A fronte di un esodo di dimensioni epocali, lo Stato sta approntando in Veneto campi profughi che rischiano di diventare strutture di accoglienza a medio-lungo termine, difficilmente gestibili. E’ difficile spiegare ai cittadini come mai lo Stato riesca a tirar fuori circa 38,50 € al giorno per profugo con una spesa mensile di oltre 1.100 € per persona, quando oltre il 40 per cento dei pensionati italiani riceve meno di mille Euro al mese.
Stando ai calcoli Istat, la soglia di povertà assoluta nel Nord Italia, vivendo in un Comune sotto i 50 mila abitanti è di circa 736 € per una adulto tra i 18 e i 59 anni. La soglia di povertà relativa è pari a 972,52 euro per una famiglia di due componenti: va da sé che davanti a queste cifre, e alla spesa sostenuta per profugo, è comprensibile l’indignazione e la rabbia dei cittadini che si sentono gabbati. Cosa può pensare un disoccupato, un esodato, un pensionato con la minima sociale?
Ci sono poi aspetti meno conosciuti: pensiamo al problema della salute pubblica: giorno dopo giorno emergono verità inquietanti “basti pensare che pochi giorni fa è toccato ad un solo medico militare controllare in due ore e mezza 1300 profughi, con una media di sette secondi a visita, poi sarà questa cartella clinica a far fede sul rischio infettivo”. A denunciare questa situazione è il sindacato di Polizia. Pochi sanno che per mesi gli agenti di polizia impiegati nel trasporto e smistamento dei profughi hanno effettuato il loro servizio in condizioni a dir poco approssimative con il risultato che non sappiamo quanti di essi abbiano contratto malattie, la Tbc o persino la meningite: su 580 controlli a campione effettuati tra gli agenti solo (si fa per dire) una decina i casi di positività alla tubercolina, l’ultimo registrato a Ferrara. Ma 580 test rispetto al numero di agenti impiegati in questi mesi sono sufficienti? I generali e i capi altolocati ordinano e poco si curano di chi esegue gli ordini e chi li subisce: lo stato italiano ha spesso fatto così.
Solo venerdì scorso sono stati sbloccati dal governo i fondi per dotare i poliziotti di mascherine, guanti di lattice, camici adeguati, insomma il minimo per garantire una minima profilassi. Siamo lontani dagli standard europei e del resto un controllo vero dei profughi richiederebbe forme adeguate di screening, dalle schermografie agli esami del sangue, che richiedono spese e necessitano di tempo.
Ma lo stato ha fretta, deve liberarsi dell’incubo profughi. Non bada alla sicurezza dei suoi agenti, non costruisce alcun cordone sanitario, poco si cura dei cittadini né valuta la situazione di crisi socio-economica dei territori a cui impone con ordine sovrano di dare accoglienza a chicchessia. Che poi parte degli accolti fugga chissà dove, evitando ogni controllo e cura medica finendo magari ad alimentare le fila della manodopera della criminalità questi son fatti e problemi dei cittadini e dei territori a cui prefetti impongono la solidarietà.
Così sindaci, che erano già stati trasformati in gabellieri dal governo Monti, oggi finiscono per essere dei secondini avvisati all’ultimo minuto. L’ordine è quello di sempre quando lo stato assume il comando e fa la voce grossa con i sottoposti: arrangiarsi. Ora i profughi son fatti vostri. Lo stato italiano il suo dovere l’ha fatto. L’ha fatto?
di Roberto Ciambetti, Assessore Regione Veneto
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