Da Hamas
all'Isis, da Israele al burqa, le due volontarie hanno studiato la lezione
dell'Occidente politicamente corretto. Speriamo l'Occidente e loro non debbano
farci i conti...
Marzullo e Greta Ramelli sapevano almeno un paio di cose,
prima di partire per la Siria dopo aver marciato indossando i colori palestinesi:
avevano chiaro che la guerra è ingiusta, noi aggiungiamo che lo è per
definizione, e che un popolo di stenti e dolore perisce sotto gli occhi di
un’Occidente inerte. Sapevano, Vanessa e Greta, che quei bambini profughi
innocenti sono da aiutare, accudire, salvare. Poi arrivano guai, ovvero arriva
tutto quello che Vanessa e Greta non sapevano e avremmo preferito non
scoprissero sulla loro pelle: come in tutte le cose del mondo, angoli di nero
si celano nell’Islam. Non nella sua storia lontana di crociate e
colonizzazioni ma nell’attuale e cieca guerra all’infedele, che per
inciso secondo il Corano va “sterminato ovunque si trovi”. E loro due sono
delle infedeli. Quel che non sapevano Vanessa e Greta è che il popolo
palestinese viene affamato e sterminato prima di tutto dall’estremismo, dal terrorismo,
e che la più grande colpa dell’Occidente è quella di fingere di non vedere, ché
tanto quando esagerano e le fosse comuni e le infibulazioni e le crocefissioni
dei cristiani sono impossibili da ignorare ci pensa l’America. Quel che
non realizzavano le due volontarie rapite in Siria a fine luglio è che Hamas
non smetterà di bombardare Israele mai, perché i bambini ebrei li vuole morti,
come le donne e gli uomini liberi e pensanti, paradossalmente primi tra gli
altri i palestinesi stessi. Il resto sono scuse. Loro, volontarie vive
dell’animo dei diciotto anni, non sapevano che l’Isis il reporter americano lo
sgozzerebbe ancora e ancora e Dio non voglia loro siano finite in mano loro.
Quel che non potevano sapere è che non può esistere un Padre divino
sanguinario, non secondo le dottrine delle bestie che in suo nome dicono di
agire. Non sapevano che i guai di quella terra sono cuciti a doppia mandata con
l’Islam perché l’Islam non ammette parità né uguaglianza. E che
ammettere questo non è dire che tutti i musulmani sono cattive persone, anzi,
significa dar loro una via d’uscita. Quel che non sapevano Vanessa e Greta è
che il mondo è un mosaico dai tantissimi tasselli e che loro per età, interesse
e “indottrinamento” non hanno né avevano neanche idea di quanto sia più
complesso, colmo di luci e ombre.
E allora oggi che sono nell’ombra, a un passo dalla
libertà come dagli sgozzatori, non puoi non sperare che un sacco di cose su
quel ventaglio scuro non le stiano imparando affatto. E poi non puoi non
domandarti quanta responsabilità abbiamo noi, abbiano i media europei da
decenni compiaciuti nel raccontare un Vecchio continente imbruttito e cattivo,
giocosi nel guardare alle dittature altrui (prima di tutto ideologiche) con
affascinata malizia. A furia di sputare sulla propria civiltà, sui propri
valori, si è finiti per negare valori e disvalori altrui. Allora che per un
islamico, sovente e in certi posti, la donna sia un essere inferiore che
non deve godere, né sorridere, vivendo senza diritti, non lo puoi dire, perché
è politicamente scorretto. E devi difendere le femministe alla Boldrini
ma la donna velata no. Dunque no, Vanessa e Greta, a diciotto anni, non
potevano sapere un sacco di cose sull’Islam.
Ora conoscono qualcosa in più, ma a che prezzo? Noi le
aspettiamo, pregando che dell’Isis scoprano qualcosa solo qui, magari leggendo
le geniali stronzate di Di Battista.
di Federica Dato
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