Letta e Monti saranno presto indagati per istigazione
al suicidio. La Procura di Padova, insieme ad altre tre Procure
italiane, ha infatti aperto un fascicolo d’indagine contro ministri e
parlamentari delle ultime due legislature che, con i loro atti e omissioni,
avrebbero indotto decine di imprenditori a togliersi la vita.
L’iniziativa è figlia dell’arrivo, al Palazzo di
giustizia padovano, di tre denunce di imprenditori, che invocavano la
condanna della classe politica, ai sensi dell‘articolo 580 del Codice Penale
(istigazione o aiuto al suicidio). E si inserisce nel più vasto movimento che
ha portato il «Comitato 580 c.p.» a raccogliere più di 50mila denunce
in tutta Italia contro i rappresentanti dei governi Monti e Letta. «Si tratta
di un movimento spontaneo, popolare ma non politico», ci dice l’ispiratore e
fondatore Antonio Corcione, «che ha indotto migliaia di italiani a
ribellarsi ai provvedimenti ispirati all’austerità e agli indirizzi sociali
incapaci di tutelare famiglie e imprese dalla crisi. A questi cittadini
coraggiosi va il mio “grazie”».
La Procura di Padova ascolterà presto, in qualità di
testi, i tre imprenditori tentati dal suicidio che hanno sporto denuncia, e poi
renderà noti i nomi degli indagati, emettendo avvisi di garanzia verso i
politici coinvolti.
Quello inaugurato dai pm della città veneta è però
solo l’inizio di una lunga battaglia. «A fianco della campagna sul web,
promossa dalla nostra pagina Facebook», continua infatti Corcione,
«stiamo realizzando in molte città italiane, come Ancona e Udine,
dei Banchetti per la Vita, in cui rendiamo nota la nostra iniziativa e
invitiamo i cittadini a sporgere denuncia contro i politici presso le caserme
di Polizia e Carabinieri». Nel caso la via giudiziaria non dovesse produrre i
risultati sperati, i promotori della class action stanno già pensando a un
piano alternativo. «Se le Procure italiane dovessero insabbiare il fascicolo,
ci rivolgeremmo alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. E, in quel
caso, metteremo a punto anche delle manifestazioni pubbliche davanti a tutte le
Procure d’Italia».
A chi ravvisa analogie tra la protesta del Comitato
580 c.p. e i Forconi, Corcione replica netto: «Noi non ci riconosciamo
nei Forconi. Anzi, diversi presidi che si sono dissociati dal Movimento
9 dicembre hanno già deciso di sposare la nostra causa. Perfino alcuni partiti
politici hanno provato ad avvicinarci, come Forza Italia, Pd o Sel.
Ma noi rispediamo al mittente le loro false adesioni: non vogliamo diventare un
partito, ma sorvegliare su tutte le malefatte, passate e future, della classe
politica».
Alla base dell’azione intrapresa da Corcione e da
altri quattro cittadini (Aladino Lorin, Paolo Sabbioni, Antonio Grazia
Romano e Lino Ricchiuti, «due laziali, un pugliese, un lucano, un
veneto: veniamo da tutta Italia», commenta fiero il promotore) c’è
l’insofferenza verso le politiche recessive, che hanno stangato i diseredati e
incentivato le lobby. «Come mai», si chiede Corcione, «il governo Monti ha dato
4 miliardi al Mps e trascurato il problema degli esodati? Come
mai il governo Letta ha condonato 98 miliardi alle lobby delle slot machine,
una cifra che da sola sarebbe bastata a coprire 25 volte l’Imu sulla
prima casa?».
Da qui il fac simile della denuncia – ogni cittadino
può scaricarlo dalla pagina Fb del Comitato e compilarlo – in cui i
politici delle ultime due legislature vengono accusati di aver violato gli
articoli 2 (diritti dell’uomo) e 32 (tutela della salute) della Costituzione
italiana e gli articoli 1, 2 e 19 della Convenzione europea per i diritti
dell’uomo, garanti del «diritto alla vita di ogni persona».
Da qui infine la speranza che, per i tanti morti
suicidi a causa della crisi economica, sia fatta giustizia non solo nell’altra
vita, ma pure in questa.
di Gianluca Veneziani
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