazio per la protezione delle libertà
cruciali. Non è sorprendente, insomma, se si è impegnato direttamente a
bloccare il processo di libera espressione e di libera autodeterminazione dei
veneti.
Quanti gli hanno dato il voto alle ultime elezioni,
però, ora sono costretti a constatare come dietro a una retorica genericamente
efficientista non vi siano principi, non vi siano valori, non sia alcuna
intenzione di tutelare le libertà fondamentali. E una società in cui il
potere si dilata e lo spazio dei singoli e delle comunità si riduce sempre più
è fatalmente una società senza futuro.
di Carlo Lottieri (Intraprendente)
Nessun commento:
Posta un commento