Il giornalista della Gabanelli, Ranucci, inviato a
Verona apposta per "uccidere" politicamente il sindaco leghista.
Verona -
«Noi c'abbiamo delle cose documentate... filmate... contatti suoi con il capo
mafia di Crotone... Ospite d'onore a casa...
Escort e
festine trans in un appartamento di via dei Filippini, dietro il teatro dei
Filippini... dove c'è Tosi».
Sono le prime battute, in verità sufficientemente illuminanti, delle buone
intenzioni che animavano il giornalista di Report, Sigfrido Ranucci, in
missione a Verona con licenza di «uccidere». «Uccidere» politicamente,
annientarlo in vista delle elezioni europee, il sindaco leghista della città
scaligera, Flavio Tosi.
Il tentativo di mettere le mani su alcuni documenti e, in particolare, su un
presunto, molto probabilmente inesistente, filmino hard che, nelle convinzioni,
di Ranucci e della redazione di Report, un ex amico di Tosi, l'ex leghista
Sergio Borsato, avrebbe potuto consegnare loro. Un passaggio-chiave per dare
corpo e pepe ad una puntata-scoop della trasmissione di Raitre che, in questo
modo, avrebbe spazzato via Tosi. Inequivocabilmente. Come si evince da questo
scambio di battute, registrato e trascritto. Sergio Borsato esordisce con una
comprensibile domanda a Ranucci, all'inizio del loro primo colloquio, per
capire dove vogliono andare a parare i suoi «committenti»: «L'obbiettivo -
chiede l'ex leghista - è Flavio o qualcuno attorno a Flavio?». Risposta del
giornalista di Report: «L'obbiettivo è Flavio. Io non posso nel mio racconto
far vedere che l'obbiettivo è lui... perché... però è il sistema che ha messo
in piedi lui... Il mio obbiettivo è quello di andare in onda su sta roba il 30
marzo, possibilmente il 30 marzo, perché noi iniziamo la trasmissione e io
vorrei avere qualcosa di forte e...».
Resta il fatto che tutto lo scoop può ruotare nell'orbita di Report e andare di
conseguenza a colpire il sindaco di Verona, solo se il filmino che, ripetiamo,
forse non sarebbe nemmeno mai stato girato, arrivasse nelle mani del
giornalista. Un filmino che sarebbe stato ricompensato con l'interessante cifra
di quindicimila euro, interessante soprattutto perché sarebbe arrivata sia pure
«per vie traverse», come sottolineato dallo stesso Ranucci a quello che credeva
un «collaborazionista» nemico di Tosi, dai soldi pubblici, quelli nostri,
versati con le tasse e con il canone della tv di Stato. Solo che, come abbiamo
rivelato ieri, quel tentativo è miseramente deragliato dai binari dello
scandalo, che si sarebbe voluto costruire e si è avviato sulla strada della
Procura quando ieri il sindaco Tosi, accompagnato proprio da Borsato, l'ex
amico che, nelle speranze della redazione di Report, avrebbe dovuto tradirlo,
ha presentato una denuncia per diffamazione contro Ranucci.
Già perché tutto ciò che Ranucci aveva detto e chiesto a Borsato, durante due
incontri, era stato registrato e filmato dallo stesso Borsato. Files e
trascrizioni che non lasciano molto spazio alle libere interpretazioni e che
ieri sono state consegnate, oltre che al capo della Procura di Verona, Mario
Giulio Schinaia, anche ai giornalisti. Leggiamo assieme qualche altro passaggio
significativo delle trascrizioni delle parole di Ranucci nei colloqui con
Borsato.
«... Io ti dò per certo che il canale investigativo che noi abbiamo è
massimissimo... il più alto livello che c'è in Veneto. Io sto costruendo una
storia... io ho delle informazioni... se non c'ho i video non ne faccio niente.
Poi c'è la documentazione già girata e filmata di uno che mi dice di tutti i
soldi in nero che hanno raccolto per lui prima delle cene elettorali con le
famiglie calabresi...». Concludendo. Beh, concludendo Borsato, il presunto
traditore che non tradirà, vuol capire. Anzi, vuole fare dire. E ci riuscirà
con questa domanda a Ranucci: «Chi acquista tu o la Rai?» Risposta del
giornalista: «No è la Rai che acquista... va fatta una fattura con qualcuno che
ha una partita Iva...». Una partita Iva, dunque, per una partita sporca.
di Gabriele Villa (Giornale)
Nessun commento:
Posta un commento