Due carrozze sono inutilizzabili finché non si passa
il confine regionale. Pendolari e turisti costretti ad alzarsi e a cambiare
scompartimento.
Non aprite quelle
carrozze è l'ordine draconiano sui treni dei pendolari, che transitano dal
Veneto al Friuli-Venezia Giulia.
Due vagoni
vengono immediatamente «piombati», neanche si passasse la cortina di ferro. Se
ci sono dei malaugurati passeggeri vengono fatti alzare per spostarsi sulle
altre carrozze con la speranza che ci sia posto. È già capitato che i pendolari
si ritrovino in piedi. Una figura ancora più barbina se l'ingrata sorte
colpisce qualche turista giapponese o di chissà dove, che da Venezia decide di
arrivare a Trieste per visitare il bianco castello di Miramare.
In pratica i
treni regionali veloci transitano in Veneto con 8 carrozze ed in Friuli-Venezia
Giulia con 6 disponibili perché due vengono sprangate. Il motivo è semplice: la
giunta della stellina Pd, Debora Serracchiani, ha un contratto con Trenitalia,
che prevede solo 6 carrozze. Un paio in più costerebbe 2 milioni di euro e
secondo l'assessore competente non servono. In realtà, il quotidiano locale
Messaggero Veneto ha rivelato che sono stati proprio i pendolari a protestare
scrivendo alla Regione. «Il sistema ormai è al collasso con mezzi rotabili vetusti
non più in grado di offrire un servizio secondo i parametri contrattuali -
denunciano i poveretti - e una rete infrastrutturale fragilissima, soggetta
giornalmente a guasti che mettono in tilt la circolazione. Prendete
provvedimenti». Gli addetti ai lavori sostengono che sarebbe bastato un
maggiore coordinamento con il Veneto e mettere in riga Trenitalia per evitare
ai friulani di trovarsi due carrozze «piombate».
Dal 21
luglio la Regione ha tagliato i fondi ed i treni regionali veloci sulla tratta
Venezia-Trieste per i convogli che transitano via Udine e pure per Portogruaro
subiscono la «decimazione» dei posti sul territorio friulano. In un giorno ci
sono 18 corse. Si tratta di un caso unico in Italia, che colpisce direttamente
i pendolari. L'assessore regionale alla Mobilità, Mariagrazia Santoro, si
difende a spada tratta: «Non stiamo togliendo servizi ai cittadini. Abbiamo la
nostra autonomia e non dipendiamo dalle esigenze del Veneto, pertanto non
intendiamo pagare una o due carrozze utilizzate da altri, che ci costerebbero 2
milioni di euro in più, per farle circolare semivuote nel nostro territorio
regionale».
Da fonti
interne a Trenitalia arriva una staffilata sulle colonne della stampa locale:
«I viaggiatori pendolari se ne faranno una ragione, ma un turista certo non
potrà dirsi soddisfatto del servizio. Questo è un unicum a livello nazionale».
In Consiglio regionale a Trieste Riccardo Riccardi di Forza Italia promette
lotta ad oltranza sul Tagliamento, fiume che verso la foce separa il Veneto dal
Friuli-Venezia Giulia. «Nessuno sia fatto alzare mentre attraversa il
Tagliamento. È una vergogna - tuona l'ex assessore della giunta di centrodestra
- È vero, il contratto di servizio con sei carrozze l'ho fatto io, ma le
esigenze possono essere cambiate e non è possibile fare viaggiare le persone in
piedi fino a Portogruaro, né tanto meno farle alzare per chiudere due
scompartimenti».
Gli esperti del mondo su rotaie puntano il dito
contro il famoso «Catalogo» di Trenitalia, che stabilisce il costo dei servizi
con una formula «prendere o lasciare». Assurdo che le due carrozze chiuse in
Friuli-Venezia Giulia viaggino lo stesso con usura del materiale piuttosto che
trovare un accordo, al di fuori del rigido listino, su un prezzo scontato.
di Fausto Biloslavo
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