Secondo un sondaggio dell'istituto Demopolis le politiche di austerità hanno punito i cittadini e premiato le banche.
Qualcuno si ricorda ancora di quella parola, “euroforia”, di cui si riempivano tutti la bocca al momento dell’entrata in vigore della moneta unica? Oggi, dopo aver avuto chiari e netti gli esiti di quella scelta sciagurata, quel sentimento irrazionale e indotto dalla propaganda dei media è letteralmente squagliato come neve all’equatore. Al punto che, come testimonia l’ultimo sondaggio condotto dall’istituto Demopolis per la trasmissione de la7 Otto e mezzo, ad aver fiducia nell’Unione europea è rimasto soltanto il 30 per cento dei cittadini dello Stato italiano.
Quello che qualcuno chiama lo «storico sentimento europeista degli italiani» è al minimo storico. La fiducia nelle istituzioni comunitarie, che nel 2000 era al 53%, è precipitata di ben 18 punti negli ultimi 4 anni di crisi nera, passando dal 48% del 2010 al 30% odierno.
Sono innanzitutto le severe politiche di austerity decise da Bruxelles ad essere severamente condannate dall’opinione pubblica, che ritiene - a ragione - come la Ue stia tutelando tutti fuorché i suoi cittadini, a partire da mercati, banche, poteri economici ed equilibri finanziari, Questa, almeno l’opinione della maggioranza (52%) dei cittadini italiani.
Ed è per questo che i partiti e i movimenti anti-europeisti (a parole o in concreto) stanno registrando un vero boom di consensi. Le prossime elezioni europee sono intese infatti come come un vero e proprio referendum sulle ricette economiche adottate in questi anni e sul futuro stesso della moneta unica. Il successo alle elezioni amministrative francesi del Fn di Marine Le Pen Lo schieramento anti-Euro ha poi dato una sferzata di entusiasmo alle speranze degli anti-euristi. La Le Pen, che ha fatto della battaglia contro l'Europa una delle proprie bandiere, è oggi, tra i politici europei in campo per le elezioni di fine maggio, il leader più noto agli italiani. Secondo il sondaggio di Demopolis ne ha sentito parlare il 46% degli intervistati. Soltanto il 21% ha invece dichiarato di conoscere Martin Schulz, candidato dei socialisti europei alla Presidenza della Commissione. E ancora meno, il 18%, ha dichiarato di conoscere il leader della Sinistra greca Alexis Tsipras. Solo 2 cittadini italiani su 100, infine, hanno sentito parlare del leader dei Popolari Europei, il lussemburghese Jean Claude Junker.
Dopo più di 12 anni di moneta unica il 57% del campione valuta negativamente gli effetti dell'introduzione dell’euro, soprattutto per le modalità con le quali è stato gestito. Ancora i due terzi degli italiani temono però che uscirne oggi sarebbe molto rischioso, convinti che fuori dalla moneta unica andrebbe peggio, in questo denunciando una cronica carenza di informazione corretta sulla materia. In ogni caso, già ora un intervistato su tre vorrebbe uscire dalla moneta unica: una quota sempre in crescita e più che raddoppiata negli ultimi 4 anni. Secondo il Barometro Politico dell’Istituto diretto da Pietro Vento, gli italiani favorevoli ad un ritorno alla lira erano infatti il 15% nel 2010, il 21% nel 2012, il 34% oggi. Indici di contrarietà all'Euro ben superiori alla media, tra il 42% ed il 40%, si rilevano tra lavoratori autonomi, commercianti ed imprenditori, ma anche tra disoccupati e lavoratori precari: segmenti sociali che si ritengono maggiormente penalizzati dall'impatto della crisi economica degli ultimi anni.
Nessun commento:
Posta un commento