La ministra passa il tempo a scrivere di meticciato e
ius soli. Ma non è riuscita neanche a sbloccare le adozioni in Congo.
Il tempo
libero genera mostri, ed ecco che Cécile Kyenge, la quale con tutta evidenza
non è abbastanza impegnata con i suoi incarichi di governo, si è ritagliata
qualche ora per scrivere un libro. Il pregiato volume si intitola «Ho sognato
una strada» (Piemme, pag. 160, euro 14) e si riferisce probabilmente alla
strada su cui finiranno migliaia di giovani italiani. La signora ministra,
infatti, pur dotata di delega alla Gioventù, sembra avere un unico interesse:
la concessione della cittadinanza italiana tramite ius soli. La maggior parte
del libro, che viene presentato come «il manifesto per la battaglia dei diritti
umani che Cécile Kyenge conduce da una vita», è dedicata a dimostrare che «il
meticciato è una realtà di oggi, come del nostro passato». Oh, perbacco, ma
davvero?
A
dimostrazione di tale originalissima tesi ci sono frasi come queste: «Cosa
sarebbe stata l’Italia se si fosse chiusa all’arrivo di quella religione
mediorientale che è il cristianesimo? Cosa sarebbe la meravigliosa cucina
italiana se non si fossero usati ingredienti esotici, giunti dalle Americhe,
come il pomodoro e il mais?». Infatti, come noto, la storia del Bel Paese è
piena di pomodori e pannocchie giunti clandestinamente su barconi, poi
internati nei Cie e infine fuggiti, magari per finire lungo le strade di Milano
a spaccare il cranio alla gente come il noto picconatore Kabobo.
Ma la Kyenge
è assolutamente convinta: «L’Italia è cambiata, bisogna farsene una ragione. È
necessario che la politica e le leggi non restino indietro e rispecchino la
nuova realtà del Paese. Chi nasce o cresce in Italia è italiano». Amen e così
sia. E chi se ne frega se molti – non solo a destra - la pensano
diversamente.
da Libero Quotidiano
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