“Anche la
prostituzione, alla pari di altre professioni costituenti reddito, va
regolarizzata come lavoro autonomo e assoggettata a regime fiscale vigente.
Sono pertanto soddisfatto per l’approvazione nell’odierna seduta di Consiglio
della mia mozione che invita la Giunta ad attivarsi, assieme alle altre Regioni
italiane, per chiedere al Governo di procedere in tal senso. Il recentissimo
caso, riportato dalla stampa odierna, della crociata delle escort contro il
lavoro nero, dovrebbe convincerci a procedere in tal senso al di là di
posizioni ideologiche che esuberano la volontà delle stesse prostitute. Le
quali, come dichiarato a Repubblica oggi, chiedono di pagare le tasse per avere
diritti previdenziali chiari e ormai necessari”. A dirlo è il consigliere
leghista polesano Cristiano Corazzari dopo il voto dell’aula sulla mozione 155
da lui presentata e sottoscritta anche da altri consiglieri del Carroccio.
“La legge Merlin del 20 febbraio 1958 – spiega l’esponente leghista - ha
provocato un aumento della prostituzione, rendendo l’offerta più visibile e
accessibile. Non solo: è noto che a controllare quasi interamente il settore
sono le organizzazioni criminali che lucrano su questa attività del tutto
esentasse. Di conseguenza, la legalizzazione della prostituzione porrebbe un
freno al fenomeno e ne consentirebbe il controllo da parte della pubblica
autorità, anche sul piano sanitario, sull’esempio di quanto è stato fatto negli
ultimi anni in Svezia, Olanda, Germania, Austria e Svizzera, recuperando un
gettito pari a quello dell’IMU prima casa. L’attività della prostituzione
rientrerebbe quindi a pieno titolo nella categoria del lavoro autonomo, poiché
ne possiede tutti i requisiti tipici: prevalenza del lavoro personale della
prestatrice d’opera, assenza del vincolo di subordinazione, libera pattuizione
del compenso, tutte caratteristiche che la renderebbero soggetta al pagamento
delle tasse e alle opportune verifiche fiscali”.
“In parallelo, ritengo necessaria l’abrogazione di parte della legge Merlin –
ha concluso Corazzari -. Questa istanza è stata portata avanti nel 2013 da
diversi sindaci d’Italia, raccogliendo 350.000 firme non sufficienti a indire
un referendum ma certamente segnale di una forte volontà popolare, confermata
anche da tutti i sondaggi per cui oltre il 60% degli italiani è favorevole a
una legalizzazione e regolamentazione del fenomeno. Il percorso di revisione,
che comporti abrogazione parziale o totale della Merlin, va ormai imboccato con
decisione a tutela della dignità della donna, della fiscalità e dell’igiene
pubblica; inoltre il Veneto può essere capofila della proposta di un referendum
in tal senso”.
fonte GdV 20.02.14
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